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    “A INFAME FRACICO, HAI AMMAZZATO DIABOLIK CON LA PISTOLA MIA. SE ME FAI PASSARE I GUAI SO CAZZI TUA” - A TRADIRE IL KILLER DI PISCITELLI, RAUL ESTEBAN CALDERON, È STATA LA SUA EX COMPAGNA. ECCO PERCHE' HA DECISO DI COLLABORARE CON LA POLIZIA – IL MANDANTE DELL’OMICIDIO, LEANDRO BENNATO, CAPO DEI NARCOS DI CASALOTTI, HA INGAGGIATO IL SICARIO ARGENTINO PER 100 MILA EURO, PIÙ UN VITALIZIO DI 4MILA EURO AL MESE. DOPO L’AGGUATO I COMPLICI NASCONDONO IL KILLER IN SPAGNA MA NON ESCLUDONO DI AMMAZZARLO: “LO SA TUTTA ROMA CHE…” – IL MOVENTE DELL’OMICIDIO DIABOLIK E DI QUELLO DI 2 ALBANESI


     
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    GIUSEPPE SCARPA per il Messaggero

     

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    Droga. Soldi. Piombo. Sangue. La spirale di omicidi che ha sconvolto Roma negli ultimi tre anni è collegata all'approvvigionamento della più grande piazza di spaccio d'Italia. L'uomo, che per poco tempo è stato il re della mala, è stato detronizzato da un gruppo rivale. Il prezzo pagato per eliminare Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli, è stato di 100 mila euro, più 4mila euro al mese versati in contanti nelle mani del suo sicario. Tanto avrebbe incassato il killer, il 52enne argentino Raul Esteban Calderon. A riferirlo ai magistrati della Dda, coordinati dall'aggiunto Ilaria Calò, è stata l'ex compagna del sudamericano. Killer che a un certo punto è diventato scomodo per la stessa famiglia, i Bennato, che l'aveva ingaggiato. Per questo non si escludeva di ucciderlo.

     

     

    IL TESTIMONE La donna è diventata un prezioso testimone della procura. Dopo essere stata intercettata, accusando Calderon di aver usato una sua pistola senza dirle niente per uccidere Piscitelli, ha vuotato il sacco con gli agenti della squadra mobile. Una deposizione dettagliata che lambisce anche i mandanti. Li indica in una famiglia, i Bennato, signori della droga di Casalotti.

     

    RAUL ESTEBAN CALDERON KILLER DIABOLIK RAUL ESTEBAN CALDERON KILLER DIABOLIK

    «Mi ha detto (Calderon, ndr) di aver ucciso Diabolik - racconta la testimone - e Leo (Leandro Bennato, ndr) era il mandante, il motivo era personale. Leo era considerato infame da Piscitelli». E proprio uno dei Bennato intercettato, Enrico, parla con dovizia di particolari dell'omicidio di Diabolik avvenuto il 7 agosto del 2019 al parco degli Acquedotti, a Roma.

     

    Lo riconduce al suo gruppo, alla sua banda. Indica l'assassino che è stato ingaggiato, il 52enne argentino, e i prossimi obiettivi da colpire. Altre persone già uccise o da uccidere. Emerge un quadro chiaro, tanto che il gip Tamara De Amicis, nell'ordinanza con cui conferma l'arresto del killer Calderon (vicino alla famiglia Bennato) si spinge ad indicare chi ha commissionato l'omicidio. Il magistrato spiega che è lo stesso Enrico Bennato ad «accusare il fratello Leandro quale mandante dell'omicidio Piscitelli». Ed ecco cosa dice Enrico in una conversazione registrata dalle cimici installate a casa sua, il 20 aprile 2020, durante una chiacchierata con l'amico Francesco Daffinà: «Se vengono qua a fa' casotti ce rimettono la vita Francè! Tutti e tre ce l'hanno rimessa, Diabolik e quell'altri due ... Qua non devono venire a fa' i prepotenti a Casalotti».

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    Poi Bennato descrive l'assassinio del capo ultras. «Era seduto su una panchina, fumava una sigaretta e ha preso una revolverata qua dietro e uno». Infine racconta come i due albanesi, che hanno cercato di uccidere il fratello Leandro a novembre del 2019, come reazione all'assassinio di Diabolik, siano stati a loro volta eliminati «sono morti quelli che hanno sparato a Leandro».

     

    Ma non è tutto perché lo stesso sicario Raoul, che Enrico si preoccupa di nascondere in Spagna per garantirgli una copertura, potrebbe essere eliminato se dovesse diventare un problema. «Se lo sa l'argentino tocca ammazzarlo», dice. «È scappato l'ho mandato via in Spagna(...) ha ammazzato Diabolik (...) lo sa tutta Roma, le guardie non hanno le prove, io so indagato, so indagato per Diabolik», afferma Enrico Bennato.

     

    IL KILLER Le prove che gli inquirenti raccolgono per incastrare il killer non arrivano solo dalle intercettazioni a casa della famiglia rivale del capo ultras. È la stessa compagna del sicario ad accusarlo. Assieme avevano fatto diverse rapine. Da uno dei colpi messi a segno in una gioielleria, la futura testimone aveva rubato una pistola. Una calibro 9 che Calderon ha poi utilizzato per uccidere Diabolik senza dirlo alla donna. Un segreto scoperto dalla signora che la manda su tutte le furie, teme di essere coinvolta nell'inchiesta sull'omicidio. «Lo sai...hai ammazzato Diabolik con la pistola mia...la 9 per 21, Raul» dice all'uomo in una telefonata di fuoco il 23 novembre scorso, «ma tu stai male», ribatte il 52enne.

