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    “A PILLON VAI FUORI DAI COJON” TUTTI CONTRO IL DISEGNO DI LEGGE 735 SULLA DEVASTANTE RIFORMA DEL DIRITTO DI FAMIGLIA CON CATEGORIE “SVILENTI VERSO I MINORI E LE DONNE” - NEL CASO DIVENTASSE LEGGE, ANDREBBE DRITTO SOTTO LA MANNAIA DELLA CORTE COSTITUZIONALE E DELLA CORTE DI STRASBURGO ì - CHI C’È DIETRO IL DDL DEL LEGHISTA PILLON


     
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    Luisa Betti Dakli per Dagospia

     

     Tutti contro il ddl 735: gli schieramenti in Parlamento

    simone pillon saluta matteo salvini (1) simone pillon saluta matteo salvini (1)

    Proteste, slogan gridati e critiche feroci non sono bastate a fermarlo, e dopo mesi passati a difendere il punto, il senatore leghista Simone Pillon si prepara a una dura battaglia. Oggetto del contendere è il disegno di legge 735 sulla riforma del diritto di famiglia, depositato in sede redigente in commissione senato a settembre di cui lui è primo firmatario e relatore.

     

    Gli strali sono arrivati da tutto l’associazionismo femminile e dai centri antiviolenza (Rete DiRe), che hanno lanciato una petizione arrivata a 200mila firme per il ritiro del ddl, ma anche dagli esperti: Magistratura democratica ha aperto il suo ultimo congresso con la relazione della segretaria Maria Rosaria Guglielmi, mentre l’Aiaf (Associazione Italiana Avvocati per la famiglia e per i minori), l’Unione Nazionale Camere Minorili, l’Anamef (Associazione nazionale avvocati mediatori familiari) e il Cismai (Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia), per dirne solo alcuni, hanno mostrato seria preoccupazione.

    MARIA ROSARIA GUGLIELMI LEADER DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA MARIA ROSARIA GUGLIELMI LEADER DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA

     

    Due giudici eminenti in materia, Fabio Roia del Tribunale di Milano e la giudice Gabriella Luccioli, ex presidente della Corte di Cassazione, hanno detto che questa proposta occulta la violenza domestica, e che si tratta di una “riforma devastante” con categorie “svilenti verso i minori e le donne”: un articolato che, nel caso diventasse legge, andrebbe dritto sotto la mannaia della Corte costituzionale e della Corte di Strasburgo.

    MATTARELLA CORTE COSTITUZIONALE MATTARELLA CORTE COSTITUZIONALE

     

    A sparare contro il neocatecumenale Pillon è anche il mondo cattolico a cui lui fa riferimento: il Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), il Forum delle Famiglie, e le donne della chiesa per cui questa proposta “non ha nulla di cattolico”. Ma sferrare i colpi più bassi è stata la piazza di Non una di meno, il movimento femminista che tra la giornata contro la violenza (25 novembre) e l’8 marzo, ha portato un totale di quasi 300 mila persone che hanno sfilato contro questo governo al grido “A Pillon vai fuori dai cojon”.

    PALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE PALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE

     

    A far perdere la pazienza al leghista è stata però la conferenza stampa che il 26 febbraio ha coalizzato senatori e deputati per chiedere il ritiro secco del ddl perché inemendabile: un’ipotesi, quella della revisione del testo, accarezzata da Pillon che pensava di farla franca ritoccando qualche punto non fondamentale per lui e i suoi amici. Intavolata dalle senatrici Valeria Fedeli (Pd) ed Emma Bonino (+Europa), la conferenza è stata uno spartiacque anche per l’affondo di tre uomini: Fusacchia (+E), Grasso (Leu), e soprattutto Alfieri (Pd) che ha raccontato con commozione la sua storia di padre separato, sfatando la favoletta che contro il ddl 735 ci siano soltanto le solite femministe brutte e cattive.

    emma bonino emma bonino

     

    Una zaccagnata sferrata da quelli che Pillon pensava di convincere con piccole concessioni, e dove, oltre al ritiro della sua creatura, la senatrice Valeria Velente (Pd) ha parlato dello spostamento del ddl da sede redigente - dov’era stato collocato per far rapidamente uscire dalla commissione un testo impacchettato su cui votare o sì o no - a sede referente con emendamenti direttamente in aula in cui si prospetta una discussione pubblica e con tempi molto più lunghi.

