Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”
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Doveva diventare notaio ma, mentre faceva pratica in uno studio notarile, il titolare aveva un problema alla gola e toccava sempre a lui, studente in Legge, leggere gli atti. Li declamava talmente bene, con voce calda e suadente, che i clienti ne restavano affascinati ed erano più attenti. Allora mi suggerirono: perché non fai l' attore?.
Comincia per caso la carriera di Umberto Orsini: Non avevo idea di come si potesse intraprendere una strada simile, non avevo in famiglia nessuno che avesse a che fare col mondo dello spettacolo.
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Mi venne in mente di fare una domanda di ammissione all' Accademia nazionale d' arte drammatica Silvio D' Amico e, incredibilmente, la accettarono. Così da Novara, dov' è nato nel 1934, si trasferisce a Roma contro il parere di genitori e fratelli: Preferivano che continuassi l' università, mi dicevano che fare l' attore era un mestiere-non mestiere, che sarei andato incontro a enormi frustrazioni.
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E poi il giovane Umberto non aveva molti soldi per allontanarsi da casa: Quando mi arrivò la lettera dell' Accademia, cominciai a comprarmi abiti e scarpe di pregio facendo debiti nei negozi migliori della mia città. Mia madre se ne lamentava, i commercianti le chiedevano "suo figlio quando viene a saldare?". Per fortuna, in Accademia vinsi una borsa di studio, altrimenti come avrei potuto mantenermi?.
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I suoi compagni di studio? Gente come Ferruccio Soleri, Ilaria Occhini, Giuliana Lojodice, Gian Maria Volonté, Luca Ronconi solo per citarne alcuni. Una generazione di grandi interpreti e di grandi amici! - aggiunge Orsini - Gian Maria era un tipo ombroso, ma si capiva subito che aveva una marcia in più. Era un po' più grande di me e mi dava molti consigli che accettavo di buon grado. A Luca soffiai un ruolo: avrebbe dovuto essere il giovane Enzo in "D'amore si muore" di Patroni Griffi, ma io ero più fustarello di lui e scelsero me. Col senno di poi, posso dire di aver contribuito alla nascita di un grande regista.
Umberto Orsini
Biondo platino - E pensare che Orsini, per il saggio d' Accademia, si fece biondo: A quel tempo gli impresari, i registi importanti, le compagnie primarie venivano a vedere gli allievi neodiplomati, per scritturarli in futuri spettacoli. Io sapevo che Luchino Visconti per il suo "Uno sguardo dal ponte" stava cercando un protagonista quasi platino, così andai dal parrucchiere e presi la drastica decisione.
ORSINI
Quando mi presentai alla prova generale del saggio, che era "Nostra Dea" di Bontempelli, ai colleghi venne un colpo vedendomi con quella capigliatura. Mi arrabattai, dicendo che intendevo dare un' interpretazione diversa del mio personaggio: non potevo dire la verità. Ma poi fu scritturato da Visconti? No, scelse Corrado Pani. Altro grande attore, con cui Orsini condivise, anni dopo, il glamour da riviste patinate: Eh sì, perché lui ebbe la storia d' amore con Mina, di cui io mi ero follemente innamorato, senza esserne corrisposto, mentre giravamo il film musicarello "Io bacio, tu baci". Poi mi fidanzai con Ellen Kessler.
Rossella Falk con Umberto Orsini in «Metti una sera a cena»
Come andò la faccenda amorosa con la showgirl tedesca? A quell' epoca frequentavamo tutti il centro di produzione Rai di via Teulada: con Pani recitavamo in tv "I fratelli Karamazov". Al bar incontravo spesso Guido Sacerdote e Antonello Falqui, che facevano "Studio Uno". E per gioco, chiesi loro: chi delle due gemelle è libera?.
Alice ed Ellen Kesseler, Umberto Orsini, 1959. Sandals in Capri
Una relazione nata per scherzo, durata una quindicina d' anni. Ma la storia d' amore più burrascosa fu con Rossella Falk: Un vero scandalo - ammette l' attore -. La bellissima, raffinatissima Rossella, oltre a essere sposata, era molto corteggiata. Recitavamo insieme a teatro, impossibile non perdere la testa per lei. Ma l' aveva persa anche Renato Salvatori e una sera, mentre Rossella ed io stavamo andando a cena a casa mia, lui ci raggiunse: io mi ero già avviato su per le scale, lasciandola indietro a chiudere l' auto, quando sentii le sue grida. La raggiunsi e la vidi per terra col sangue che usciva dal naso: il muscoloso Renato le aveva mollato un pugno. Finimmo tutti e tre sui giornali.
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La dolce vita - Storie da Dolce vita romana, che Orsini ha vissuto anche come attore nel film di Fellini: Una piccola parte: ero uno dei ragazzi che spogliava Nadia Gray nel celebre streaptease. Ma venni pagato bene, e potei permettermi di andare in Inghilterra a vedere il grande teatro.
Tante storie d' amore, molte clandestine, ma niente moglie né figli: Sono contrario al matrimonio. In una professione come la mia non hai fissa dimora e non puoi metter su famiglia. I figli? Per carità! Adesso avrei un sessantenne che mi chiama papà: mi sentirei ancora più vecchio. Non sono un Peter Pan, ma vivo la mia età senza traumi, consapevole che si avvicina il momento che arriva per tutti. Certo, mi piacerebbe avere 50 anni in eterno: è l' età della maturità, in cui hai imparato tutti i trucchi del mestiere.
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Quelli imparati da colleghi come Enrico Maria Salerno: Mi diceva "quando pronunci le battute non chiudere gli occhi". O Sarah Ferrati: Si raccomandava: "Studia bene la parte e cerca di anticipare le intenzioni del regista, i registi fanno solo disastri!".
Il no a Strehler - I rammarichi? Aver rifiutato un'offerta di Giorgio Strehler: mi voleva ne "El nost Milan", ma non me la sentivo di recitare in milanese. Lui ci rimase male. E poi mi sarebbe piaciuto essere dieci centimetri più alto: con Vittorio Gassman eravamo molto amici, ma mai con lui in palcoscenico, troppo più alto di me!.
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Ma Orsini non ne ha bisogno, calca le scene da sessant' anni. Ora è protagonista de Il giuoco delle parti di Pirandello (all' Elfo Puccini di Milano dal 13 gennaio). Se avessi fatto il notaio, forse sarei molto ricco, avrei figli e nipoti e magari starei seduto in platea, con a fianco una cara moglie ormai anziana, a vedere un attore che, al posto mio, recita il personaggio di Leone Gala.
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