achille bonito oliva
DAGOREPORT: CONVERSAZIONE CON ACHILLE BONITO OLIVA
Correvano veloci i primi anni Sessanta quando, negli spazi napoletani della libreria Guida, Achille Bonito Oliva curò la sua prima mostra, protagonisti Pino Pascali e Renato Mambor.
“Di Mambor, ricorda il critico d’arte, “mi colpì la naturale leggerezza dei temi trattati. Un artista che affrontava la realtà portando sulla tele uno spirito fluttuante, dinamico, che anticipava inconsciamente una forma “concettuale”.
“Se il contemporaneo Pop americano era legato alla “prosa” dell’oggetto, prodotto della nascente società dei consumi, il Pop italiano aveva invece le sue radici nella “poesia”’’, prosegue ABO. “Tant’è che Mambor alla prima mostra dette il titolo “Mambo”: l’arte come una danza che balla sul ritmo dell’allegoria, con una melodia che introduce una leggerezza ironica e un gusto del gioco dadaista che si smarca dalla drammatizzazione ideologica”.
renato mambor e osservatore, foto luisa de gaetano,1993, courtesy archivio mambor
“A differenza del Pop americano dei Warhol e degli Oldenburg, il Pop dei nostri Mambor, Schifano, Angeli, Festa, Fioroni, Tacchi, Lombardo, Ceroli, Lo Savio, Pascali è infatti in modalità neo-dadaista, ludica e ironica. Basta pensare alle scatole di detersivo “Brillo” (1964) di Andy Warhol, con le quali estrapola l'oggetto dal contesto quotidiano erigendolo ad icona della società dei consumi, da una parte. Dall’altra, già dal 1961 abbiamo le scatole di ‘’Merda d'artista’’ di Piero Manzoni che percula la trasformazione dell'opera artistica in bene di consumo, pronto per essere posto sugli scaffali di un supermercato”.
l albero inutile con r.mambor e p. speciale, 1980, courtesy archivio mambor
“A partire dal dopoguerra”, conclude ABO, “l’Arte esiste se non come Sistema dell’Arte e la supremazia americana (composta da media, collezionisti, mercato, musei, senza i quali le opere in sé non hanno valore), non ha mai concesso il giusto riconoscimento alle opere degli artisti italiani”.
L’INDIVIDUO È UNA SAGOMA: TUTTO MAMBOR, DAL POP AL CONCETTUALE
Edoardo Sassi per il “Corriere della Sera – Edizione Roma”
UOMO GEOGRAFICO - FONDO GRIGIO - Renato Mambor
Trenta opere, scelte con taglio antologico, per raccontare l’intero cammino di un artista, Renato Mambor (1936-2014), che fu uno dei protagonisti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, che poi scuola non fu, bensì una formula coniata a posteriori per indicare quel crocevia di artisti, italiani e internazionali, che in quella piazza gravitarono tra la fine degli anni 50 e il decennio successivo.
Epicentro, il caffè Rosati ma soprattutto la galleria di Plinio De Martiis, La Tartaruga. Renato c’era, compagno di strada dei vari Schifano, Angeli, Festa, Fioroni, Tacchi, Lombardo, Ceroli, Lo Savio, Pascali...
bonito oliva franco angeli castellani e pino pascali
E a raccontarlo è la mostra inaugurata negli spazi della galleria Tornabuoni in occasione del decennale della scomparsa dell’artista (via Bocca di Leone 88, fino al 28 settembre, da martedì a sabato 1013 e 14-19, tornabuoniarte.it).
Selezionata in collaborazione con l’Archivio Mambor e con la consulenza scientifica di Maria Grazia Messina, la scelta si apre con un’opera del 1958 che ricorda gli esordi di Mambor prima ancora della «svolta pop» anni Sessanta, decennio che in mostra parte con due lavori minimalisti, monocromi, realizzati con legno e mollette: Oggetto verde e Oggetto rosso, entrambi 1960, che testimoniano il rapporto strettissimo, al tempo, tra le sperimentazioni di Renato e quelle di Lo Savio.
6.timbri, 1964, inchiostro da timbro e pennarello su carta, 50 x 72 cm
Seguono quadri e sculture nel «segno» tipico (ma sempre riconoscibile, nonostante l’appartenenza al clima di un’epoca) di Mambor: opere riflessive, spesso frutto di una meditazione che ha da sempre unito all’aspetto visivo-formale dell’quadro la riflessione sul quadro stesso.