    simone pillon (3) simone pillon (3)

     

    Un colpo al cuore, quella della richiesta di ritiro fatta dai colleghi, che Pillon nomina come “poco corretta” e “anticostituzionale”, e che lo ha costretto a tranquillizzare i suoi uomini con un video messo su Fb in cui rassicura che ci vorrà solo un po’ più di tempo, e che concluse le 120 audizioni (chiuse il 7 marzo), lavorerà a un testo unico accorpando altri 5 ddl sullo stesso argomento: uno peggio dell’altro tra cui quello di Binetti-De Poli che cancella completamente il reato di violenza domestica facendolo passare da abituale a sistematico.

     

    Ma ormai il domino è partito e anche la vicepresidente della camera di Forza Italia, Mara Carfagna, si schiera affinché “il governo ritiri il ddl Pillon e quello sulle case chiuse”: posizione a cui fa eco Cristina Rossello, avvocata di Berlusconi e deputata FI, che su twitter pubblica, dopo neanche 24 ore, 20 buone ragioni per abrogare la proposta leghista sull’affido.

    valeria fedeli valeria fedeli

     

    Schieramenti trasversali che rendono probabile l’ipotesi di un intergruppo di chi quel ddl lo vuole vedere nel cestino: uno schieramento sempre più largo che scoperchia l’operato del senatore mettendo in crisi il M5S, quindi i suoi partner di governo, che già aveva detto più volte che quella riforma, così come è stata formulata, non è accettabile e che in questa fase potrebbe fare un passo in più ritirando le sue firme dall’articolato.

     

    vincenzo spadafora sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio (5) vincenzo spadafora sottosegretario di stato alla presidenza del consiglio (5)

    Mossa a cui, tra le righe, potrebbe aver pensato il sottosegretario con delega alle pari opportunità, Vincenzo Spadafora, che nella prefazione al libro del Sole 24ore per l’8 marzo (“#hodettono” di Chiara Di Cristofaro, Flavia Landolfi, Manuela Perrone e Simona Rossitto), scrive che “le proposte di legge sull’affido condiviso spesso dimenticano il principio dell’interesse del minore e paiono orientate a favorire uno dei due genitori”, aggiungendo: “Questo per me è inaccettabile”, che letta così significa no al ddl 735 senza se e senza ma.

     

    mara carfagna alessandro ruben (3) mara carfagna alessandro ruben (3)

    Una bufera scatenata ancor prima della discussione vera e propria che a Palazzo Madama riprende in commissione giustizia il 19 marzo e che sarà allargata a chi non ne fa parte (come è consentito): un momento in cui il M5S dovrà decidere da che parte stare avendo gli occhi che saranno puntati sui pentastellati che quel ddl lo hanno sottoscritto (Bruna Piarulli, Grazia D’Angelo, Elvira Lucia Evangelista, Alessandra Riccardi, Dino Giarrusso).

     

    Precedenti alleanze trasversali contro Pillon ci sono già state: a Torino il comune ha chiesto il ritiro del ddl con un documento della consigliera Marina Pollicino (M5S), e al comune di Roma Pd e M5S hanno votato insieme sullo stesso argomento: un percorso che la senatrice Fedeli ha incoraggiato affinché si continui a prendere posizione per il ritiro secco in tutti i comuni d’Italia.

     

    MARA CARFAGNA CONTRO MATTEO SALVINI MARA CARFAGNA CONTRO MATTEO SALVINI

    Ma se non cade al Senato che succederà? Lo scacco matto potrebbe arrivare alla Camera dove un nutrito gruppo di deputate cinquestelle giura che mai e poi mai voterà “quel coso” (come l’ha ribattezzato Bonino), anche se emendato: donne che in alcuni casi hanno subito violenza e che quindi sanno quanto il “coso” potrebbe essere pericoloso per chi denuncia maltrattamenti. Parlamentari che ora hanno il terrore di esporsi ma che potrebbero dare vita a un’iniziativa di gruppo.

    simone pillon (2) simone pillon (2)

     

    A tutto questo Salvini ha risposto dicendo che “ci sono troppe donne che utilizzano minori con scopo ricattatorio per ottenere quello che non sempre è giusto che ottengano”, e ha mandato avanti la ministra Bongiorno che ha cercato di parare parlando di un testo che sarebbe “un punto di partenza e non di arrivo”: lei che anni fa propose una legge d’iniziativa popolare simile (anche se meno strutturata) in cui introduceva la teoria-truffa dell’alienazione parentale, contenuta nel Pillon, pur occupandosi di violenza maschile sulle donne con “Doppia Difesa”.

