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    A MOSCA HANNO STAPPATO LA VODKA BUONA – LE DIMISSIONI DI BORIS JOHNSON SONO UNA SPLENDIDA NOTIZIA PER PUTIN: “BOJO” IN QUESTI MESI DI GUERRA È STATO UNO DEI PIÙ DURI CONTRO “MAD VLAD”. HA SOSTENUTO KIEV SENZA ESITAZIONI ED È STATO IL PRIMO LEADER AD ANDARE IN VISITA A KIEV DA ZELENSKY. CHE INFATTI OGGI L’HA SUBITO RINGRAZIATO: “GRAZIE PER AVER COMPRESO LA MINACCIA DEL MOSTRO RUSSO, ED ESSERE SEMPRE STATO CON NOI NEI MOMENTI PIÙ DIFFICILI” – A KIEV HANNO UCRAINIZZATO IL SUO NOME (BORYS JOHNSONIUK), GLI HANNO INTITOLATO VIE E…


     
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    boris johnson volodymyr zelensky a kiev boris johnson volodymyr zelensky a kiev

    1 - ZELENSKY, GRAZIE JOHNSON PER SOSTEGNO IN MOMENTI DIFFICILI

    (ANSA-AFP) - Il presidente Volodymyr Zelensky ha ringraziato il premier britannico Boris Johnson per il suo sostegno all'Ucraina "nei momenti più difficili". Lo rende noto la presidenza ucraina.

     

     

    "Grazie a Boris Johnson per aver compreso la minaccia del mostro russo ed essere sempre stato in prima linea nel sostegno all'Ucraina" e per "essersi preso la responsabilità nei momenti più difficili", ha scritto su Twitter il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak.

    BORIS JOHNSON VLADIMIR PUTIN BORIS JOHNSON VLADIMIR PUTIN

     

    2 - DIMISSIONI BORIS JOHNSON, L’UCRAINA PERDE L’ALLEATO DI FERRO. E MOSCA ESULTA: «PAGLIACCIO». PESKOV: «NON CI PIACE»

    Andrea Nicastro per www.corriere.it

     

    Se gli ucraini avessero potuto votare, Boris Johnson sarebbe ancora in carica. E con poteri assoluti. L’ex premier britannico è il politico più popolare in Ucraina dietro solo (forse) al video-presidente Zelensky.

     

    BORIS JOHNSON E ZELENSKY A KIEV BORIS JOHNSON E ZELENSKY A KIEV

    Almeno a parole, Boris ha superato ogni precedente storico nel sostegno a un Paese straniero. Se Kennedy si sentiva «un berlinese», lui salutava la gente per strada con «slava ukraini», gloria all’Ucraina. A Kiev gli hanno ucrainizzato anche il nome tanto lo sentivano dei loro: Borys Johnsoniuk.

     

    Amore corrisposto e conquistato giorno per giorno. L’ex premier è stato uno dei primissimi leader a visitare Kiev a metà aprile e tra i più espliciti e risoluti sostenitori della resistenza ucraina . Dai primi di marzo ha inviato armi e imposto sanzioni economiche ancora più stringenti di quelle concordate dagli Usa per i suoi alleati. La sua intelligence ha svolto un ruolo importante nella guerra, organizzando e passando le informazioni raccolte da ogni fonte umana e tecnologica a disposizione.

    BORIS JOHNSON E ZELENSKY A KIEV BORIS JOHNSON E ZELENSKY A KIEV

     

    In cambio di tanta dedizione, l’Ucraina gli ha offerto svariati tributi. C’è una via intitolata a «Borys» in quasi tutte le regioni libere: a Leopoli, a Dnipro, a Kryvyi Rih, a Kiev. Odessa e Kharkiv ci stanno pensando, mentre quella che rischia di cambiare già nome è via Boris Johnson a Pokrovsk Raion, in Donbass a rischio d’invasione.

     

    Roman Bonchuk, un artista pop, gli ha dedicato una mostra di ritratti al museo storico della capitale. Titolo: «La libertà dello spirito viene dal Creatore». Svolgimento: Boris nei panni di Giovanna d’Arco, Boris come il Padre della Cappella Sistina e via immaginando. Poco lontano dalla casa di Bulgakov, nel centro storico, il narcisismo e la gola del premier dimissionario continuano ad alimentarsi con il dolce che il Zavertailo Cafe ha inventato a sua immagine e somiglianza: un cupcake con in cima una meringa che richiama la celebre zazzera bionda. «Oggi ne abbiamo già vendute 12» dice orgogliosa la cameriera. E per Kiev il prezzo, 97 grivnia, quasi 3 euro, è da gran galà.

     

    discorso di boris johnson al parlamento ucraino discorso di boris johnson al parlamento ucraino

    L’adorazione ucraina non è bastata a salvare il posto a Downing Street. Non che Boris non ci abbia consapevolmente provato. Tutto il contrario. Forte di quell’immagine da leader di guerra senza paura ha cercato di enfatizzare la sua proiezione internazionale per far dimenticare scandali e scandaletti della sua gestione interna. Ha funzionato in Ucraina, dove già è forte il culto di Winston Churchill, capace di tener testa a Stalin, ma non a Londra.

     

    ZELENSKY E BORIS JOHNSON A KIEV ZELENSKY E BORIS JOHNSON A KIEV

    Kiev piange l’uscita di scena di un alleato di ferro, Mosca festeggia. Sui social russi è un profluvio di insulti. «Stupido pagliaccio» è uno dei più educati. Asciutto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: «Lui non piace a noi e noi non piacciamo a lui». Velenosa, con accenti epici, Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri. «La morale della storia è: non cercare di distruggere la Russia. La Russia non può essere distrutta. Ti romperai i denti e poi morirai soffocato inghiottendoli».

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