- LA SCALATA DELLA LADY DEL FORO TRA SELFIE E VISITE AI BOSS DETENUTI
Michela Allegri per ''Il Messaggero''
IL PERSONAGGIO
lucia gargano
Preparata e ambiziosa. Lucia Gargano, 36 anni, in poco tempo aveva scalato le gerarchie tra gli avvocati in tribunale. Tutti a chiedersi come una ragazza giovane come lei fosse riuscita ad avere nel suo portafoglio clienti di quel peso.
La gavetta, dura, l' aveva fatta in uno degli studi legali più noti della Capitale, quello di Angelo Staniscia. E proprio da pochi mesi aveva iniziato il suo percorso personale.
Voci di tribunale sostenevano che fosse stata allontanata dal suo dominus. Lei, invece, raccontava di aver scelto da sola la nuova avventura. E di fatto nel suo studio arrivano i pezzi da novanta della mala romana. Difendeva i criminali più pericolosi del Litorale e di Roma, dagli Spada ai Casamonica. La famiglia di Fabrizio Piscitelli si affidava a lei. Era amica e legale delle figlie dell' ultras. Di quei boss, alla fine, era diventata il punto di riferimento.
LE ABITUDINI
lucia gargano
Vestiti eleganti, quasi sempre con tacchi neri, a bordo della sua Fiat 500 arrivava di mattina presto a piazzale Clodio. Nel cortile parlava spesso con i colleghi. Nessuno lo avrebbe immaginato, che quella 36enne tutta selfie sui social, serate con gli amici e ambizioni da influencer fosse il trait d' union tra due clan criminali. E che sarebbe finita in arresto (seppure ai domiciliari) e accusata con Salvatore Casamonica di concorso esterno in associazione di stampo mafioso.
«Non è possibile, hanno arrestato Lucia», era ieri il leit motiv nei corridoi della cittadella giudiziaria. La Gargano era una delle più giovani penaliste ad assistere imputati nel processo Mondo di mezzo. Sempre sorridente, tifosa sfegatata della Lazio, nata ad Avellino e arrivata nella Capitale per fare il lavoro dei suoi sogni. Una professione che, per il gip, avrebbe tradito, diventando contigua ai clan criminali. Single, fuori da piazzale Clodio esistevano solo la passione per i biancocelesti, i concerti di Eros Ramazzotti e di Calcutta. Poi le cene a base di sushi con le amiche e le vacanze, in estate, nella sua Campania.
lucia gargano
Rispettata dai colleghi, ma tenuta in considerazione soprattutto dai boss del narcotraffico che si erano rivolti proprio a lei per siglare la pax mafiosa di Ostia: tra il clan Spada e un altro gruppo capeggiato da Marco Esposito. Non era intimorita, il 13 dicembre 2017, seduta al tavolo del ristorante Oliveto di Grottaferrata, circondata da criminali di spessore. Era l' avvocato di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, il capo ultrà della Lazio ucciso con un colpo di pistola alla testa al parco degli Acquedotti.
Ed era anche sua amica. Li univano la fede calcistica, ma anche gli affari illeciti. Era stata del Diablo - legato a Esposito - l' idea di siglare la pace tra clan. E proprio lui l' aveva presentata a Casamonica, che rappresentava il clan Spada. La Gargano aveva avuto un incarico preciso: comunicare in carcere al boss Carmine Spada, detto Romoletto, un messaggio di Diabolik, per ristabilire gli equilibri mafiosi di Ostia stravolti da una lunga catena di atti intimidatori e agguati. E lei era il trait d' union tra Romoletto e il Diablo, ma anche il gancio con la Procura, in grado di recapitare messaggi segreti ai detenuti e di informarsi sull' esito delle indagini più delicate.
fabrizio piscitelli foto mezzelani gmt004
Il summit del 13 dicembre 2017 al ristorante Oliveto serve per fare il punto sulla situazione. Sono presenti Salvatore Casamonica e Piscitelli. C' è anche il francese, il finanziere infiltrato nel clan. Pure lui resta colpito dalla sicurezza della Gargano: «Da solo ho paura! Tutti questi delinquenti che stanno a questo tavolino, questa povera signora: mamma mia che coraggio che ha», dice al telefono. È lei a scrivere il testo del messaggio da presentare a Spada, sotto dettatura.
