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1 - VACCINO, TEST PROMETTENTI A OXFORD «SICURO E DÀ RISPOSTA IMMUNITARIA»
Paola De Carolis per il “Corriere della Sera”
Il vaccino contro il Covid è oggi più vicino. Nella corsa alla ricerca del farmaco in grado di domare la pandemia e prevenire ulteriori ondate, la formula creata al Jenner Institute di Oxford ha passato la prima fase di sperimentazione sull'uomo che lo ha annunciato con uno studio sulla rivista scientifica Lancet . Si tratta di «un risultato incoraggiante» anche se la meta finale, ovvero l'approvazione, rimane lontana. Per il primo ministro Boris Johnson così come Kate Bingham, a capo del gruppo di lavoro britannico sui vaccini, è «difficile che il traguardo venga tagliato entro la fine dell'anno».
elisa granato si fa iniettare la prima dose di vaccino contro il coronavirus
È targato GB, ma il vaccino è frutto di una collaborazione internazionale, come ha precisato ieri Andrew Pollard, direttore dell'Oxford Vaccine Group, che ha citato la comunità di ricercatori che lavora nei suoi laboratori e l'assistenza prestata all'estero durante l'elaborazione e la sperimentazione, in Germania e negli Usa così come a Pomezia dal gruppo biotech Irbm e dalla multinazionale AstraZeneca. «È possibile - ha sottolineato - che alla fine ci saranno diversi vaccini. Se il nostro funziona è più che probabile che altre formule simili abbiano un'efficacia comparabile».
Sempre Lancet , infatti, ha dato notizia dei risultati positivi ottenuti in Cina con la sperimentazione di un vaccino basato sul virus del comune raffreddore. La ricerca di Oxford continua. Oggi sono 19.000 i volontari che hanno ottenuto almeno una dose del ChAdOx1nCov-19. Per la terza fase verranno ampliate le sperimentazioni in paesi come gli Usa, il Brasile e il Sudafrica dove il Covid è ancora attivo tra la popolazione. Per ora, stando allo studio di Lancet , il vaccino è risultato sicuro: non ha innescato reazioni avverse e produce una doppia risposta immunitaria, con anticorpi specifici, che possono bloccare l'arrivo nell'organismo di patogeni, e anche linfociti T, in grado di attaccare e distruggere i patogeni.
Rimane da verificare, invece, l'efficacia nella prevenzione della malattia nella comunità. Il dosaggio e la durata della protezione rimangono interrogativi da sciogliere. La prima fase, condotta su 1.077 adulti tra i 18 e i 55 anni, ha mostrato che nel 90% dei candidati è stata stimolata una «forte» reazione immunitaria sino al 56esimo giorno dello studio con una singola dose. Con due dosi - somministrate a un sottogruppo di dieci persone - la risposta immunitaria è risultata ulteriormente incisiva.
«Non escludiamo - ha precisato Pollard - che persone di età differenti e di diversi profili medici abbiano bisogno di dosi diverse». Se ci sono alcune controindicazioni - circa il 70% dei candidati ha accusato forme lievi di mal di testa, febbre e nausea, alleviabili, stando al Jenner con il paracetamolo - scatta la gara a prenotare le dosi. L'Italia se ne è già assicurata 4 milioni, la Gran Bretagna, che gioca in casa, 100 milioni.
2 - ENTUSIASMO A ROMA: «MA ORA PRUDENZA»
Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
Entusiasmo alle stelle all'Irbm, l'azienda alle porte di Roma che sta producendo le dosi del vaccino studiato a Oxford. Quaranta ricercatori e tecnici di laboratorio da mesi lavorano con orari no stop, sette giorni su sette, consapevoli di contribuire a un'avventura storica. Dopo la pubblicazione dei primi risultati su Lancet , clima di giubilo «anche se sappiamo bene che il percorso è ancora lungo, per affermare che è fatta ci vorranno mesi», tiene i piedi per terra Piero Di Lorenzo, amministratore delegato e presidente di Irbm.
Scorgete il traguardo?
«Ci vuole grandissima prudenza, non siamo al verdetto finale. Siamo moderatamente ottimisti. Avere toni trionfalistici non ha senso».
Però?
«Siamo orgogliosi di appartenere a una squadra che è una macchina da guerra, assieme all'azienda AstraZeneca e al governo italiano. Quando è stata paventato il rischio di non poter andare avanti con l'ultima fase della sperimentazione per mancanza di volontari in Gran Bretagna, l'industria non ha esitato a triplicare gli investimenti e ha allargato i test a Brasile e Sudafrica con 10 mila volontari sani ciascuno».
E voi?
«Ci siamo messi a disposizione. Siamo un sito di ricerca, ma ora produciamo le dosi per la fase 3 e se necessario quelle su scala industriale».
Qual è il ruolo di Irbm?
«Oxford ha messo a punto l'inoculo virale, cioè la parte di vaccino contro il virus. Noi inseriamo questo materiale in un adenovirus, nostra expertise , che gli fa da navetta. Poi mettiamo il liquido nelle fiale»
I tempi?
«Se tutto va bene, il candidato potrebbe diventare vaccino e ottenere l'autorizzazione da parte delle agenzie del farmaco, entro la fine di settembre. A novembre potrebbero essere pronte le prime dosi per i più fragili».
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