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    «A infame fracico», aggiunge la testimone. «Se me fai passare i guai so cazzi tua Raul, se vengono a bussare....tanto lo sai che stai sotto botta appena mi bussano alla porta io lo dico». «Tu stai male», replica l'argentino. «Mi hai rubato la pistola per fà n omicidio de merda! ... hai capito?», conclude. Poi decide di collaborare con la polizia. Riconosce il suo ex nel video della fuga dopo aver ucciso Diabolik. Indica i vestiti, i tatuaggi. Anche lei ne riconosce le movenze. Raul Esteban Calderon finisce in carcere. Adesso tocca ai mandanti. Gli occhi sono puntati su un potente boss e su un narcos.

     

     

     

    «L'HAI FATTO CON LA PISTOLA MIA» 

    CAMILLA MOZZETTI per il Messaggero

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    Il suo nome l'ha fatto per non rischiare di pagare una colpa che non le apparteneva e lo scorso 13 dicembre, di fronte al pm, ha raccontato tutto avvalorando le intercettazioni raccolte dalla Squadra Mobile. Ha raccontato di quell'amore folle e disgraziato, fatto di botte e di riavvicinamenti, alimentato da quel comune «lavoro» che sette anni fa li aveva fatti incontrare: le rapine.

     

    A tradire Raul Esteban Calderon è stata la sua ex compagna, una donna romana di 47 anni con una figlia di cinque avuta dall'argentino accusato oggi dell'assassinio di Fabrizio Piscitelli. «È stato Raul a dirmi di aver utilizzato la 9x21 per commettere l'omicidio», dirà a verbale prima di essere trasferita in una località protetta. E quell'arma - non ancora ritrovata - gliel'aveva messa in mano proprio lei.

     

    I due si conoscono nel 2013 quando la donna, già pratica di rapine ma come cane sciolto, incontra Calderon che invece ha rapporti con i fratelli Bennato a tal punto che «Leo» (Leandro ndr) «frequentava la nostra casa - dice la donna - tanto che è il padrino di nostra figlia». Ne nasce una coppia esplosiva e gli ingredienti ci sono tutti: la passione, la follia, il crimine. «Anche se avevamo frequenti litigi eravamo molto uniti dal nostro lavoro». Sembra una moderna narrazione alla Bonnie e Clyde la cui rovina inizia l'11 aprile 2019.

     

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    L'INIZIO DELLA FINE Quella mattina l'ex compagna dell'argentino - già arrestata con Calderon nel 2014 per una tentata rapina in una gioielleria di via Stimigliano (Roma Nord) - fa irruzione in un'altra attività di preziosi sulla Casilina. Con lei ci sono due uomini, il colpo va a segno: la banda si porta via gioielli per 200 mila euro ma anche una pistola, una calibro 9x21 semiautomatica che il titolare della gioielleria aveva tirato fuori da sotto il banco nel tentativo di difendersi.

     

    L'uomo ieri mattina, intorno alle 13, stava togliendo bracciali e orecchini dalle vetrine: «Non parlo di quel giorno», ha tagliato corto. Ma è da quell'11 aprile che la coppia di rapinatori entra in crisi perché la donna, il 21 agosto 2019 viene arrestata per la rapina sulla Casilina e dopo l'omicidio del capo ultrà mette insieme i pezzi: non trova più l'arma nascosta insieme ad una 7,65 in un'anfora. Un posto ritenuto sicuro. Ma che invece non lo era. Le pistole, o meglio, le «bambine» le aveva prese Calderon e lei «non doveva preoccuparsi di nulla». Ma poi capisce, perché tutta Roma lo sa cos' ha fatto l'argentino.

     

    Raul Esteban Calderon Raul Esteban Calderon

    LA TESTIMONIANZA Ed esplode perché teme che «Calderon, come le ha pure detto esplicitamente - si legge nell'ordinanza dei gip Tamara De Amicis - possa far ricadere su di lei la responsabilità dell'omicidio». «Io te rompo la testa» dirà Calderon solo il 23 novembre scorso mentre parla al telefono con l'ex compagna senza sapere di essere intercettato. «A me non mi minacciare... te lo dico!» e lei risponde: «Mica perché hai ammazzato uno pensi che c'ho paura de te?».

     

    Qualche ora più tardi i due si sentono nuovamente: «...ma sei te che hai ammazzato a Diabolik con la pistola mia... lo sanno tutti». Calderon nega: «tu stai male» ma la donna replica: «m' hai rubato la pistola pe fà n omicidio de m....! fa che nessuno mai me viene a bussà perché dico tutto quello che so...». «Sono tornata sull'argomento di Diabolik con Raul a fine novembre - dice la donna al pm - mi ha insultato... ho replicato dicendogli che era stato l'assassino di Diabolik e che lo aveva fatto con la mia 9x21 e lui mi ha risposto ecco appunto con la tua».

    Raul Esteban Calderon Raul Esteban Calderon

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