«Gli stai a scrivere questa cosa? - dice il Diablo - senti, ma lui la legge lì, la strappa subito o se la porta?». Piscitelli è preoccupato: «Stanno cose delicate». Il colloquio in carcere con Spada è di pochi giorni dopo. La Gargano va a Rebibbia quattro volte: tra il 12 gennaio e il 2 marzo 2018. Dopo l' operazione Gramigna, che ha decimato il clan Casamonica, nel luglio del 2018, l' avvocato si preoccupa.
FABRIZIO PISCITELLI DIABOLIK
Parlando al telefono con un amico, il 7 gennaio 2019, definisce gli arresti «il fattaccio», teme di essere sotto inchiesta, ma spera di essersi tutelata: «Avevo già cominciato prima staccandomi da quelle persone, se tu vedi i miei accessi a Rebibbia sono drasticamente calati».
I TIMORI
L' ansia cresce dopo un' altra retata, l' operazione Maverik, che coinvolge anche Esposito. Tra gli indagati c' è Piscitelli. «Mò riarresteranno pure il mio povero Diabolik», dice parlando al telefono. È il novembre 2018, la Gargano è sempre più spaventata: «Secondo te mi arrestano? Sicuro mi indagano». Il 30 gennaio 2019, dopo l' operazione Brasile Low Cost nei confronti, tra gli altri, di Salvatore Casamonica, capisce di essere nei guai. Si procura tutti gli atti, vede riferimenti al summit di Grottaferrata e si affretta a fare arrivare in procura una nota dove dice che quell' incontro era dovuto a «una circostanza casuale». Gli investigatori non le hanno creduto.
Troppi i dettagli sospetti, la spregiudicatezza dimostrata in più occasioni, travalicando i confini della professione. Come quando consegna un cellulare a un assistito che si trovata ai domiciliari, incontrandolo mentre è evaso e ricevendo della documentazione da consegnare ad altri. E ancora: le cene che diventano corsi d' aggiornamento per criminali, con l' avvocato che insegna come eludere i sistemi di sorveglianza telematici ed evitare le intercettazioni usando Whatsapp, e come capire se nei cellulari fossero stati piazzati dei virus informatici.
fabrizio piscitelli diabolik 4
- ROMA, IL PATTO TRA I CLAN GARANTITO DA DIABOLIK ARRESTATA L'AVVOCATESSA
Valentina Errante per ''Il Messaggero''
«Risolviamo questa cosa, anche perché poi non conviene a nessuno». Così il 13 dicembre del 2017 parlava Salvatore Casamonica, uomo degli Spada. Le gambizzazioni e gli agguati avevano ampiamente dimostrato che sul litorale il clan stava perdendo terreno. Fabrizio Piscitelli, boss emergente, aveva proposto l' incontro. Parlava per conto di Barboncino, al secolo Marco Esposito, il rivale che aveva organizzato gli agguati.
Un summit in piena regola, in un ristorante a Grottaferrata, con un' insolita regia: Lucia Gargano, giovane avvocatessa romana, amica e legale di Diabolik e degli Spada. Tanto determinata e decisa a curare gli interessi di entrambi, da portare in carcere ai suoi clienti la proposta della pax. Così spregiudicata da non considerare che il suo lavoro di avvocato non prevedeva di far da tramite per una partita di droga. Da ieri è ai domiciliari con l' accusa di concorso esterno ad un' associazione mafiosa. La stessa accusa ha colpito anche Salvatore Casamonica, già in carcere.
ARRESTO DI SALVATORE CASAMONICA
Sarebbe arrivata anche per l' ultrà, se un colpo di pistola non lo avesse ucciso lo scorso agosto. Temeva di essere arrestata, Lucia Gargano, la maxi operazione che aveva portato all' arresto di Salvatore Casamonica aveva rivelato che quel giorno a, tavola al ristorante Oliveto, oltre ai sodali albanesi di Piscitelli, sedeva anche un infiltrato del Gico della Guardia di Finanza. E ieri sono stati proprio i militari del Gico a chiudere il cerchio e a notificarle l' ordinanza di custodia cautelare.
