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    HA FATTO I CONTE SENZA L’OSTE - A “PORTA A PORTA” RENZI PROPONE UN GOVERNO ISTITUZIONALE PER FARE LE RIFORME, SENZA “GIUSEPPI” ALLA GUIDA - CON L’OBIETTIVO DI ARRIVARE ALL’ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - MATTEUCCIO NON SI ASSUME LA RESPONSABILITÀ DELLO STRAPPO, MA NON FA MEZZO PASSO PER RICUCIRE. E CONTE NON ABBOCCA: “NON SARÒ IO A FARGLI IL FAVORE. PERÒ SONO STANCO DI MEDIARE, NON MI FARÒ CUOCERE A BAGNOMARIA”


     
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    1 - «ELEZIONE DEL PREMIER» CONTROMOSSA DI RENZI E ATTACCA: VIA IL REDDITO

    Diodato Pirone per “il Messaggero”

     

    RENZI CONTE RENZI CONTE

    Elezione diretta del premier. Anzi il sindaco d'Italia. E' una formula istituzionale che non esiste in nessun paese occidentale (il presidenzialismo è un'altra cosa) ma questa è la proposta che Matteo Renzi ha lanciato ieri dagli schermi di Porta a Porta. Per l'esattezza il leader di Italia Viva ha lanciato un appello a tutti i partiti per varare un governo istituzionale senza Giuseppe Conte alla guida. Il leader di Iv aggiunge che non è necessario sostituirlo, che può restare anche Conte, se accetta un patto «modello Nazareno» con Salvini, suo acerrimo nemico.

     

    Ma Matteo Salvini, che aprirebbe al più a un governo di scopo per votare in autunno, a Renzi per ora dice no. Dicono no Fdi e tutta la maggioranza. Vito Crimi per i 5Stelle è durissimo e parla di «pagliacciata». Solo Fi sembra aprire ma con molte cautele. Gelido Giuseppe Conte che in serata si trincera dietro un «no comment» facendo però sapere che «farà sapere le sue determinazioni» nei prossimi giorni.

    MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN

     

    La prima reazione del premier Conte è tagliare corto: «La priorità è la crescita, lancerò una cura del cavallo per il sistema Italia». Mentre il Pd risponde picche e rilancia la proposta a tutti i partiti («I numeri ci sono anche senza Iv») di approvare il sistema proporzionale con sbarramento al 5% che «Renzi teme»: «Propone il sindaco d'Italia perché pensa di non farcela a superare l'asticella, è il suo Paurellum», dicono i Dem in transatlantico. «L'Italicum è stato bocciato nel 2016 e non si torna indietro», dice da Leu Roberto Speranza.

     

    STRAPPO SI, STRAPPO NO

    conte renzi conte renzi

    Ma la maggioranza è agli sgoccioli, il leader di Iv dal salotto di Porta a porta non si assume la responsabilità dello strappo, ma non fa mezzo passo per ricucire. Rilancia la sfiducia al ministro Alfonso Bonafede «se non cancelleranno la riforma della prescrizione». Dichiara che l'unica cura del cavallo per l'economia «è cancellare il reddito di cittadinanza». E sfida Conte: ha «provato a sostituire» Iv con i responsabili e «non ce l'ha fatta, se vuole farlo, la prossima volta farebbe meglio a riuscirci». «Come lo scorpione» di Esopo, sentenzia Dario Franceschini, Renzi uccide la rana che lo sta portando in salvo: per ammazzare il governo Conte, va a fondo anche lui.

     

    In Senato in mattinata Renzi prende la parola in Aula per sostenere la battaglia di Conte in Europa contro la proposta di bilancio europeo. Il presidente del Consiglio a chi gli chiede della verifica di governo risponde di essere «concentrato a governare» e chiama tutti alle loro «responsabilità» in un momento di emergenza economica.

     

    Cambia la scena e il leader Iv nel salotto di Vespa non concede neanche un ramoscello di ulivo al premier. Certo, non strappa, ma assicura che non sta «lanciando la palla in tribuna» quando cambia schema e propone un patto di tutti i partiti sulle riforme. «Non ci interessano le sparate», dice Vito Crimi.

    MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

     

    «Chiacchiericcio insopportabile», commenta Nicola Zingaretti. «La nostra pazienza è giunta a un limite», dicono i Dem, nel giorno in cui Iv torna a votare in commissione alla Camera con l'opposizione per provare a bocciare la riforma Bonafede sulla prescrizione.

    La convinzione dei Dem è che Renzi, cercando la sponda di Di Maio («Purtroppo è quello che mi è più vicino in maggioranza», dice il senatore fiorentino), voglia far cadere il governo per sostituire il premier.

     

    «Se ci vogliono cacciare devono dircelo», dice il leader di Iv sfidando Conte a verificare la sua maggioranza in Parlamento. Ma anche se votasse la sfiducia a Bonafede, minacciano i Cinque stelle e i Dem, il governo cadrebbe. Ma Renzi scommette che non si voterà: «Ci sono 945 parlamentari che non vogliono tornare a votare e comunque fino al 2021 per ragioni tecniche non si vota», dichiara il leader di Iv. Perciò adombra il tentativo (fallito) di governo istituzionale fatto da Maccanico nel 1996e invita l'opposizione ad aderire: «In prima battuta mi diranno tutti no, poi vedremo», dice.

    MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE

     

    2 - CONTE: «NON OSA ROMPERE MA NON GLI FARÒ IO IL FAVORE»

    Alberto Gentili per “il Messaggero”

     

    E' rimasto trincerato nell'aula della Camera, Giuseppe Conte, mentre le agenzie battevano le minacce lanciate da Matteo Renzi. Poi, incassato il sì alla risoluzione di maggioranza sulla politica europea, si è infilato senza fiatare a palazzo Chigi e ha confidato: «Renzi provoca ma non ha il coraggio di rompere e non sarò io a fargli il favore. Però sono stanco di mediare, non mi farò cuocere a bagnomaria. Ora avanti a testa bassa con l'azione di governo, perché è evidente che quello vuole provocarne la paralisi per poter dire: Visto? Questo esecutivo non combina nulla, mandiamolo a casa. Glielo impediremo». E Rocco Casalino fa sapere: «Nessun commento ufficiale, il presidente del Consiglio si riserva di rendere note le sue determinazione nei prossimi giorni».

     

    Il copione, insomma, non cambia. Il tanto atteso discorso di Matteo Renzi a Porta a Porta è sintetizzato con un...«tanto tuonò che non piovve». Perché è vero che il leader di Italia Viva ha rilanciato la minaccia di sfiduciare il Guardasigilli Alfonso Bonafede aggiungendoci, per innervosire i 5Stelle, lo stop al reddito di cittadinanza. «Ma è anche vero», spiega una fonte di rango, «che con la sua proposta di elezione diretta del premier, non è andato da nessuna parte. Nessuno ha abboccato».

     

    matteo renzi al senato matteo renzi al senato

    A maggior ragione non abbocca Conte. Renzi ha fatto balenare al premier la possibilità di irrobustirsi con un patto del Nazareno 4.0. O, addirittura, di guidare un governo istituzionale. «Ma non sono un fesso», ha confidato il presidente del Consiglio a un deputato, «così senza andare appresso a queste sciocchezze, che non sono altro che trappole, mi butto a capofitto sull'azione di governo».

     

    IL GIOCO DEL CERINO

    La tensione resta altissima. Dario Franceschini, il capo delegazione dem, scomoda Esopo paragonando Renzi allo scorpione che uccide la rana che lo sta portando in salvo. Il mite Roberto Speranza ricorda all'ex premier il tracollo del referendum del 4 dicembre 2016, quello che lo portò a lasciare palazzo Chigi. Dietro tanta irritazione c'è anche la consapevolezza che il leader di Italia Viva continuerà la sua guerra di logoramento, «giocando a fare l'opposizione stando al governo, senza però voler spegnere il cerino della crisi».

     

    nicola zingaretti giuseppe conte nicola zingaretti giuseppe conte

    Per questa ragione, improvvisamente, perde appeal l'idea di andare a un «chiarimento immediato» in Parlamento. «Conte lo voleva fare per stanare Renzi, con una risoluzione o con una mozione di sfiducia, ma visto che quello non si fa stanare e voterebbe qualsiasi fiducia, che lo facciamo a fare?», si chiede un ministro dem. Insomma, niente strappi. Nessuna prova di forza. Almeno per il momento. Ma c'è chi è pronto a scommettere che arriverà quando ci sarà da votare in Parlamento la nuova agenda programmatica.

     

    Per la stessa ragione Conte mette in stand-by la nascita di un gruppo di responsabili in Senato, in grado di rendere «innocuo» e «irrilevante» Renzi. Ma è ben consapevole che la contromossa dell'ex premier è cercare di lavorare ai fianchi l'anello più debole della maggioranza: i 5Stelle.

     

    dario franceschini ritiro del pd all'abbazia di contigliano 3 dario franceschini ritiro del pd all'abbazia di contigliano 3

    Da qui la minaccia di sfiduciare Bonafede, capo delegazione grillino nel governo. E la richiesta di cancellare il reddito di cittadinanza, la vera bandiera pentastellata. «Quello semina zizzania, fa il guastatore, ma non riuscirà a dividerci», dice un esponente grillino in Transatlantico. E aggiunge, mentre un dem annuisce: «La verità è che Renzi fa tutto questo casino per avere un pugno di poltrone. Se siglassimo un'intesa sulle nomine nelle aziende partecipate probabilmente si calmerebbe».

     

    «VUOLE IL PAURELLUM»

    In tutto questo il rilancio di Renzi per una riforma costituzionale che porti all'elezione diretta del capo del governo, viene letta «solo come un tentativo far saltare l'accordo si maggioranza per il proporzionale con sbarramento al 5%, visto che lui è fermo al 3%. Il suo modello elettorale è il Paurellum...».

     

    alfonso bonafede luigi di maio alfonso bonafede luigi di maio

    Tant'è, che il Pd neppure prende in considerazione la proposta renziana. Nicola Zingaretti è decisamente «stufo del chiacchiericcio» dell'ex premier e minaccia: «Andremo avanti solo finché sarà possibile fare cose utili per gli italiani». Con un problema: è probabilmente vero che, come afferma Renzi, non si può andare a elezioni prima della prossima primavera.

     

    Non manca una bella iniezione di veleno: «Zingaretti ha smesso di andare ai talk show e stiamo cercando di concedere a Renzi gli spazi televisivi riservati al Pd. Perché più Matteo va in tv, più il Pd cresce nei sondaggi: +0,4 in una settimana, mentre Italia Viva è scesa dello 0,2%. D'altronde Renzi con questa sovraesposizione mediatica è passato in 5 anni dal 40% delle europee al 3%. Continuasse così...».

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