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    ''A NOVEMBRE POTREBBERO ESSERE PRONTE LE PRIME DOSI DI VACCINO PER I PIÙ FRAGILI''. LA RICERCA TRA OXFORD E POMEZIA PROMETTE BENE, E PIERO DI LORENZO DELL'IRBM, ALLE PORTE DI ROMA, SI SBILANCIA: "SE TUTTO VA BENE, IL CANDIDATO POTREBBE DIVENTARE VACCINO E OTTENERE L'AUTORIZZAZIONE DA PARTE DELLE AGENZIE DEL FARMACO, ENTRO LA FINE DI SETTEMBRE". IL PROBLEMA SONO LE DOSI: L'ITALIA SE NE È ASSICURATI 4 MILIONI, IL REGNO UNITO 100. PERCHÉ LA CASA FARMACEUTICA È LORO…


     
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    1 - VACCINO, TEST PROMETTENTI A OXFORD «SICURO E DÀ RISPOSTA IMMUNITARIA»

    Paola De Carolis per il “Corriere della Sera

     

    Oxford university Oxford university

    Il vaccino contro il Covid è oggi più vicino. Nella corsa alla ricerca del farmaco in grado di domare la pandemia e prevenire ulteriori ondate, la formula creata al Jenner Institute di Oxford ha passato la prima fase di sperimentazione sull'uomo che lo ha annunciato con uno studio sulla rivista scientifica Lancet . Si tratta di «un risultato incoraggiante» anche se la meta finale, ovvero l'approvazione, rimane lontana. Per il primo ministro Boris Johnson così come Kate Bingham, a capo del gruppo di lavoro britannico sui vaccini, è «difficile che il traguardo venga tagliato entro la fine dell'anno».

     

    elisa granato si fa iniettare la prima dose di vaccino contro il coronavirus elisa granato si fa iniettare la prima dose di vaccino contro il coronavirus

    È targato GB, ma il vaccino è frutto di una collaborazione internazionale, come ha precisato ieri Andrew Pollard, direttore dell'Oxford Vaccine Group, che ha citato la comunità di ricercatori che lavora nei suoi laboratori e l'assistenza prestata all'estero durante l'elaborazione e la sperimentazione, in Germania e negli Usa così come a Pomezia dal gruppo biotech Irbm e dalla multinazionale AstraZeneca. «È possibile - ha sottolineato - che alla fine ci saranno diversi vaccini. Se il nostro funziona è più che probabile che altre formule simili abbiano un'efficacia comparabile».

     

    Sempre Lancet , infatti, ha dato notizia dei risultati positivi ottenuti in Cina con la sperimentazione di un vaccino basato sul virus del comune raffreddore. La ricerca di Oxford continua. Oggi sono 19.000 i volontari che hanno ottenuto almeno una dose del ChAdOx1nCov-19. Per la terza fase verranno ampliate le sperimentazioni in paesi come gli Usa, il Brasile e il Sudafrica dove il Covid è ancora attivo tra la popolazione. Per ora, stando allo studio di Lancet , il vaccino è risultato sicuro: non ha innescato reazioni avverse e produce una doppia risposta immunitaria, con anticorpi specifici, che possono bloccare l'arrivo nell'organismo di patogeni, e anche linfociti T, in grado di attaccare e distruggere i patogeni.

    vaccino coronavirus 1 vaccino coronavirus 1

     

    Rimane da verificare, invece, l'efficacia nella prevenzione della malattia nella comunità. Il dosaggio e la durata della protezione rimangono interrogativi da sciogliere. La prima fase, condotta su 1.077 adulti tra i 18 e i 55 anni, ha mostrato che nel 90% dei candidati è stata stimolata una «forte» reazione immunitaria sino al 56esimo giorno dello studio con una singola dose. Con due dosi - somministrate a un sottogruppo di dieci persone - la risposta immunitaria è risultata ulteriormente incisiva.

     

    «Non escludiamo - ha precisato Pollard - che persone di età differenti e di diversi profili medici abbiano bisogno di dosi diverse». Se ci sono alcune controindicazioni - circa il 70% dei candidati ha accusato forme lievi di mal di testa, febbre e nausea, alleviabili, stando al Jenner con il paracetamolo - scatta la gara a prenotare le dosi. L'Italia se ne è già assicurata 4 milioni, la Gran Bretagna, che gioca in casa, 100 milioni.

     

     

    piero di lorenzo irbm piero di lorenzo irbm

    2 - ENTUSIASMO A ROMA: «MA ORA PRUDENZA»

    Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”

     

    Entusiasmo alle stelle all'Irbm, l'azienda alle porte di Roma che sta producendo le dosi del vaccino studiato a Oxford. Quaranta ricercatori e tecnici di laboratorio da mesi lavorano con orari no stop, sette giorni su sette, consapevoli di contribuire a un'avventura storica. Dopo la pubblicazione dei primi risultati su Lancet , clima di giubilo «anche se sappiamo bene che il percorso è ancora lungo, per affermare che è fatta ci vorranno mesi», tiene i piedi per terra Piero Di Lorenzo, amministratore delegato e presidente di Irbm.

     

    Scorgete il traguardo?

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    «Ci vuole grandissima prudenza, non siamo al verdetto finale. Siamo moderatamente ottimisti. Avere toni trionfalistici non ha senso».

     

    Però?

    «Siamo orgogliosi di appartenere a una squadra che è una macchina da guerra, assieme all'azienda AstraZeneca e al governo italiano. Quando è stata paventato il rischio di non poter andare avanti con l'ultima fase della sperimentazione per mancanza di volontari in Gran Bretagna, l'industria non ha esitato a triplicare gli investimenti e ha allargato i test a Brasile e Sudafrica con 10 mila volontari sani ciascuno».

     

    E voi?

    «Ci siamo messi a disposizione. Siamo un sito di ricerca, ma ora produciamo le dosi per la fase 3 e se necessario quelle su scala industriale».

     

    Qual è il ruolo di Irbm?

    «Oxford ha messo a punto l'inoculo virale, cioè la parte di vaccino contro il virus. Noi inseriamo questo materiale in un adenovirus, nostra expertise , che gli fa da navetta. Poi mettiamo il liquido nelle fiale»

     

    I tempi?

    irbm di pomezia irbm di pomezia

    «Se tutto va bene, il candidato potrebbe diventare vaccino e ottenere l'autorizzazione da parte delle agenzie del farmaco, entro la fine di settembre. A novembre potrebbero essere pronte le prime dosi per i più fragili».

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