IL SUMMIT
La scelta di Grottaferrata per l' incontro non è stata casuale: la Gargano scrive il gip «Svolgeva il fondamentale ruolo di trait d' union tra Carmine Spada, detto Romoletto, e Fabrizio Piscitelli, i quali non potevano incontrarsi perché il primo era sottoposto ad obbligo di dimora nel comune di Roma e il secondo a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in Grottaferrata». «Si stanno ammazzando», diceva Piscitelli.
Quell' incontro era il frutto di una lunga attività di mediazione, secondo i pm Ilaria Calò, Giovanni Musarò e Mario Palazzi, la Gargano aveva già portato altri messaggi. Si trovava, del resto, in una posizione privilegiata: lavorava con l' avvocato Angelo Staniscia, legale di molti esponenti del clan e ai suoi interlocutori assicurava di avere già parlato con il suo capo sulla necessità della mediazione.
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LE INTERCETTAZIONI
«Ti ripeto Fabrì sappi che io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti, però poi devono fare i bravi davvero», diceva Casamonica a Diabolik durante il pranzo. E Piscitelli: «Bravo, sui miei ti metto tutte e due le mani sul fuoco». E Casamonica: «Io la stessa cosa capisci che ti voglio dire?».
Ma la pax non poteva essere siglata senza il placet di Ottavio Spada, detenuto a Rebibbia. Così la Gargano, a tavola, prende carta e penna per riportare esattamente il messaggio. Piscitelli si preoccupa: «Gli stai a scrivere questa cosa? senti, ma lui la legge lì, la strappa subito o se la porta?» E l' avvocatessa: «Sennò gli dico». E Diabolik: «Stanno cose delicate».
Il colloquio con Carmine Spada (Romoletto) avrebbe preceduto il summit di Grottaferrata: è Piscitelli a chiedere all' avvocatessa: «Ma quando gli ho scritto la lettera di questa situazione questa situazione di Romolo tu gliene hai parlato?» E lei: «Gliene ho parlato, con Romolo ho parlato». Le verifiche della Finanza confermano: nove giorni dopo quell' incontro la Gargano va a Rebibbia: colloquio con Ottavio Spada. Ma Diabolik ha anche un messaggio per Staniscia.
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Scrive il gip: «Lucia Gargano riceveva da Piscitelli un ulteriore messaggio, da recapitare questa volta all' avvocato Angelo Staniscia, al quale lui aveva già spiegato l' importanza della questione». Infatti Diabolik dice: «Gli ho accennato al matto, questa di Ostia è importante». E aggiunge: «Parlasse con Ottavio perché questo Ottavio che ci sta in mezzo, se volete noi possiamo mettere di tutto e fate la pace, però deve essere la pace».
PACE RAGGIUNTA
L' accordo funziona. Si legge nell' ordinanza: «Diverse circostanze sono indicative del fatto che gli accordi raggiunti nella riunione del 13 dicembre 2017 avevano prodotto effetti, consentendo di raggiungere la pax mafioso perseguita da Salvatore Casamonica (per conto degli Spada e da Piscitelli (per conto del gruppo avverso). Dopo il summit gli atti intimidatori e le gambizzazioni cessano.
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- L'ACCORDO E IL PRANZO AI CASTELLI: «LA GUERRA NON SERVE A NESSUNO»
per ''Il Messaggero''
A vederlo da fuori se non fosse per la duplice, eppure minimale insegna, il ristorante L' Oliveto di Grottaferrata sembrerebbe una classica villetta privata come tante ce ne sono in questo comune della provincia di Roma. E invece è qui che Fabrizio Piscitelli ha apparecchiato con Salvatore Casamonica l' incontro per la pax mafiosa di Ostia: «Perchè una guerra non conviene a nessuno», concordano i due boss.
