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    "MIA SORELLA STA PEGGIORANDO, NON VEDE PIÙ E HA IL CORPO VIOLA. CHE CAVOLO DEVO FARE?" - A ROMA L'AMBULANZA ARRIVA DOPO 2 ORE E MEZZA E UNA RAGAZZA DI SOLI 29 ANNI MUORE PER UN'ULCERA DUODENALE PERFORATA - LA PRIMA TELEFONATA AL 118 ALLE 13:03: LA RAGAZZA NON SI SENTIVA PIÙ LE MANI E I PIEDI - DOPO QUATTRO CHIAMATE I MEDICI SONO ARRIVATI ALLE 15:30 CIRCA QUANDO LA RAGAZZA ERA ORAMAI IN AGONIA - L'AVVOCATO DELLA FAMIGLIA HA PRESENTATO DENUNCIA CONTRO IGNOTI: "BISOGNA FARE LUCE"


     
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    Giuseppe Scarpa per www.repubblica.it

     

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    "Non sento più mani e piedi". Si sveglia, sta male. Non riesce a muoversi. Chiede aiuto alla sorella più piccola, Rebecca. Paula Onofrei, 29 anni, una cameriera di un ristorante di Trastevere è in condizione critiche. Ma l'ambulanza non arriva nonostante Rebecca telefona per ben quattro volte al 118 dalle 13.03 alle 15.29. Quando i sanitari arrivano, dopo due ore e 37 minuti, alle 15.40 del 22 luglio, non c'è più niente da fare. La 29enne è in agonia.

     

    La notte del 22 luglio è rientrata a casa, quartiere Casalotti, prima di concludere il turno di lavoro. Sta male. Rebecca è spaventata chiama una prima volta il 118 alle 13.03. Spiega che Paula è "senza forze". Precisa che la notte precedente era andata al pronto soccorso e le avevano detto che, forse, aveva una colite. La 29enne non ha una colite. Sta lentamente morendo nel letto della sua camera.

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    L'intera vicenda, fino al tragico epilogo, è riassunta in una dettagliata denuncia. Rebecca telefona al numero delle emergenze altre tre volte, alle 14.13, alle 14.57 e alle 15.29. È allarmata. La condizione della 29enne precipita, intuisce che è grave ma non si sente nessuna sirena all'orizzonte. Le sue chiamate, insistenti, si rivelano inutili anche se sono una sorta di bollettino di guerra. Ogni telefonata all'operatore aggiunge dettagli tragici: "non ha più sensibilità alla lingua", spiega alle 14.13. L'operatore risponde: "manderemo un'ambulanza". Alle 14.57 nessun medico ha bussato alla porta dell'appartamento

     

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    Allora la sorella della vittima impugna di nuovo lo smartphone: "Scusate è la terza volta che chiamo, mia sorella sta peggiorando. Ora non vede più e ha il corpo viola". L'operatore chiede a Rebecca se Paula ha la lingua bianca: "Sì, ha la lingua bianca". A questo punto la telefonata viene trasferita ad un’altra persona apparentemente più esperta, che chiede: "Dimme un po' che succede? Che sta a succede a sta ragazza?". La sorella spiega tutto dal principio. Ma niente, non arriva nessuno.

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    Alle 15.29, per la quarta volta, Rebecca telefona al 118. Questa volta urla: "Sono due ore e mezzo che aspetto, mia sorella sta peggiorando che cavolo fate?". Quando i sanitari arrivano alle 15.40, due ore e 37 minuti dopo la prima telefonata, Paula è in fin di vita. Tentano di rianimarla nella sua camera ma non ci riescono.

     

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    La squadra è convinta che la ragazza sia in overdose. La sorella spiega che Paula non ha mai assunto droghe. La giovane muore alle 17.14 per uno shock settico causato da ulcera duodenale perforata, stabilirà successivamente la relazione del medico legale. La famiglia ha presentato una denuncia con il penalista Aurelio Padovani. "Attendiamo con fiducia l'esito delle indagini perché, al momento, ci sono tanti sospetti e nessuna certezza" spiegano gli avvocati Padovani, Lina Monaco e Sara De Vincenzi.

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