Estratto dell’articolo di Antonio Polito per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni matteo salvini atreju
Nella conferenza stampa di Giorgia Meloni c’era, e c’è spesso nell’azione quotidiana del governo, un convitato di pietra: Matteo Salvini. Così com’era spigliata, sicura di sé e concisa, stile «Io sono Giorgia», sulle vicende di casa sua o sui temi nei quali decide lei (particolarmente efficace su porto d’armi, deputati irresponsabili e giudici contabili militanti), la premier si faceva cauta, prudente, rallentava l’eloquio e pesava le parole quando si entrava in campi in cui fosse politicamente o personalmente coinvolto il suo vice numero 1.
E cioè: il caso Verdini, balneari e ambulanti, Mes, alleanze europee. È come se la concorrenza-competizione del capo della Lega, e la sua conseguente scelta di assecondarlo per non avere nemici a destra, risvegliassero in lei un tatticismo quasi «doroteo», singolare in una leader che ama invece apparire idealista e decisionista.
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHO
Facciamo qualche esempio. È chiaro che Meloni si prepara a partecipare, come primo ministro, alla scelta del prossimo presidente della Commissione europea (più una «lei» che un «lui»). Lo farà insieme con il socialista Scholz e il liberale Macron.
Devono essere d’accordo tutti e tre. Si decide per consenso e l’Italia, grande Paese fondatore, non può essere fuori dalla partita. Di conseguenza, è altrettanto chiaro che gli europarlamentari di FdI voteranno poi per quel presidente insieme a socialisti e liberali, anche al fine di garantire al commissario italiano un portafoglio di peso.
FRUTTETO DITALIA - VIGNETTA BY MACONDO
Tutto ciò è nell’interesse nazionale, e dunque sarà fatto. Ma, per rispondere a Salvini che non vorrebbe invece prendere nemmeno un caffè col Pse e Macron, ma pasteggiare con Le Pen e la tedesca Afd, Giorgia Meloni ha spiegato che un attimo dopo aver partecipato alla chetichella a una nuova «maggioranza Ursula», quella coalizione sparirebbe come d’incanto, e lei tornerebbe con la Lega e la destra anti-europea.
Un altro esempio: la premier ha ripetuto in pubblico ciò che dice da tempo in privato (più o meno dall’infornata di nomine nelle aziende partecipate dallo Stato). Che cioè nel nostro Paese agiscono gruppi che «vogliono dare le carte, l’ho visto accadere»; che si aggirano nei Palazzi «alcune persone che hanno ritenuto di avere avuto in passato ruoli che io non ritengo di dover dare», «che pensano di poter indirizzare le scelte, ma con me non funziona».
GIORGIA MELONI E ursula von der leyen A ROMA 1
[…] Ma come non vedere in quella descrizione di gruppi e persone il profilo di figure come i Verdini, padre e figlio? Non sono gli unici su piazza, per carità. Ma il loro è un caso più unico che raro di «lobby» che si fa partito, che agisce direttamente in politica, prima con Berlusconi poi con Renzi, e ora vantando in giro contatti con la Lega e ostentando, implicitamente oppure no, la «vicinanza» a Salvini.
antonio polito foto di bacco
Il ministro non è stato finora neanche sfiorato dall’inchiesta penale, e anzi il cognato Tommaso in un’intercettazione dice che lui non sapeva delle azioni di lobbying in corso. Ma il semplice fatto che i familiari del titolare del dicastero delle Infrastrutture gestiscano (uno dei due dagli arresti domiciliari) un’attività di «consulenza» per gli appalti dell’Anas (coincidenza che andava comunque evitata), richiederebbe una spiegazione al Parlamento su come si intende vigilare per scongiurare ogni rischio di commistione tra interesse pubblico e privato. E non sono neanche sicuro che basti, dal punto di vista dell’etica politica.
Ancora un esempio: alla lettera di Mattarella, che chiede con urgenza modifiche alla norma sul rinnovo delle concessioni agli ambulanti al fine di non contraddire la legislazione europea, la premier ha risposto così: «Ovviamente l’appello del presidente non rimarrà inascoltato».
meme giorgia meloni matteo salvini
La Lega, con una nota ufficiale emessa poche ore dopo la decisione del Quirinale, aveva invece sgarbatamente risposto così: «Non ci arrendiamo a chi, nel nome dell’Europa, ha provato a svendere lavoro e sacrifici di migliaia di italiani».
E sui «balneari», oggetto in passato di un’altra reprimenda ufficiale del Colle, Meloni ha affermato che il governo ora giustamente vuole «scongiurare la procedura di infrazione europea», che tra l’altro ci costerebbe un bel po’ di soldi, e dare risposte ai Comuni che «devono applicare norme (quelle del governo stesso, ndr ) che non sono chiare».
Infine sul Mes: Meloni ha spiegato che non si poteva ratificarlo perché non c’era una maggioranza favorevole in Parlamento, e questo è lapalissiano. Ma quella maggioranza non c’era perché Salvini non avrebbe votato a favore e dunque anche Fratelli d’Italia non poteva […]
giorgia meloni matteo salvini in versione barbie
E torniamo sempre lì. Il privilegiare la durata delle alleanze, istinto più che naturale in un primo ministro, soprattutto se ha a che fare con Salvini, impedisce però a Giorgia Meloni di far compiere al governo quel salto di qualità, di coltivare quell’ambizione riformatrice che è certamente nell’interesse nazionale, e anche nelle sue personali facoltà […]
La stabilità dei governi è importante. Ma anche la qualità della loro azione lo è. E se da qui alle elezioni europee diventa una precipitosa rincorsa a destra, a chi è più estremista, allora nessuna sorpresa se poi un deputato mette mano alla pistola.
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