Emanuele Rossi per "il Messaggero"
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Prima la lite, poi l'aggressione a colpi di cinta da parte del suo compagno. Dopo le percosse ricevute è riuscita a fuggire chiamando aiuto. Sono stati i carabinieri della stazione locale di Ladispoli a porre fine al suo incubo arrestando l'uomo, un operatore ecologico 33enne, Emanuele Orefice.
Il blitz dei militari è scattato di mattina presto quando il suo convivente, già noto alle forze dell'ordine, si stava recando sul luogo di lavoro nel deposito di una ditta di rifiuti. L'episodio di violenza domestica sarebbe avvenuto circa una settimana prima. E al termine delle attività investigative, su disposizione della Procura della Repubblica di Civitavecchia, è poi scattato il provvedimento cautelare.
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LA RICOSTRUZIONE
La donna, secondo una prima ricostruzione, ha lasciato l'abitazione allertando alcuni familiari e le forze dell'ordine. Sul perché l'uomo avesse agito accecato dalla rabbia ci stanno lavorando ancora gli investigatori che hanno ovviamente raccolto la testimonianza della donna messa subito in salvo con le due figlie. Sono state portate in un luogo protetto. E sono in corso accertamenti degli inquirenti per capire se anche una delle due minorenni sia stata effettivamente colpita dal padre. Per fortuna comunque nessuna di loro ha avuto conseguenze gravi. Il movente sarebbe riconducibile a dei litigi con la compagna e le figlie.
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Il 33enne, ex fighters, perché in passato praticava arti marziali allenandosi spesso in palestra in questa disciplina, non ha opposto resistenza ed è stato condotto in carcere a Civitavecchia a disposizione dell'Autorità giudiziaria. Si dovrà difendere dall'accusa di lesioni e maltrattamenti in famiglia. E ha già nominato un legale. «Vedrò il mio assistito in queste ore conferma Pietro Messina, avvocato del foro di Civitavecchia in attesa dell'interrogatorio di garanzia e in attesa soprattutto di conoscere in modo approfondito gli atti che gli sono stati contestati per maltrattamenti in famiglia. Al momento è in custodia cautelare. Vedremo».
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Soltanto pochi mesi fa Orefice, sempre per un altro fatto di violenza, era stato condannato a 3 anni per lesioni gravi aggravate da futili motivi. Questo il verdetto di primo grado con rito abbreviato espresso dal gip di Civitavecchia, Giuseppe Coniglio, pronunciatosi sul pestaggio di Marco Bertazzoni avvenuto circa un anno e mezzo fa in piazza Rossellini, in pieno centro Ladispoli.
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La vittima, 30enne del posto e difeso dal legale e sindaco di Civitavecchia, Ernesto Tedesco, perse l'uso dell'occhio destro e subì diversi interventi chirurgici per cercare di evitare situazioni peggiori. Un atto di violenza che fece clamore non solo a Ladispoli. Le indagini dell'epoca vennero affidate sempre ai carabinieri di Ladispoli, coordinati dalla compagnia di Civitavecchia, che si attivarono subito quando in caserma, precisamente il 20 luglio 2020, si presentò Bertazzoni con la sua fidanzata raccontando di essere stato massacrato di botte intorno alle 3 di notte.
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Durante l'interrogatorio di garanzia, l'assalitore ora di nuovo nei guai, si assunse la responsabilità di tutto ed altri imputati, in precedenza tirati in ballo da Bertazzoni, poi vennero invece assolti con formula piena dal giudice. Lo stesso legale Pietro Messina aveva presentato ricorso dopo le motivazioni della sentenza.
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