Stefano Ciavatta per Dagospia
massimo marino
Come se non bastassero i capovolgimenti politici dell’ultimo decennio - due papi, un marziano, un commissario, l’Alemanno e la Sindaca - cadono anche i monumenti viventi, i personaggi simbolo. La spoon river capitolina s'ingrossa ogni anno, come un enorme cambio della guardia. Tra i primi ad andarsene è stato l’assessore della varia umanità effimera, Renato Nicolini. Poi l’eccentrico Remotti, il maestro Califano, Schicchi il re di cuori, il dandy Zeichen con le passeggiate austere, sono morti tutti.
Con la morte di Massimo Marino se ne va anzitempo l’ultimo dei mohicani della capitale, una razza rigorosamente stradarola, esibizionista e guascona. Gente irripetibile. C’è stato un tempo, l’altro ieri, in cui come ti giravi e c’era un re di Roma. Ora è rimasta la fermata omonima della metro, sempre che non si rompano le scale mobili. Ma lasciamo fuori dallo sguardo la risacca di questi tempi, la stanchezza, la depressione di Roma che fa schifo: torniamo per un attimo a quando nessuno sognava il buen retiro lontano da Roma perché era tutto qui a disposizione, da saccheggiare felicemente.
massimo marino uno dei personaggi del libro roma controvento
Massimo Marino è stato un self made man. Aveva iniziato come claque negli studi televisivi con velleità d’attore, poi nel 1989 si era inventato il Viviroma, una locandina da appendere ai muri dei locali della Roma by night, tipo la Nottola. Poi Viviroma era diventato un magazine patinato e gratuito, fino a raggiungere le ventimila copie distribuite su piazza, una rivista vera e propria con le sue ambite cover e le rubriche di informazione.
A metà anni Novanta l’emittente locale TeleAmbiente aveva dato vita al contenitore notturno di ViviromaTv: incursioni dentro il mondo dei ristoranti e pub, poi il fracasso delle discoteche e giù fino ai locali di strip-tease e club privè, per poi uscire a riveder le stelle con bar e cornettari. Subito il programma era diventato un must a ciel sereno nella suburra pirotenica dell’etere romano.
Agli inizi Marino aveva avuto dei rivali ma non ce l’hanno fatta a diventare leggenda, travolti pacificamente dalla stessa notte. Con le sue mani grandi come palanche pronte a infilare il microfono in ogni pertugio della “noche randagia e tropicale” come diceva Victor Cavallo, altro grande mohicano, Massimo Marino, borgataro senza cattiveria, un “compagno” del Tufello, era diventato il caronte bonario e divertito della movida romana.
massimo marino e fulvio abbate
La sua discesa nella penombra affollata del Degrado sulla Casilina - solo Roma poteva permettersi un locale spudoratamente chiamato così, una botola trasgressiva tra i villini del Pigneto prima della gentrificazione - resta una della più belle pagine underground che siano mai state scritte a Roma solo che all’epoca nessuno sentiva il bisogno di esibire la ricetta, fare il libro. Bisognava esserci e basta, o sapere che c’era.
Quella Roma smisurata che oggi fa spavento a tutti, incontenibile e intrattabile, Massimo Marino l’aveva catturata tutta come il pifferaio di Hamelin. Mentre lo scrittore Geoff Dyer , annoiato di culto, scambiava il bar San Calisto a Trastevere per l’epicentro della vita di Roma, come raccontava nella raccolta di pezzi in giro per il mondo intitolata “Yoga per gente che proprio non ne vuole sapere”, contemporaneamente Massimo Marino illuminava con la sua telecamera le notti della Roma godona e famelica degli anni 90, quella che o ci stavi dentro senza pregiudizi o ripassavi la lezione di notte in tv, quella che non si vergognava di avere al massimo due gradi di separazione con chiunque e ovunque, quando borgata e hinterland battevano il tempo prima di farsi i selfie e morire ingloriosamente.
Massimo Marino Intervista la Star della Serata
Quando la città era geograficamente esplosa rispetto alla Roma dei Carraro, Giubilo, Signorello, vagabondare come Marino dai privè della Cassia ai villoni sull’Appia antica, dalle balere del Palacavicchi ai forni dolce & salato sulla Tiburtina, era naturale. Nessuna Roma escludeva l’altra. Quando stanchi dei fondali memorabilia bisognava farsi una memoria nuova e si andava a benzina verde senza banda larga, era tutta una Roma mobile e non stanziale. Sotto l’acquedotto millenario grande come Notre Dame spuntava Massimo Marino il nuovo cerimoniere. In una città che sforna in continuazione guide per consumare Roma, il Viviroma di Massimo Marino è stata una guida estemporanea e caciarona per essere al contrario consumati dalla città.
Ventura Ferdinando e Massimo Marino Nando Colelli e Massimo Marino massimo marino massimo marino massimo marino massimo marino in dolce compagnia massimo marino malena massimo marino massimo marino cicciolina Massimo Marino intervista la Parietti Massimo Marino e la fanciulla Vladimir Vladi e Massimo Marino MASSIMO MARINO E CARLO VERDONE MASSIMO MARINO Massimo Marino FUNERALI DI SCHICCHI MASSIMO MARINO Massimo Marino con Beatrice Lara Sofia e Vittoria