Francesca Morandi per corriere.it
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Hanno letto il suo annuncio su un sito di escort. Hanno preso il numero di telefono, l’hanno chiamata e fissato l’appuntamento per un incontro a tre. Ma quando la escort, nome d’arte Miranda, ha aperto la porta, le cose hanno preso una bruttissima piega. Forse i due clienti si sono infuriati perché si sono resi conto di avere di fronte una trans, e hanno pensato di essere stati in qualche modo «imbrogliati».
O forse erano arrivati già con cattive intenzioni: insospettisce il fatto che si fossero fatti accompagnare da un terzo uomo, che li aspettava fuori in auto. Sta di fatto che Miranda è stata aggredita, riempita di botte (7 giorni di prognosi), minacciata con un coltello alla gola e rapinata di 500 euro, un computer e diversi smartphone. La Squadra Mobile ha arrestato i brutali aggressori: sono due albanesi di 30 e 32 anni, uno residente a Cremona, l’altro a Sassuolo (Modena). Il primo lavora come cameriere, il secondo commercia auto. Ed è stato denunciato il «palo»: un connazionale di 35 anni. L’accusa è di rapina aggravata.
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La violenza è andata in scena il 23 maggio scorso, in un appartamento in via Panfilo Nuvolone, nel quartiere Cambonino, periferia di Cremona. Da qui è partito l’allarme: «C’è stata una rapina in casa». Verso le 13, si sono precipitate la Squadra Volante e la Squadra Mobile. Gli aggressori si erano già dileguati. Sono partite subito le indagini. I poliziotti del dirigente Marco Masia, capo della Squadra Mobile, hanno sentito la vittima. Elementi utili li hanno ricavati dall’analisi delle telecamere di videosorveglianza della città, attraverso i varchi stradali e le «scie digitali» hanno ricostruito il percorso dell’auto fuggita verso Parma con a bordo i tre albanesi. Hanno dato loro un nome e un volto.
Raccolte le prove, all’alba di giovedì scorso i poliziotti hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta della Procura. I colleghi di Sassuolo si sono presentati a casa del 32enne e lo hanno portato nel carcere di Modena. A Cremona, invece, il cameriere 30enne si era dato alla macchia. È partita la caccia all’uomo e dopo 24 ore di incessanti ricerche gli investigatori lo hanno rintracciato, «anche grazie ai continui colloqui con i suoi familiari», ha spiegato chi ha indagato. Si è costituito in Questura, accompagnato dall’avvocato Luca Curatti, che assiste entrambi gli arrestati, ed è stato portato nel carcere di Cà del Ferro. Resta indagato a piede libero il terzo uomo, 35enne connazionale, accusato di aver avuto comunque un ruolo importante nella pianificazione della rapina e della successiva fuga.
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«Sicuramente si tratta di una vicenda tutta da chiarire, avvenuta in circostanze perlomeno curiose e diverse dalle aspettative dei due giovani – ha detto l’avvocato Curatti -. Ho forti perplessità in merito alla contestazione di un reato quale è la rapina aggravata, posto che non rinvengo alcun elemento psicologico e volontaristico». Secondo il legale, «sicuramente c’è stato un corto circuito, un misunderstanding, un chiarimento non giunto a buon fine che avrà provocato a tutti i presenti delle reazioni scomposte. Ma, sicuramente, nessuno dei due ragazzi ha mai inteso compiere un furto in abitazione o una rapina aggravata, non avendone alcuna necessità o bisogno. Un momento di trasgressione extraconiugale si è trasformato in una brutta storia tutta da chiarire e da approfondire». Curatti tiene poi sottolineare che «il secondo dei miei assistiti, avendo avuto notizia di una ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti, ha scelto consapevolmente e con grande responsabilità di costituirsi».
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