«Concettuale» o «protoconcettuale» sono definizioni usate spesso per l’arte di Mambor, capace comunque di dar vita a lavori oggi considerati iconici di una stagione e qui rappresentati, sia pur in sintesi: le sagome di uomini senza individualità, figure che somigliano a segnali stradali (siamo nel tempo dell’industrializzazione di massa), altre realizzate in serie con inchiostro da timbro o quei Ricalchi ispirati ai rebus enigmistici... Tutti quadri che evidenziano problematiche sulla disumanizzazione tipiche dei decenni 60-70.
renato mambor
Una ricerca per «tipi» che Mambor, dopo una lunga pausa dalla pittura, riprenderà accentuando però il recupero di una piena individualità (molte le variazioni sul tema autoritratto) anche influenzato dalla recitazione buddista abbracciata nel frattempo.
pitagora mambor
Renato Mambor attore in uno spaghetti western 4.l uomo segnale, 1962, 50 x 110 cm renato mambor Mambor R.-Mambor-QUADRERIA-INFINITA-2012...- 6 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni diacono, kounellis, ceroli, mambor, lombardo, nettuno 1965, corradino di svevia , courtesy archivio mambor osservatori bianchi heteronomus 1997 complesso monumentale di s.michele a ripa. roma, courtesy archivio mambor 5 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 2 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 15.gli osservatori (maschera), 1983, tecnica mista su cartone, 71 x 101 cm mambor nel suo studio con gianni sassi. milano, 1968, courtesy archivio mambor 7 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 8.il gesto dell’autostrada, 1965, tecnica mista su tela, 130 x 130 cm Renato Mambor 3 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 3.oggetto verde, 1960 smalto su legno e mollette, 60 x 112 x 10 cm 7.tirare la fune, 1965, smalto su tela, 89 x 89 cm Renato Mambor Renato Mambor installazione 9.il peso dei colori, 1966, tecnica mista su carta, 68 x 96 cm 10 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 12 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 13 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 14. mambor e l evidenziatore. foto di claudio abate 1 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 11 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 19.fili, 2012, sagoma di legno dipinto, rocchetti di legno e filo di cotone colorato, silhouette 160 x 50 cm, rocchetti 18 x 38 cm l’uno 17.anch’io, 2008, tecnica mista su tela, 150 x 100 cm 16 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 14 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 12.cactus, 1967, tecnica mista e collage su cartone, 71 x 101 cm 9 mambor, installation view, tornabuoni arte roma, maggio settembre 2024. giorgio benni 11.chiudere la porta, 1966, smalto e pennarello su carta, 71 x 101 cm renato mambor e patrizia speciale, nato re magio , 1979, foto donatella rimoldi, courtesy archivio mambor 2.oggetto rosso, 1960 smalto su legno e mollette, 110 x 60 x 8 cm nato re magio. nel finale p.colaps e l. battaglioni con patrizia speciale e renato mambor. ph. rimoldi, courtesy archivio mambor mostra mambor pascali 1966 libreria guida, napoli, courtesy archivio mambor r.mambor e e.prini itinerari genova 1968, courtesy archivio mambor 10. l’albero blu, 1966 perspex sovrapposto su supporto in tela dipinta con tecnica mista, 82 x 82 cm 1.senza titolo, 1958 tempera su carta, 70 x 50 cm 5.timbri, 1963, inchiostro da timbro e acrilico su carta, 72 x 51 cm mambor, ceroli e tacchi alla prima personale di mambor alla tartaruga di plinio de martiis, roma, 1965, courtesy archivio mambor mambor, allevamenti di campi da football via sabotino, estate romana, 1979, courtesy archivio mambor 16.contemporaneo, 2004, tecnica mista su tela tamburata, 100 x 150 cm mambor e ceroli, new yok 1966, courtesy archivio mambor 13. tappezzeria, 1970, acrilico su carta, 100 x 70 cm mambor, celentano, mina, meccia, urlatori alla sbarra , 1960, courtesy archivio mambor mambor in studio dimenticato genova, 1971, courtesy archivio mambor