Per chi arriva a piedi all' Oliveto si scende un gradino di mattoncini e ci si ritrova davanti la porta che pare quella di una vecchia locanda: maniglia in ferro battuto ricamato e una vetrata incorniciata dal legno.
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Una volta dentro, sulla sinistra, su un tavolino che precede una parte della cucina a vista, ci sono delle pirofile in vetro con mozzarelle e ricottine. A destra si apre invece la sala, rettangolare, con una quarantina di coperti e pareti spessissime in muratura. Le finestre sono arcuate e impreziosite da tende ricamate color crema. La luce del sole filtra appena. Viene incontro uno dei gestori e al nome di Piscitelli dice: «Lo conosco perché sono della Lazio ma non ricordo quel giorno, sicuramente non aveva prenotato perché fissiamo i tavoli solo nel weekend.
Non era un cliente abituale, con lui nessun rapporto». Il 13 dicembre 2017 era un mercoledì. Quel giorno, di quasi tre anni fa, si svolse il summit tra Salvatore Casamonica, Fabrizio Piscitelli, il francese, l' avvocato Lucia Gargano - a cui in un secondo momento prese parte anche l' albanese Dorian Petoku - ed altri soggetti non identificati tra cui un certo Roberto per discutere la pax mafiosa tra il clan Spada di Ostia e il gruppo capeggiato da Barboncino, al secolo Marco Esposito, che stava tentando la scalata alla più potente famiglia malavitosa del litorale romano. Piscitelli garantiva per Barboncino e il suo gruppo tra cui gli albanesi. Casamonica, che comunque con gli ultimi era in affari, garantiva a sua volta per gli Spada.
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IL SUMMIT
Quando Piscitelli, Casamonica e gli altri si accomodarono al tavolo l' esordio della conversazione fu chiaro come chi sa già cosa ordinare senza leggere neanche il menù: «Ti ripeto Fabrì - disse Salvatore Casamonica - io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti eh!...però poi devono fare i bravi davvero». E Piscitelli rispose: «...o sui miei ti metto tutte e due le mani sul fuoco...Questa cosa di Ostia è importante!».
A Tavola furono ricordati anche gli ultimi episodi contro il clan Spada, come la gambizzazione di Alessio Ferrari, i colpi di arma da fuoco esplosi sulla porta dell' abitazione di Silvano Spada e contro il bar Music di Roberto. Piscitelli commentò: «Mo si stanno ammazzando» e Casamonica a seguire: «Sì sì vabbè dai risolviamo questa cosa! Anche perché poi... non conviene a nessuno penso io no Fabrì?». Sempre il capo ultrà: «Oggi sono più forti questi altri due... (riferendosi a Barboncino ndr) hai capito che ti voglio dire?... il sì deve essere sì e il no deve essere no».
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Bisognava mettere un freno. «L' avvocatessa Gargano - si legge nell' ordinanza de gip Corrado Cappiello - si impegnava a sensibilizzare l' avvocato Angelo Staniscia affinché anche lui parlasse con il detenuto Spada Ottavio per avere rassicurazioni in merito al rispetto degli accordi». «Io e Salvatore.. parlasse con Ottavio - aggiunse Piscitelli - perché questo Ottavio ci sta in mezzo se volete noi possiamo mettere di tutto e fate la pace...però deve essere la pace».
A registrare la conversazione, uno dei partecipanti: il francese, già in attività con Casamonica e l' albanese Petoku per un grosso traffico di droga proveniente dal Brasile di cui si stava discutendo proprio in quei mesi. L' uomo, che in passato aveva conosciuto nel carcere di Marsiglia un corriere della droga di Casamonica e che gli aveva fatto da tramite poi per entrare nel giro, aveva deciso di collaborare con le forze dell' ordine, diventando quindi un infiltrato della guardia di finanza.
Dopo che l' avvocato Gargano quel giorno lasciò il gruppo, con la promessa di recapitare una lettera dettata da Piscitelli a Ottavio Spada per suggellare la pax, al ristorante arrivò Dorian Petoku e si tornò a discutere di stupefacenti. Soprattutto dell' affare che Casamonica stava portando avanti con gli albanesi: importare dal Sud America grossi quantitativi di droga da piazzare a Napoli e Roma sfruttando un canale svizzero.
