Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
Piero Angela, come sono andate queste settimane in isolamento forzato?
«Bene, sono un tipo paziente, non ho sofferto la prigione. Quando mi hanno proibito di uscire di casa, io ho obbedito. Però ho un balcone soleggiato e ogni tanto sono andato lì a prendere un po' di sole».
piero angela prima puntata di quark nel 1981.
Ginnastica?
«Ogni giorno cammino avanti e indietro per tutta la lunghezza dell' appartamento.
E faccio le flessioni sulle gambe. Avevo un fisioterapista che naturalmente ha smesso di venire. Sono un ultranovantenne che ha problemi con le ossa e soffro di ernia del disco da quando avevo 25 anni».
Con tutti i suoi viaggi chissà che dolori!
«Ho sempre sofferto in silenzio. E le valigie le ha sempre portate mia moglie».
Che cosa le è mancato di più in questi due mesi?
«Gli amici, i miei figli, i nipoti.. Ogni tanto facciamo la video chiamata, però è una cosa un po' meccanica, la trovo fredda: stare insieme è un' altra cosa...».
Cosa farà il 4 maggio quando comincia la «Fase 2»?
piero angela
«Io continuerò a essere prudente e a non uscire. Però penso che verranno qui i miei nipoti e sarà un momento importante: è tanto tempo che non ci vediamo e non era mai successo prima, perché abitiamo vicino».
La preoccupa il rientro alla normalità?
«Temo questa "apertura dei cancelli", anche se molto graduale. L' influenza di stagione ogni anno in Italia colpisce mediamente 5-6 milioni di persone, con cinquemila decessi. Il nostro organismo è predisposto con le difese immunitarie, e basta stare a letto per guarire. Adesso, invece, non siamo preparati. Se si guardano i contagiati ufficiali il numero è ancora basso, ma la mortalità è molto più alta rispetto alla normale influenza. Dobbiamo stare attenti finché non ci sarà il vaccino».
PIERO ANGELA
I no-vax lo faranno?
Ride. «Ognuno si regola come vuole, però il mio lavoro, anche con il Cicap, è di dare una informazione corretta. Poi, ognuno è libero di buttarsi dalla finestra, purché sappia che non è una cosa che migliora la salute!».
Da divulgatore, l' ha sorpresa questo coronavirus?
«Il mio amico Lorenzo Pinna ha scritto un libro che si intitola Cinque ipotesi sulla fine del mondo e la prima è un virus. Un po' qualcosa di simile c' era già stato in passato. Mia madre si era ammalata di spagnola, che ha fatto 50 milioni di morti. Per fortuna lei si salvò: raccontava che qualcuno le lasciava da mangiare fuori dalla porta, un po' come è successo da noi nelle varie zone rosse».
PIERO ANGELA
Gli italiani hanno reagito bene?
«Gli italiani sono indisciplinati per natura, ma in questa occasione si sono spaventati, quindi hanno obbedito alle regole».
Come è cambiata la sua quotidianità?
«Lavoro molto da casa, da sempre. Con i miei collaboratori ho preparato dieci nuove puntate di Superquark per RaiPlay: in questa fase era sufficiente usare telefono e email».
Cos' altro ha fatto?
«Ho rimesso a posto tutte le carte che si erano accumulate in anni e anni. Ho tanti dossier, tengo tutto: ritagli di giornale, di riviste, testi di programmi, testi di prefazioni che ho scritto, pezzi di cose che non ho mai pubblicato.
PIERO ANGELA
Certe pile altissime...».
Ha scritto un nuovo libro?
«No, e poi un' autobiografia l' avevo già scritta. Però chi ha tenuto un diario di questi giorni lascerà una testimonianza preziosissima per le future generazioni».
E il pianoforte?
PIERO ANGELA
«A novembre mi sono rotto il braccio e sono rimasto per tre mesi ingessato. Ma ho ripreso a suonare. Devo dare un po' di forza alle dita, ma sto migliorando. Da un' eternità vorrei incidere un disco e adesso siamo entrati in una fase più concreta. Una parte sarà piano solo e una parte con una piccola formazione che avrà un grande solista del jazz: Dino Piana. È vicino ai 90 anni e ha ancora fiato!».
È riuscito a leggere?
«Sì, un po' di tutto. L' ultimo è il saggio Il cervello è più grande del cielo , del famoso neurochirurgo Giulio Maira».
C' è qualcosa a cui ha dovuto rinunciare e le spiace?
«Ho dovuto interrompere un ciclo di conferenze, "Prepararsi al futuro", partito tre anni fa al Politecnico di Torino. Speriamo di riprendere in autunno».
PIERO ANGELA
Cosa ha imparato?
«Quanto sono importanti cose piccole come un pranzo con gli amici e con i parenti.
In queste settimane ho perso un amico carissimo da quasi sessant' anni, Piero, con cui ci si vedeva tutti i giorni...».
Mi dispiace... Covid-19?
«No, un' altra malattia. Un pomeriggio mi ha chiamato per dirmi che voleva salutarmi e abbracciarmi... Cosa insolita, perché ci sentivamo sempre la sera, ma era consapevole di quello che gli stava capitando. Per me è stato un momento doloroso, soprattutto perché non ho potuto salutarlo. L' hanno cremato a Viterbo, a Roma non c' era posto. Non è potuto andare nessuno, nemmeno i familiari. È stata una cosa molto dura...».
PIERO ANGELA PIERO ANGELA piero angela alberto e piero angela PIERO ANGELA