Giulia Cavaliere per "www.corriere.it"
20 marzo 1967
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A soli otto giorni dal matrimonio di Paul McCartney con Linda Eastman (12 marzo 1967), il 20 marzo John Lennon e Yoko Ono si sposano a Gibilterra, unico posto d'Europa nel quale la documentazione in loro possesso è sufficiente per la celebrazione e la sua validità legale.
Entrambi vestiti di bianco i due si recano a Gibilterra in Jet privato da Parigi e indossano le stesse scarpe, anche loro bianche, per l'occasione (le Spring Court che John amava tanto e che indossa anche nella famosa foto delle strisce pedonali ad Abbey road).
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Le peripezie geopolitiche che precedono e seguono questa unione sono raccontate nel brano The Ballad of John & Yoko, un pezzo accreditato a John Lennon e Paul McCartney (ma che in realtà è solo di Lennon) e che viene registrato il 14 aprile del 1969 e pubblicato il 30 maggio dello stesso anno.
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Conscia del fatto che il matrimonio sarebbe stato un grande evento mediatico, la coppia sceglie di usare indirettamente la pubblicità per promuovere la pace mondiale. La luna di miele consiste in una settimana ( dal 25 al 31 marzo) trascorsa nella suite presidenziale (stanza 702) dell'Amsterdam Hilton Hotel, dando accesso alla stampa nella propria camera da letto tutti i giorni, dalle nove di mattina alle nove di sera.
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La stampa si aspetta lunghe session di sesso dei novelli sposi e invece si trova davanti alla coppia in pigiama, sempre a letto a parlare d'amore e pace nel mondo con appesi alle pareti della camera cartelli scritti a mano: "Bed Peace" (Pace a letto) o "Hair Peace" (Pace dei capelli) a altro ancora. In seguito la coppia si sposta a Vienna per tenere una conferenza stampa (entrambi chiusi in un sacco).
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Quella che leggerete di seguito è la lunga e tortuosa strada che ha portato una giovane artista giapponese e un ancor più giovane rockstar miliardaria a perdere la testa definitivamente l'uno per l'altro: avvicinarsi, allontanarsi, rifiutarsi e stare insieme per sempre, dove sempre, probabilmente, significa anche ora, 50 anni dopo, adesso che uno dei due da queste parti non c'è più.
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Yoko a Londra
Settembre 1966. Yoko Ono viene invitata a Londra da Mario Amaya, direttore della rivista Art and Artists, per partecipare a un convegno sulla distruzione dell’arte. Yoko, in fuga dalle pressioni del suo matrimonio in definitivo declino, accetta, ma, alla fine, si ritrova comunque con marito e prima figlia – Kyoko – al seguito.
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Nel tentativo estremo di salvare il matrimonio i due decidono di fermarsi a Londra dopo l’evento e vanno a vivere in un appartamento in Hanover Gate Mansions, un quartiere abbastanza residenziale vicino ad Abbey Road. Quando l’artista e gallerista John Dunbar viene a sapere che Yoko è in città le offre di fare una mostra alla galleria Indica: è il mese di novembre quando, a un giorno dall’inaugurazione della mostra, John Lennon fa il suo ingresso nella galleria e, dunque, nella sua vita.
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Il primo incontro
Yoko non è granché felice di trovarsi un visitatore inatteso a 24 ore dall’apertura della mostra: “molti non ci credono ma non mi resi conto di chi fosse John in realtà. Pensai che era un tipo attraente, fu l’unica cosa che mi passò per la testa. Fino a quel momento gli uomini inglesi mi erano parsi tutti tipi piuttosto da poco, John è stato il primo inglese sexy che ho visto…”.
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“Dunbar ha chiamato Yoko”, racconta invece John, “perché insomma ‘il milionario è qui’ giusto? Ci presenta, e visto che avrebbe dovuto esserci un certo evento io le domando ‘ebbene, quale sarebbe questo evento?’. Lei mi consegna un bigliettino con scritto ‘Respira’. Allora io le chiedo ‘Nel senso di esalare?’. E lei ‘esatto, proprio così’… Ho percepito l’umorismo della cosa; forse non ne ho colto tutta la profondità, ma mi ha dato una bella sensazione.
