Monica Serra per “la Stampa”
NICOLETTA PALLADINI
Da ventisei anni Nicoletta Palladini lavorava in questa vetreria di Borgonovo Val Tidone, a venti chilometri da Piacenza. Due figli ormai grandi e una vita intera, più della metà dei suoi anni, trascorsa a fare i turni in azienda, mattina, pomeriggio, notte.
Con la sua esperienza, Nicoletta era diventata una delle coordinatrici del reparto Controllo qualità del vetro cavo lavorato nell'area a caldo. «Non un lavoro complicato», spiegano gli operai che non si danno pace, tutto il giorno asserragliati in un'assemblea permanente che in serata ha proclamato otto ore di sciopero per oggi, «perché, nonostante le richieste dei sindacati di sospendere la produzione, nessun reparto si è fermato. Neanche in segno di lutto e di rispetto per la morte di Nicoletta».
Quello che faceva lei, il controllo qualità «non doveva essere un lavoro pericoloso. Soprattutto da quando, nel 2020, con gli investimenti dell'industria 2.0, i proprietari avevano acquistato il nuovo macchinario che risparmiava agli operai la fatica di caricare e scaricare i bancali coi prodotti finiti, bicchieri, bottiglie, vasetti, dai rulli che li trasportano», spiega Stefano Rossi della Filctem Cgil di Piacenza. La «navetta» lo chiamano. La navetta che ha ucciso Nicoletta, a cinquant' anni, schiacciata in un corridoio troppo stretto, tra un rullo e l'altro.
LA MORTE DI NICOLETTA PALLADINI
Faceva il turno di notte, ma i suoi colleghi in quel momento erano lontani da lei. La navetta si era bloccata già una prima volta all'una e mezza. La seconda, poco dopo le due. «Non una cosa insolita, anzi - racconta una collega -. La navetta si blocca ogni volta che qualcuno entra nel suo raggio di azione». Tutti quei sensori dovevano garantire maggiore sicurezza, ma così non è stato.
Forse Nicoletta è intervenuta per farla ripartire - la cabina comandi è alle spalle - ma qualcosa è andato storto. Se si è trattato di un malfunzionamento della navetta lo scopriranno i carabinieri del comando provinciale, coordinati dalla procura diretta da Grazia Pradella che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e sequestrato il macchinario.
NICOLETTA PALLADINI
L'allarme è scattato poco dopo le due e mezza di notte. I colleghi hanno provato a liberare il corpo della donna, chino sui rulli, ma non ci sono riusciti. Per farlo sono intervenuti i vigili del fuoco e poi i soccorsi del 118, ma nulla: per Nicoletta non c'era più niente da fare. Tutta la sua famiglia si stringe ora nel dolore, quei due figli ormai grandi che tanti sacrifici Nicoletta aveva fatto per mandare all'università.
La maggiore è un medico, specializzanda in Fisiatria, e il secondo poco più che maggiorenne, va al primo anno di Scienze motorie. «Eravamo tre fratelli molto legati. Insieme facevamo il possibile per la mamma invalida. Ora Nicoletta non c'è più», ha detto tra le lacrime la sorella Daniela, prima di chiudersi nel più assoluto silenzio. «Siamo sconvolti, avevamo appena comprato la navetta marchiata Ce, tutti gli operai hanno a disposizione i Dpi e Nicoletta, come gli altri, aveva fatto il corso di formazione nell'ottobre del 2021», scuote la testa Elena Ramondini, responsabile del personale, nella sala d'attesa degli uffici della vetreria che, con i suoi 160 operai oltre alle maestranze interinali, a Borgonovo è un'istituzione.
«Siamo sgomenti, non sappiamo più cosa fare per garantire la sicurezza». Sconcertati anche colleghi e sindacati: «In nome di Nicoletta abbiamo indetto l'assemblea permanente e poi lo sciopero. L'unica cosa che sappiamo, davanti a questa mattanza, è che in tema di sicurezza non si fa mai abbastanza - sottolinea Massimo Pelizzari di Femca Cisl Parma e Piacenza davanti al cancello dell'azienda -. Per questo dobbiamo andare avanti, pretendere delle risposte, fare il possibile perché quel che è successo non si ripeta più».