     

    Ma cosa vuole questo Pillon?

    Il disegno si regge su 4 avamposti: mediazione obbligatoria, a carico delle coppie che si vogliono separare, per stabilire un piano regimentato che potrebbe prevedere anche un coordinatore familiare (figure private che sostituiscono la discrezionalità del giudice); tempi perfettamente paritetici con il bambino che passa da una casa all’altra con la valigia in mano, perdendo la casa familiare (che invece è un suo diritto); mantenimento diretto per cui ogni genitore provvede ai bisogni dei figli quando sono con loro, creando uno squilibrio tra chi guadagna di più (di solito il padre) e chi guadagna di meno (di solito la madre che lascia il lavoro per accudire i figli), sostentamento che a 18 anni finisce se non richiesto a un magistrato dai figli stessi; infine introduzione dell’alienazione parentale e dei falsi abusi.

    PADRI SEPARATI PADRI SEPARATI

     

    Un possibile terremoto di quella che nel 2006 è stata approvata come legge sull’affido condiviso, che non tiene conto che le coppie che oggi si separano consensualmente in Italia sono l’82%, mentre solo il 18% va in giudiziale: un disegno che si rivolge a separazioni con alta conflittualità, quindi ancora meno, coinvolgendo però tutti.

     

    AFFIDO PADRI SEPARATI AFFIDO PADRI SEPARATI

    I punti dolenti di questo impianto, su cui i centri antiviolenza, gli avvocati e alcuni giudici si sono scagliati, sono nel quarto pilastro. Nell’articolo 11 del Pillon si esclude l’affido condiviso in caso di violenza “comprovata e motivata”, senza dire se sia necessario il terzo grado di giudizio - che in Italia arriva dopo anni - o se si può escludere già quando c’è una denuncia che è il momento più pericoloso dove la donna rischia di essere uccisa, a volte con i figli, come ci insegna la cronaca del femminicidio; mentre nell’articolo 12 si costringe il bambino a frequentare da solo e con pernotto il genitore che ha perso l’affidamento anche nel caso di abusi o maltrattanti, per almeno 12 giorni al mese.

     

    PADRI SEPARATI FIGLI NEGATI PADRI SEPARATI FIGLI NEGATI

    Non solo, perché agli articoli 17 e 18, scritti insieme al neuropsichiatra Giovanni Battista Camerini, se un bambino o una bambina osano rifiutare un genitore, verranno prelevati e messi in strutture specializzate dove saranno resettati per imparare ad accettare chi hanno respinto, oppure saranno affidati in maniera esclusiva al genitore che non vogliono vedere anche nel caso avesse perso l’affido per gravi condotte come violenza e abuso, e questo senza indagare i veri motivi del rifiuto. E l’altro genitore che fine fa? Pur in assenza di “evidenti condotte”, gli sarà tolta la responsabilità genitoriale perché “aliena il figlio” e sarà punito.

     

    Alienazione parentale e falsi abusi

    donna mangia dalla ciotola del cane 1 donna mangia dalla ciotola del cane 1

    Inventata negli anni ‘80 dallo psichiatra americano Richard Gardner, la Pas (Parental Alienation Syndrome) è stata recentemente ribattezzata Alienazione parentale perché rigettata da parte della comunità scientifica, e quindi riproposta come disturbo comportamentale per farla entrare più facilmente nei tribunali. Respinta dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici e dalla Società italiana di pediatria, dichiarata inesistente dall’Istituto superiore di sanità, classificata non utilizzabile dalla sentenza di Cassazione n.7041 (20 marzo 2013), e non presente nel D.S.M. (Diagnostic and Statistical Manual of mental desorders), la Pas in Francia è stata vietata dal governo nel 5° Piano nazionale antiviolenza perché ribalta la responsabilità tra vittima e offender.

    maltrattamenti in famiglia 1 maltrattamenti in famiglia 1

     

