Estratto da il Messaggero
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI
Tra via della Scrofa e palazzo Chigi, c'è chi la sintesi di questi primi scontri di maggioranza in salsa europea la fa così: «In tre, a destra, si sta stretti». E quindi, in attesa che la situazione ai blocchi di partenza si assesti con i voti in Spagna e Polonia, è inevitabile che il più isolato tra i leader italiani a Strasburgo, Matteo Salvini, dia fuoco alle polveri con tanto anticipo. In primis perché ha così a disposizione 11 mesi per rendere "presentabile" la sua famiglia europea Identità e Democrazia facendo leva sui buoni risultati che si prospettano per Marine Le Pen.
E in secondo luogo, per distinguersi da Meloni e avviare quella che tra le fila del Carroccio chiamano la «contro opa» su Forza Italia. Cioè per evitare che, a risultati acquisiti, una fetta consistente degli azzurri post-berlusconiani finiscano in Fdi. Tutte motivazioni potenzialmente esplosive per cui la premier oggi predica calma.
mateusz morawiecki giorgia meloni viktor orban
La missione leghista del resto, per quanto ambiziosa poggia su una ricetta ben rodata. «Con Meloni impegnata a governare - spiega uno dei colonnelli di Fratelli d'Italia - lui può ammantarsi di quel purismo che in passato è stata una delle nostre prerogative». E quindi ecco il «patto scritto» anti-Socialisti e anti-Macron, ed ecco il «modello italiano» da esportare in Europa.
LA COMMISSIONE Eppure tra i più navigati esponenti comunitari della maggioranza, in pochi sono convinti che questa strategia possa funzionare. Anche perché, ragionano a Bruxelles, più che sulla maggioranza che andrà a crearsi all'Europarlamento bisogna concentrarsi su quella che esprimerà il presidente della Commissione Ue.
URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - VIKTOR ORBAN
E, pur volendo ipotizzare la possibilità di sceglierlo senza Francia e Germania, i sondaggi oggi dicono che è impossibile fare a meno dei socialisti (di cui fa parte Olaf Scholz) e dei macroniani di Renew. Anzi, mostrano anche come per forza di cose cambierà molto meno di quanto vorrebbe la Lega, rimasta ancorata a quel progetto di "destra europea" che con il patto Ppe-Ecr sognava di strappare la maggioranza e imporre Roberta Metsola a rue de Berlaymont.
matteo salvini e marine le pen
Oggi però l'alleanza tra popolari e conservatori, pur candidandosi ad essere forza trainante, non garantisce numeri sufficienti. Posta la soglia della maggioranza più o meno a 350-400 (oggi i deputati sono 705), meloniani e Ppe arriverebbero a circa 240 seggi. Pochi per puntare su Identità e democrazia come sostegno (in base alla rilevazione di Europe Elects si fermano a 69). E pochi anche per immaginare un'intesa con i soli liberali (87 seggi).
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