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    SEMBRA UN PESCE D’APRILE, INVECE E’ LA BEFFA DEL PRIMO MAGGIO! – A MILANO CHIUSO IL "CENACOLO" DI LEONARDO, I VISITATORI PROTESTANO: “AVEVAMO PRENOTATO. CI ERANO STATE DATE GARANZIE SULL’APERTURA NEL GIORNO FESTIVO - MA LA DIRETTRICE DEL POLO MUSEALE DELLA LOMBARDIA EMANUELE DAFFRA AVEVA SPIEGATO CHE... (IN OGNI CASO MEGLIO NON LAMENTARSI SE POI GLI STRANIERI NON VENGONO PIU' IN ITALIA)


     
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    Giacomo Valtolina per corriere.it

     

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    Ci sono tre olandesi, due coreani, sette italiani. Ma non è una barzelletta. «Sembra un pesce d’aprile — ironizzano i visitatori—, invece è uno scherzo del Primo maggio». Nella piazza di Santa Maria delle Grazie, davanti al cancello laterale della basilica, c’è il turno di visite delle tre del pomeriggio al Cenacolo, principale attrazione culturale di Milano, peraltro in un anno, il 2019, dedicato dalla città al suo autore Leonardo da Vinci. Ma nell’eterna questione della copertura dei giorni festivi nei poli museali pubblici italiani anche alle Grazie mancano i lavoratori (i custodi), e il museo è rimasto chiuso nonostante gli annunci di un’apertura straordinaria.

     

    Italiani e stranieri fanno capannello attorno una ragazza passata di lì per caso, che cerca di aiutare. Hanno tutti in mano un foglio stampato (o il telefono cellulare) con una regolare prenotazione. Data: 1° maggio. «Abbiamo telefonato più volte per avere conferma che fosse aperto» spiega Mariella Bachiavini, assistente in uno studio dentistico da Reggio Emilia, in città con il suo gruppo di amiche appassionate d’arte, che un mese fa hanno deciso di organizzare una visita all’Ultima Cena.

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    «Abbiamo prenotato, ben sapendo che fosse il giorno della Festa dei lavoratori, ma abbiamo avuto rassicurazioni sulla regolare apertura, non c’era motivo di dubitare» aggiunge l’amica Rita, impiegata. Si spostano tra i capolavori di tutta Italia ma un disagio così, giurano, non lo ricordano. Nessun interlocutore istituzionale, «nessun preavviso», assicurano, «siamo sconcertate». Così, in assenza di risposte ufficiali, a gestire le domande della gente tocca a persone di buona volontà che cercano di dare una mano come possono.

     

    Ma nessuno risponde ufficialmente. Neppure al numero di telefono dedicato. «Eppure qui c’è scritto ore 15 del 1° maggio — insiste la cittadina russa residente a Monza, Natalia Gayvoromskaya, che aveva prenotato per i suoi parenti in visita a Milano —. Erano ansiosi di scoprire il dipinto di cui avevano sempre sentito parlare fin da bambini: com’è possibile che accada una cosa del genere nonostante il biglietto pagato con grande anticipo?».

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    I visitatori, alla fine, se ne vanno, rassegnati. «È tutto il giorno che va avanti così, fin dal mattino» raccontano i residenti. «Stasera ce ne torniamo in Olanda — dicono i pensionati Overes —. Non credo avremo un’altra occasione di essere a Milano. Un gran peccato, ma anche una pessima figura. Non c’era nessuno a dar informazioni né un telefono attivo». Qualcuno spiega loro che martedì la direttrice del polo museale della Lombardia Emanuele Daffra aveva spiegato, a poche ore dalla festività, che i 12 lavoratori necessari per accogliere le 1.300 persone in agenda il Primo maggio non ci sarebbero stati e che un email era stato inviato a chiunque avesse riservato la visita. Ma loro insorgono davanti al cancello: «Noi non abbiamo ricevuto niente».

     

     

     

     

     

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