    Per Gardner infatti se un bambino rifiuta un genitore la colpa è sempre dell’altro, e le eventuali accuse di violenza sono false perché frutto di manipolazione del genitore alienante, che per lui è sempre la madre. Pezzi di una possibile legge in cui viene considerata irrilevante, e quindi occultata, la violenza domestica che colpisce la maggior parte dei 7 milioni di donne che in Italia la subiscono (dati Istat), e che invece per Salvini, Pillon e i loro amici, sarebbero tutte madri che si inventano balle per ricevere privilegi nella separazione (90% di false denunce), alienando così i bambini per metterli scientemente contro i padri. Un controsenso numerico se leggiamo la cronaca giornaliera dei femminicidi e se pensiamo che, sempre secondo l’Istat, il sommerso delle donne che hanno paura e non denunciano una violenza sono il 93%.

     

    maltrattamenti in famiglia maltrattamenti in famiglia

    Una storia che non inizia con l’arrivo del senatore di Brescia a Roma, ma che ha avuto un decorso tutt’ora in atto nei tribunali dei minori e civili, dove mamme che cercano di sottrarre se stesse e i propri figli alla violenza intrafamiliare, separandosi dal partner, vengono accusate a loro volta di false denunce e di alienare i figli, da giudici che invece di fare indagini, si basano su Ctu (Consulenze tecniche d’ufficio) redatte da psicologhi e psichiatri i quali, applicando la pseudo teoria della Pas, ribaltano il paradigma vittima/offender, punendo le sopravvissute e i bambini: un meccanismo che vede all’opera avvocati ben pagati da uomini che altrimenti sarebbero nei guai.

    violenza contro donne violenza contro donne

     

    Un sistema collaudato da professionisti con parcelle salate che negli anni si sono infiltrati nelle istituzioni dando vita a un business che ora va rafforzato con una legge ad hoc che non lasci nessuno spazio alla discrezionalità del giudice, il quale potrebbe anche non basarsi sulle Ctu ma fare il punto con indagini, respingendo la teoria passista.

    VIOLENZA DONNE VIOLENZA DONNE

     

    Non è la prima volta però che una proposta del genere arriva sul tavolo di una commissione in parlamento, perché prima del Pillon ci sono stati almeno una quindicina di proposte che hanno tentato di far entrare in una legge la Pas, non da ultimo il ddl 957 che fu respinto nel 2012 con senatori e senatrici minacciati fuori Palazzo Madama dopo la bocciatura.

     

    Proposte di legge sostenute da associazioni di padri separati: una minoranza di uomini che si accanisce sulle ex che hanno osato sottrarsi al loro controllo, e che hanno dato spettacolo di sé al I municipio di Roma il 31 gennaio di quest’anno quando hanno assalito con violenza fisica e verbale le donne che erano lì a manifestare contro lo stesso Pillon che ha dichiarato di non aver visto nulla (Convegno “Famiglia e natalità. Quali politiche per affrontare il drammatico invecchiamento della nostra società”).

    VIOLENZA DONNE VIOLENZA DONNE

     

    Chi c’è dietro il ddl Pillon

    Ad aver partecipato alla stesura del disegno di legge 735 ci sono, tra gli altri, il pediatra Vittorio Vezzetti e il neuropsichiatra infantile Giovanni Battista Camerini, che hanno contribuito a esportare la teoria di Gardner in Italia traslocandola nei tribunali: figure di spicco di quella lobby pro-Pas che negli anni Novanta era già attiva con l’Associazione Padri Separati e la Gesef (Genitori separati dai figli), e che vedrà il fiorire di numerose associazioni tra cui Adiantum (Associazione di associazioni nazionali per la tutela del minore) e la più recente Colibrì (Coordinamento libere iniziative per la bigenitorialità e le ragioni dell’infanzia). Associazioni che spesso sono doppioni e alcune di dubbia esistenza: come l’Associazione genitori sottratti dell’Emilia Romagna di Roberto Castelli (che fa parte di Colibrì) che a Bologna è indicata in Via Marsili 10/A che in realtà è un postamat, o la Gesef di Vincenzo Spavone che ha diverse sedi tra cui una introvabile all’interno del complesso della Camera di Vicolo Valdina n.3.

    silenzio nasconde la violenza silenzio nasconde la violenza non e un permesso non e un permesso

     