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E ho pensato ‘cazzo, posso farlo anch’io. Voglio di più’". Yoko invece si ricorda qualcosa di diverso: "lesse il biglietto con scritto ‘Respira’ ed esalando si mise vicino a me, in un certo senso percepii che stava flirtando, poi si diresse verso l’installazione della mela verde con il cartellino con scritto ‘200 sterline’ e diede un morso alla mela, io pensai: ‘come osa fare una cosa simile?’.
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Mi sembrava un gesto disgustoso, davvero maleducato. Forse si accorse che ero arrabbiatissima e rimise subito la mela sul piedistallo”. Poi John notò un’opera che effettivamente chiedeva la partecipazione di uno spettatore “c’era questa scritta che recitava ‘PIANTATECI DENTRO UN CHIODO’ e io dissi a Yoko ‘posso piantare un chiodo?’ lei rispose di no, perché la mostra sarebbe stata aperta dal giorno dopo.
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Intervenne Dunbar dicendo ‘Lasciaglielo comprare’ come sottintendendo ‘è milionario, potrebbe anche comprarselo’…parlarono un attimo tra loro e alla fine lei disse ‘Ok, lo puoi piantare per cinque scellini’. E io ‘Va bene, ti dò cinque scellini immaginari e pianto un chiodo immaginario’. In quell’istante stesso è scattato tutto.
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I nostri occhi in quel preciso momento si sono incontrati e sono sicuro che è stato lì che abbiamo avuto tutto chiaro. Semplicemente così”. Si incontrano di nuovo dopo due settimane alla mostra di Claes Oldenburg, con John - che a Yoko in quell’occasione sembra un ‘drogato fuori di testa in acido, diversissimo dal tipo che avevo visto all’Indica’ – c’è Paul che avvicina Yoko e le dice “il mio amico è venuto a vedere la tua mostra…”: John arriva e lo trascina via.
Galeotto fu il libro
Yoko sta passeggiando in una libreria di Londra, si aggira tra gli scaffali con l’idea di verificare la presenza di qualche copia del suo libro di poesie e frammenti Grapefruit e all’improvviso scorge i due libri di John: In His Own Write e A Spaniard in the Works, lì la ragazza giapponese fa la conoscenza degli strambi disegni di John ma anche con della sua indole giocosa e creativa ben oltre il piano strettamente musicale (si imbatte, per esempio, nel più lennoniano dei neologismi: belonely).
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La sensazione di lei è quella di trovarsi di fronte a qualcosa di profondamente affine a sé, come se il loro modo di essere visionari fosse il medesimo, come se la lente con cui vedere il mondo fosse la stessa.
Yoko, che fino a quel momento aveva sempre pensato a John solo come a un ragazzo molto attraente, dichiara “tramite quei libri mi fu un po’ rivelata l’anima di John per quella che poi avrei scoperto essere: quella di una persona divertente, spiritosa, inguaribilmente romantica, con una sensibilità speciale anche per il grottesco".
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John, da parte sua, teneva sul comodino da mesi e mesi la sua copia di Grapefruit che Yoko stessa gli aveva fatto recapitare – così come a tanti altri personaggi dello star system. Grapefruit aveva rivelato a John di non essere più solo, che quel suo modo di vivere e osservare le cose del mondo non era più unico ma esisteva nel corpo e nel cuore di una donna, là fuori.
John dirà sempre “ho avuto in mente fin da piccolo questa immagine di donna con i capelli scuri, gli zigomi alti, una donna intelligente, un’artista per me bellissima”: ed ecco Yoko, una vera artista, la prima donna con cui John, in tanti anni di giri per il mondo, sente di condividere non solo lo scambio intellettuale ma l’audacia, una certa reattività alle critiche.
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Siamo nell'ottobre del 1967, i due iniziano a parlare con più frequenza, John sostiene economicamente una mostra di Yoko, lei lo invita a parteciparvi, lui sceglie di non firmarsi e alla fine John decide per un “Yoko and me”, quello che poi diventerà il verso centrale e definitivo del brano God.
Il rifiuto
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La prima volta che Yoko Ono mette piede negli studi di Abbey road viene fatta accomodare nello spazio riservato agli ospiti importanti, in quel momento è ancora un’amica, una spettatrice di rilievo, entrata nel paradiso della musica pop per seguire da vicino una seduta di registrazione della band più importante del mondo.
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A fine registrazione John lascia gli altri tre e raggiunge la sua ospite ma, vedendola un po’ stanca, le chiede se vuole riposarsi un po’. I due vengono accompagnati da un membro dell’entourage dei Beatles in un piccolo appartamento non distante dove immediatamente viene aperto un divano letto.
