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    LA CAPITALE DIVISA… DAL CAPITALE - A ROMA, CIRCA IL 10% DEGLI ABITANTI GUADAGNA IL 40% DEL REDDITO CITTADINO, UNA DISEGUAGLIANZA DI REDDITO PIÙ ALTA RISPETTO AL RESTO D'ITALIA - A TOR BELLA MONACA IL REDDITO MEDIO PRO CAPITE SI ATTESTA INTORNO AI 14MILA EURO, A TOR PIGNATTARA 18MILA, A SAN BASILIO 20MILA EURO, MENTRE AI PARIOLI SI ARRIVA A 58MILA EURO A PIAZZA DI PIAZZA DI SPAGNA 57MILA E IN PRATI DI PRATI 48MILA…


     
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    Daniele Autieri per “la Repubblica - Edizione Roma”

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    Viale Parioli e via di Tor Bella Monaca distano appena 18 chilometri, all'interno dei quali però le coordinate geografiche diventano estremi cartesiani per calcolare la ricchezza e la povertà. Non si spiega altrimenti il dato forse più preoccupante dell'analisi elaborata dal Ministero dell'Economia e delle Finanza sui redditi del 2020: i 1.700 più ricchi dei Parioli guadagnano cinque volte di più dei 22.000 più poveri di Tor Bella Monaca, 510 milioni di euro contro 111 milioni.

     

    stipendi stipendi

    Roma è così: una città spaccata in due. Una grande metropoli divisa tra chi ha e chi non ha. Ma soprattutto tra chi ha continuato a guadagnare e chi è rimasto fermo al palo. Più del resto d'Italia, nella capitale la ricchezza viene distribuita in modo sbilanciato al punto che il 10% dei romani (quelli che superano i 75mila euro all'anno) guadagna il 40% del reddito cittadino.

     

    Parliamo di 19 miliardi di euro sui 51 che nel 2020, secondo i dati del MEF, sono stati dichiarati dagli 1,8 milioni di cittadini che producono ricchezza nella capitale d'Italia. Ingiustizia capitale, quindi, che emerge ancora di più analizzando i dati della media italiana. In Italia il 5% dei cittadini dichiara redditi superiori ai 55.000 euro; a Roma questa soglia è raggiunta dal doppio dei cittadini, il 10%, mentre sul lato opposto le fasce deboli si fanno sempre più deboli.

    piazza di spagna piazza di spagna

     

    Tra il 2019 e il 2020 (il prima e il dopo del Covid- 19) a Tor Bella Monaca il reddito medio pro capite è passato da 17 a 14mila euro, a Tor Pignattara da 19 a 18mila, a San Basilio è rimasto stabile a 20mila euro. Un abisso rispetto ai 58mila euro dei Parioli, ai 57mila di piazza di Spagna, ai 48mila di Prati.

     

    Gli effetti del terremoto economico innescato dalla pandemia hanno colpito tutti, ma alcuni in modo più violento, contribuendo ad allargare quella forbice tra i ricchi e i poveri che ormai disegna confini invisibili tra i quartieri della capitale.

     

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    Oggi in città il gruppo più numeroso di lavoratori ( 540.000 persone) dichiara meno di 10.000 euro, seguito dal ceto medio, ovvero da 520mila contribuenti che dichiarano tra i 26mila e i 55mila euro. Numerosi sono anche quelli che non superano i 15mila euro ( 205mila persone), e che guadagno tra i 15 e i 26mila euro ( 413mila persone). Tornando a guardare le percentuali, oltre il 40% dei romani dichiara meno di 15mila euro, quasi un milione di persone chiamate a fare i conti con una crisi ormai endemica, dove la marginalità dei quartieri periferici difficilmente trova sbocchi o occasioni di riscatto.

     

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    Non sorprende allora che proprio nell'anno del Covid, quel 2020 che ha costretto la capitale e il resto d'Italia a un prolungato lockdown, 11mila persone siano entrate nella fascia al di sotto dei 10mila euro. Il turismo assente, le attività commerciali aperte a singhiozzo, i servizi rallentati, l'export della grande industria laziale fermo al palo: tutti sintomi di un male che arriva da lontano e racconta - più della crisi - la disparità nel benessere e quindi nelle condizioni di vita dei cittadini.

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    Una disparità che, un passo alla volta, rischia di tradursi nella nascita di due città distinte, quella dei ricchi dove case, ristoranti, generi alimentari rasentano i prezzi di altre grandi metropoli mondiali come Londra o New York e quella dei poveri, confinata all'interno di un recinto dove il costo della vita è ancora accessibile. Un recinto assediato dagli eventi e sempre più difficile da proteggere.

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