Alessandro Giuli per “Libero quotidiano”
FRANCESCO ALBERONI
A quasi novant' anni Francesco Alberoni si concede una scappatella politica con Giorgia Meloni e punta al bersaglio grosso di Strasburgo: sarà capolista nella circoscrizione nord-ovest alle prossime elezioni europee del 26 maggio ed è un bel colpo per la reputazione culturale dei Fratelli d' Italia. Sociologo di fama mondiale, laureato psichiatra, studioso della comunicazione di massa e della teoria dell' informazione, Alberoni fa parte di quella borghesia delle professioni che un tempo fu il vanto del nostro Settentrione coltivato e operoso. C'è da stupirsi che nessuno sia riuscito prima a impadronirsi del suo nome per farne la testa d' ariete di un progetto metapolitico.
Soltanto Silvio Berlusconi, tra il 2002 e il 2005, era riuscito ad avvicinarlo a sé, promuovendolo in quota Forza Italia nel consiglio d'amministrazione Rai (fondamentale il legame con un altro accademico, il professor Marcello Pera, allora presidente del Senato). Ma quello non fu un rapporto organico, semmai poté essere interpretato come la scommessa di uno specchiato liberale che aveva fatto il rettore dell'Università di Trento e della Iulm milanese, e si è poi deciso a passare dall' astrattezza della cattedra alla pratica del servizio televisivo pubblico. Adesso arriva il colpaccio di Giorgia, che ha convinto Alberoni al grande passo e conta di farne l'anti Pisapia sulla piazza milanese e il fiore all'occhiello del nord-ovest conservatore e patriottico.
francesco alberoni - arturo artom - giulio giorello
PUBBLICO E PRIVATO
Il Prof. ha il profilo giusto per l'impresa. Dacché ha lasciato la prima pagina del Corriere della Sera, dove ha firmato la rubrica "Pubblico e privato" dal 1982 al 2011, le sue posizioni si sono rafforzate in senso identitario e hanno trovato asilo sul Giornale. Fermo restando l'interesse dominante di Alberoni, che rimane il complesso delle relazioni sentimentali ed erotiche tra uomo e donna, oggetto peraltro dell' ultimo suo libro, "Amore mio come sei cambiato", scritto con Cristina Cattaneo e pubblicato da Piemme (tesi: l'amore eterno è possibile).
SFIDA AI GRILLINI
FRANCESCO ALBERONI
L'esordio politico di Alberoni è andato in scena ieri in conferenza stampa con la Meloni, che si è detta onorata di avere a fianco «una persona che conosce bene l'Italia, le sue grandezze e i suoi limiti, e può rappresentarla al meglio in Europa». E lui ha aggredito la realtà con piglio giovanilistico, muovendo però dalle questioni interne: «Non sono convinto che la democrazia parlamentare sia al sicuro in Italia Si è formato un direttorio che governa il Paese e che introduce continuamente elementi di non democrazia. Qui invece c' è una leader giovane. Ed è una donna». Con Giorgia, Alberoni condivide la riserva sui Cinque stelle: «Il Movimento è guidato da una Srl. Casaleggio era un genio visionario, ma ha dedicato i suoi studi alla manipolazione del web. Grillo è un demagogo, e insieme sono riusciti a creare grande consenso».
«AMATO DAL POPOLO»
FRANCESCO ALBERONI E GIORGIA MELONI
Alberoni è un esperto di finzione e intrattenimento, essendo anche stato presidente del Centro sperimentale di Cinematografia a Roma (2002-2012), e diffida dell' uso strumentale della tecnologia per interessi di «caste, clan, gruppi chiusi e tanti altri», come disse quasi dieci fa a Barbara Stefanelli del Corriere della Sera. Il tema è rimasto attuale, così come inalterato è il tratto d' intangibile signorilità che caratterizza il professore. Lo capisci dall' elegante desuetudine di alcune sue espressioni (usa il termine «reggipetto», e ho detto tutto) e dalla bonomia con la quale mette in fila i suoi ricordi più scanzonati. Uno fra tutti: lo straordinario Almanacco Bompiani curato assieme a Umberto Eco negli anni Settanta: «Giocavamo. È il mio lato hippy», ha detto Alberoni richiamando alla memoria la vicenda con Antonio D' Orrico.
Uno dei nostri più illustri accademici, il novantenne che dava del tu a padre Agostino Gemelli e ai mostri sacri della psicanalisi, ha infine trovato in Giorgia e nei suoi Fratelli d'Italia la possibilità di verificare sul campo la certezza sedimentata negli anni: «L'accademia non mi ha mai amato: io sono amato dal popolo». Chapeau.