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    I SOLDI COMPRANO TUTTO, ANCHE IL SILENZIO - A PORTO CESAREO, UNA DONNA RISCHIA DI ANDARE A PROCESSO CON L'ACCUSA DI FAVOREGGIAMENTO PERSONALE: AVREBBE RICEVUTO 600 EURO PER NON DENUNCIARE LE MOLESTIE SUBITE DALLA FIGLIA DI 9 ANNI - LA DENUNCIA È PARTITA DOPO CHE LA BAMBINA HA CONFESSATO GLI ABUSI A UN'INSEGNANTE. INTERROGATA DAI CARABINIERI, LA MADRE HA CONFESSATO DI ESSERE A CONOSCENZA DI QUANTO ACCADUTO, MA...


     
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    Claudio Tadicini per www.corriere.it

     

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    Avrebbe taciuto i palpeggiamenti subiti dalla figlioletta in cambio di 600 euro, ricevuti dal presunto molestatore per non essere denunciato. Ed ora, insieme a quest’ultimo, rischia di affrontare il processo: lei con l’accusa di favoreggiamento personale; lui con quella di violenza sessuale, aggravata perché compiuta su un minore.

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    I FATTI IN SPIAGGIA

    I fatti risalgono all’estate 2020 e si sarebbero verificati su una spiaggia di Porto Cesareo, una delle mete balneari più gettonate del Salento. È qui che, secondo la ricostruzione degli inquirenti dell’Arma dei carabinieri, il presunto pedofilo avrebbe palpeggiato la giovanissima – alla data dei fatti di soli 9 anni – con la scusa di fare un bagno in mare assieme, allungando le mani sulle sue parti intime. Abusi che l’uomo, un quarantenne di Copertino, avrebbe compiuto dopo avere afferrato con forza la ragazzina ed averla stretta a sé, raccomandandole poi di non dire nulla alla madre.

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    LA BIMBA HA RIVELATO LA MOLESTIA A UN’INSEGNANTE

    A fare scattare l’inchiesta del pubblico ministero Maria Rosaria Petrolo della Procura della Repubblica di Lecce, ora giunta ad un primo punto fermo con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari ai due indagati, è stata la confessione fatta ad un’insegnante dalla minorenne che, almeno in un primo momento - forse perché spaventata - aveva tenuto per lei quel terribile segreto. E così la vicenda è giunta all’attenzione dei carabinieri.

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    Convocata in caserma dai militari per essere ascoltata, la madre della ragazzina – pur ammettendo di essere a conoscenza di quanto accaduto alla figlia - avrebbe però cercato di coprire l’indagato: prima indicando quale responsabile (come già riferito alla maestra) un non meglio identificato «zio» della bambina; poi rifiutandosi di fornire indicazioni utili per identificare il presunto molestatore.

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    La sua omertà, come emerso dalle indagini, sarebbe stata comprata dal quarantenne per 600 euro: «Avevo paura di una reazione violenta di mio marito». Accertata la sua capacità di testimoniare, la giovanissima ha confermato le violenze subite nel corso dell’incidente probatorio davanti al gip Marcello Rizzo. I due indagati sono difesi dagli avvocati Raffaele Leone e Luigi Rella.

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