Bunker Taranto
Dalla gazzettadelmezzogiorno.it
Il bunker nascosto di Martina Franca
Nel cuore del verdeggiante bosco di Pianelle, alle porte di Martina Franca c’è un’area «off-limits», delimitata da un grande cancello verde al di là del quale, dalla metà degli anni ’50 fino al 1998 ha operato il Terzo Roc (Regional operative command) dell’Aeronautica Militare, a cui era deputato il monitoraggio dei cieli 24 ore su 24.
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La base, scavata nel fianco della collina nella Murgia tarantina in piena Guerra Fredda, a 50 metri di profondità, è a prova di attacco nucleare. Una necessità dettata dai tempi - allora - con lo scontro dei due blocchi, quello atlantico e quello sovietico, che era costante fonte di tensione. Oggi il sito, “disattivato” per i compiti che svolgeva alla fine del secolo scorso, resta uno dei pochi bunker blindati in provincia di Taranto. L’esigenza della sua protezione a prova di bomba era legata al delicato compito: in caso di attacco, sarebbe stato necessario garantire in totale sicurezza le comunicazioni e le operazioni di controllo dei cieli.
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Nel 2015 gli stretti cunicoli che portavano al cuore della montagna e alla grande sala operativa che ospitava le «consolle» su cui arrivavano le tracce dei radar disseminati lungo le coste italiane, sono stati ufficialmente chiusi, dopo il trasferimento delle funzioni di controllo aereo al centro di Poggio Renatico in Emilia Romagna.
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La «Gazzetta» è andata a vedere cosa è rimasto oggi di questo importante tassello della difesa aerea che, per mezzo secolo, ha prodotto sicurezza per il nostro Paese. A farci da guida è un “Virgilio” davvero d’eccezione: il colonnello Donato Barnaba, attuale comandante della base che ospita il 16esimo Stormo Fucilieri dell’aria. È la sua terza volta a Martina Franca.
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