Massimo Lugli per la Repubblica
IL 64 ATAC
I disastrati mezzi pubblici romani, da sempre, sono un alleato prezioso dei taccheggiatori di ogni risma visto che, quando si viaggia ammassati come bestiame, il gioco di mano è molto più facile. Manolesta e manomorta, anche gli sporcaccioni sempre in agguato ma quello è un altro discorso. Tornando a Nonno Benito, la cronaca dell' arresto ha qualcosa di patetico. L' attempato borseggiatore ha preso di mira un ragazzo milanese di 16 anni in vacanza nella capitale, si è avvicinato discretamente e lo ha castigato, altro termine tipico del lessico malavitoso.
Come ogni scarparo che si rispetti, Benito ha tolto immediatamente le poche banconote e ha fatto per liberarsi del portafogli appena rubato, cercando di scendere al volo alla prima fermata ma non ne ha avuto il tempo. Sull' autobus, come ogni mattina, c' erano due carabinieri "in abito simulato" mischiati ai passeggeri in servizio antitaccheggio visto che il 64, la linea che attraversa il centro, trasporta anche moltissimi turisti e i borseggiatori li seguono come un branco di sciacalli.
BORSEGGIATORE
Nonno Benito non ha individuato i due militari ma i carabinieri lo hanno riconosciuto al volo: la sagoma esile, gli abiti decorosi ma soprattutto la barba e i capelli lunghi erano inconfondibili. Non appena lo hanno visto entrare in azione, i due si sono avvicinati a forza di spintoni e lo hanno bloccato. La scena che ne è seguita è degna di un cinepanettone targato Neri Parenti. «Lei è in arresto». «Io, e perché? Che ho fatto?». «Non ci prenda per scemi, ha un portafogli in mano e non è sicuramente suo, lo ha sfilato a questo ragazzo». «Il portafogli, come no? Gli è caduto dalla tasca e stavo per restituirglielo ma mi avete bloccato Non si può neanche fare una gentilezza a qualcuno».
CARABINIERI
«Ah si? E allora vediamo cosa ha in tasca signor Benito». «Giù le mani, come vi permettete». Rapida perquisizione e dalle minacciose saccocce dello scarparo saltano fuori i soldi, neanche 100 euro. Il ragazzo va su tutte le furie ma Nonno Benito non demorde. «Allora, com' è che le banconote sono finite nelle sue tasche? », incalzano i carabinieri. Il vecchietto allarga le braccia. «E che ne so? Telecinesi? Sarà stato un fenomeno paranormale ». La conclusione è stata la stessa di tante altre volte. Il quasi novantenne è finito in caserma per l' estenuante routine della stesura del verbale, tra qualche sfottò e qualche battuta dei militari, non senza un briciolo di simpatia.
«Ma lei proprio non si stanca mai, eh?». «E che altro potrei fare? Se mi fermo mi rincretinisco ».
BORSEGGIATORE BORSEGGIARE SCIPPARE
Nonno Benito ha passato l' ennesima notte nelle camere di sicurezza in attesa del processo per direttissima con un epilogo scontato: quell' ossimoro giudiziario per cui il fermo viene condannato e l' imputato rimesso in libertà. Commentare che il lupo perde il pelo ma non il vizio è un luogo comune fin troppo scontato ma in questo caso calza a pennello. Sta di fatto che Nonno Benito, sicuramente, non ha alcuna intenzione di andare in pensione definitivamente e chi indaga è sicuro di ritrovarselo tra i piedi nel giro di pochi giorni. Come scarparo, in fondo, non dev' essere poi un gran che, visto che ha collezionato almeno una cinquantina di fermi. «L' ultima volta che l' ho arrestato aveva 70 anni», ricorda Antonio Del Greco, ex dirigente del commissariato Trevi Campo Marzio. «Aveva una strizza bestiale di essere picchiato e continuava a dire: per carità, non mi toccate, sono solo un vecchioE già 18 anni fa lo chiamavano nonno ».