    Adiantum, che gioca un ruolo importante in questa partita, nasce nel 2008 con Vezzetti presidente ed è frutto dell’unione di 7 associazioni tra cui quella di Vittorio Apolloni che era “consigliere nazionale con delega specifica nell’area abusi ai minori”, dato che nel 2001 aveva creato il Centro di documentazione Falsi abusi di Torino, dopo che il figlio Valerio era stato accusato di pedofilia nella scuola materna “Bovetti” di La Loggia, insieme alla direttrice, Vanda Ballario. Un personaggio chiave che ha contribuito a divulgare in Italia il concetto di falsi abusi attraverso il fake, usato da tutta la lobby pro-Pas, per cui le denunce di violenze sessuali sui bambini sarebbero per il 90% false (come quelle delle madri per violenza domestica), e intervenendo in tutti i casi di pedofilia, almeno fino a quando il figlio Valerio viene condannato dalla Cassazione per gli abusi sui minori di cui era stato accusato.

    sii responsabile per le tue azioni sii responsabile per le tue azioni basta accusare le vititme basta accusare le vititme

     

    Vittorio Apolloni che nel 2009 troviamo, tra gli altri, con Vezzetti, Casonato, e l’ex ministro Carlo Giovanardi, altro paladino dei falsi abusi, al convegno di Adiantum, “Il futuro non aspetta” (18/20 settembre, San Cesario sul Panaro a Modena). Vezzetti che arriva alla ribalta come ospite al Costanzo Show perché è un padre separato che nel 2007 fa costituire il figlio di 6 anni parte civile nel processo contro la madre accusata di alienarlo, e che poi diventa un caro amico e collaboratore di Pillon: una coppia che troviamo insieme in molti convegni in giro per l’Italia, tra cui quello di Bologna su “Affido condiviso: nuove acquisizioni” del 2016, e al 2° Festival della bigentorialità di Brugherio.

    matrimonio non significa consenso matrimonio non significa consenso

     

    non voglio far nascere mio figlio in un mondo che accetta la violenza sessuale non voglio far nascere mio figlio in un mondo che accetta la violenza sessuale

    Ma è il neuropsichiatra infantile Camerini, autore di più di 200 Ctu, ad aver interpretato meglio il pensiero perverso di Gardner in Italia. Per lui, che ha contribuito all’articolo 17 e 18 del ddl Pillon, “La maggior parte delle false accuse si verifica nelle separazioni conflittuali nelle quali nel 90,4% dei casi l’accusato è il padre”. Perito del tribunale, Camerini s’ispira a Gardner che a sua volta parla ampiamente di pedofilia nei suoi libri dicendo che “se un padre abusa della figlia la colpa è della madre inibita che non vuole fare sesso con suo marito - scrive Gardner in “L’isteria collettiva dell’abuso sessuale” (ed. Quattro Venti, Urbino 2013, p. 59) - e che, al fine di evitare scappatelle extra familiari, le offre la figlia” e spinge il padre “per prenderla dietro o davanti a seconda dei casi”. Madri che se invece sono oneste, sempre secondo Gardner, preferiscono “vivere in una situazione nella quale i loro bambini sono sessualmente abusati piuttosto che soffrire la rottura del loro matrimonio”.

     

    rispetta e protegig rispetta e protegig

    False accuse che partono per occultare casi di pedofilia per poi allargarsi alle accuse di violenza domestica usando l’alienazione parentale per scagionare maltrattanti e abusanti, e far passare le madri che denunciano violenza domestica, come bugiarde: false denunce fatte in cattiva fede che in realtà andrebbero dall’1% al 3%, come scrive l’avvocato Andrea Coffari nel suo libro “Rompere il silenzio” (ed. Laurana) dove questa storia è ricostruita nei dettagli.

     

    non hai dirittti su di me non hai dirittti su di me

    Altro strenuo sostenitore di Gardner è Marco Casonato, psicologo e perito del tribunale, che in questi anni ha organizzato all’Università della Bicocca, dov’era ricercatore, numerosi convegni frequentati da chi ruota intorno al ddl 735: Vezzetti, Camerini, Gulotta, Mazzola e molti altri tra cui, ovviamente, il senatore Pillon (tra tutti, “Il divorzio altamente conflittuale”, Univ. Milano-Bicocca, Venerdì 5 giugno 2015). Una carriera che finisce quando il 1 novembre 2017 Casonato uccide il fratello investendolo con la macchina più volte per l’eredità della villa di famiglia a Massa.

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