Yoko, seccatissima, se ne va: “mi sembrò una cosa gretta e volgare, senz’altro lui avrà pensato che eravamo adulti e non avevamo bisogno di fingere ma non era così che io volevo fare. Io ero fatta così: se uno ci provava con me in un modo che non ritenevo adeguato gli sbattevo la porta in faccia”.
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Lettere d'amore
Yoko è a Parigi e tra i suoi fan c’è Ornette Coleman che la invita ad andare a Londra ad esibirsi insieme, così, dopo poco, l’artista se ne torna nella capitale UK per suonare alla Royal Albert Hall.
In quel periodo pensa sempre a John, teme di essere stata troppo dura nella sua fuga, pensa, assai triste, che forse non si risentiranno mai più e che, se dovessero esserci altre avances sicuramente non le rifiuterà «mi resi conto che forse avevo buttato all’aria qualcosa di importante e che forse quello di John era stato un modo per creare una situazione intima lontana dai fan, insomma capii che essendo lui uno dei Beatles forse ero stata sciocca ad aspettarmi un appuntamento regolare, visto che girare per strada era impossibile.
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Tutti questi pensieri che crescevano mi stavano facendo capire che forse mi stavo innamorando di lui». Una volta arrivata davanti al suo appartamento di Londra, Yoko non riesce ad aprire la porta d’ingresso, ci sono centinaia di lettere sullo zerbino e sono tutte di John, che la pensa a Londra. Quando John parte per l’India, poco dopo, è lei a inondarlo di cartoline, facendogliele avere in busta marrone attraverso una terza persona - come tramite per evitare di insospettire Cynthia, la moglie di John.
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Due vergini
Cynthia è in Grecia, John nella loro casa di Kenwood, dove trascorre le giornate con amici a casa, cercando di rifuggire la noia: una sera è da solo, prende coraggio e chiama Yoko, invitandola a raggiungerlo.
Yoko arriva da lui poco dopo la mezzanotte e John, intimidito trovandosi solo con lei, non sa che fare e la porta nello studio al primo piano, dove le fa ascoltare brani elettronici e comici «le cose più strane che avessi mai registrato, cose che sentivo di non poter fare ascoltare a nessuno, lei rimase molto colpita e mi disse ‘adesso ne dobbiamo fare uno noi’ così registrammo ‘Two Virgins’, iniziammo dopo mezzanotte e finimmo all’alba, poi facemmo l’amore e fu tutta un’unica cosa meravigliosa».
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Poche ore dopo Cynthia rientrò dalla Grecia, entrò e trovò John e Yoko sdraiati a terra, John sereno e senza segni di sensi di colpa. Salita al piano di sopra la signora Lennon si rese conto che la stanza degli ospiti non era mai stata aperta e quindi scappò via.
"Un felice matrimonio di noia"
Dirà Lennon: “non avevo mai conosciuto una donna per cui valesse la pena mandare all’aria il mio felice matrimonio di noia. Ed eccola lì, una meravigliosa via di fuga, finalmente! Il motivo per cui andare via di casa, Yoko: lei era il solo posto in cui io volevo stare. L’avevo aspettata un’eternità, visto che nei miei sogni volevo che lei fosse abbastanza decisa e determinata da potermi salvare cioè, semplicemente, prendermi e portarmi via. Io le dimostrai che non aspettavo altro e lei lo fece”.
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Oh my love
«Abbiamo capito immediatamente che c’era stato un punto di non ritorno, che noi due insieme eravamo il punto di non ritorno. Eravamo così eccitati dal fatto di conoscerci e scoprirci che non riuscivamo più a pensare ai sentimenti dell’altro, andavamo avanti, ogni giorno sconvolti dalla vitalità che ci offriva quello che avevamo appena trovato. La nostra unione era creativa, era sessuale, era totalizzante.
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Era bastato decidere di lasciar scorrere il nostro fiume per vederlo straripare». Intanto Cynthia era in partita per Pesaro dove aveva trascorso una vacanza con un italiano di nome Roberto Bassanini, figlio dei proprietari dell'albergo dove alloggiava, ignara di essere su tutti i tabloid inglesi per essere stata lasciata, quantomeno, questo possiamo dirlo, per una storia destinata a durare per sempre.
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