OTTAVIO E ROBERTO SPADA
Camilla Mozzetti
- IL PIANO DEL DIABLO: MEDIATORE PER METTERE LE MANI SUL LITORALE
Mirko Polisano per ''Il Messaggero''
Aveva puntato gli occhi su Ostia, Diabolik. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere il controllo della piazza di spaccio del litorale di Roma, anche di fare da mediatore per una pax criminale che avrebbe giovato al suo tornaconto personale. È la pista investigativa che sta prendendo sempre più corpo all' indomani dell' arresto di Salvatore Casamonica e dell' avvocato Lucia Gargano in affari proprio con Fabrizio Piscitelli, ucciso con un solo colpo alla testa mentre era seduto su una panchina di via Lemonia.
Dopo gli arresti dei Fasciani prima e degli Spada poi a Ostia si è creato un «vuoto di potere» in un territorio che dai tempi della Magliana è stato al centro degli interessi criminali non solo romani.
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Così a tentare la scalata sono stati gli emergenti di Barboncino, al secolo Marco Esposito. Classe 1978 e un curriculum di precedenti di tutto rispetto: prima soldato dei Fasciani, poi affiliato degli Spada e infine loro nemico.
Gli ha fatto la lotta negli ultimi anni, arrivando anche a tentare di uccidere uno dei fratelli Spada e lo stesso boss Romoletto. Ma questa guerra di certo non avrebbe fatto comodo a chi avrebbe voluto mettere le mani sul fiume di droga che scorre parallelo alla foce del Tevere. E in più ci sono gli albanesi che spingono ad Acilia e che sono disposti a prendersi Ostia. Hanno armi e soldi e l' appoggio delle famiglie legate ai Casalesi: Guarnera, Iovine, Costagliola. Per fare un carico di droga più forze, diverse, si uniscono. Poi decidono come rivenderla, stabiliscono le quote, le stecche che spettano a ognuno.
LE ALLEANZE
E Barboncino è una presenza forte anche ad Acilia, legato da vincoli di parentela con i Sanguedolce, nemici giurati dei napoletani Costagliola. Una piazza che Diabolik vuole prendersi a tutti i costi ma proiettili e sangue fanno troppo clamore. Così decide di sostenere la «batteria» di Barboncino per poi sedersi al tavolo delle trattative con Casamonica per farsi «garante» di un patto non belligerante su Ostia. È lo stesso Piscitelli a rifornire di droga il gruppo di Barboncino: stupefacenti per 40mila euro. Un «ingente quantitativo», come scrive la procura, che inizia a girare sul litorale. Il passo successivo per avere l' esclusiva del controllo è andare a parlare con gli Spada che però sono in carcere.
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È Salvatore Casamonica in affari con Diabolik la persona più vicina al clan sinti di Ostia. Tramite l' avvocato Gargano, difensore degli Spada, mandano un messaggio a Romoletto, il boss in carcere. Basta a sparatorie e attentati: «Mo si stanno ammazzando», dice Piscitelli. Il gruppo di Barboncino deve essere lasciato in pace e in cambio non ci sarà più nessun attacco degli emergenti agli Spada. Per poi suggellare la pax criminale: «sui miei ti metto tutte e due le mani sul fuoco».
I PICCHIATORI
Piscitelli garantiva per Barboncino, ma da Marco Esposito prendeva anche la manovalanzza. Kevin Di Napoli, pugile di professione, era sia un picchiatore per conto di Diabolik che un membro del clan degli emergenti. Il suo nome, non a caso, compare sia nell' operazione Maverick, quando i carabinieri del Gruppo Ostia sgominarono per primi la batteria di giovani di Acilia e Ostia; sia nell' operazione Grande Raccordo Criminale che ha rivelato gli affari di Piscitelli.
Ma Di Napoli è solo uno degli anelli di congiunzione tra il mondo di Ostia e quello di Diabolik.
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