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    ROMA, CAPITALE DEI FURBETTI - UN 59ENNE È STATO ARRESTATO DOPO AVER MESSO A SEGNO ALMENO 8 COLPI IN PRESTIGIOSI STUDI MEDICI PRIVATI DELLA CAPITALE, INTASCANDO CIFRE DAI 120 AI 2.700 EURO - APPROFITTAVA DI MOMENTI DI DISTRAZIONE DEL PERSONALE PER RUBARE L'INCASSO DELLA GIORNATA - A VOLTE SI FINGEVA UN PAZIENTE, ALTRE VOLTE SI SPACCIAVA COME IL PADRE DI UN RAGAZZO CHE AVEVANO BISOGNO DI UNA VISITA URGENTE...


     
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    MEDICO PAZIENTE MEDICO PAZIENTE

    Francesca De Martino per “il Messaggero”

     

    Fingeva di essere un paziente, oppure di avere accompagnato la figlia a fare una visita. Le scuse erano diverse ed efficaci: una volta si è presentato alla reception dicendo di avere trovato delle strane chiazze di sangue sul pavimento del bagno e di essersi preoccupato. Mentre i dipendenti erano impegnati a controllare, o mentre un complice distraeva le segretarie con una telefonata, lui ne approfittava per rubare l'incasso.

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    Grazie a questi escamotage, Arturo Flack, 59 anni, avrebbe messo a segno 8 colpi in alcuni prestigiosi studi medici privati della Capitale, la maggior parte in zona Parioli e Prati, intascando cifre dai 120 ai 2.700 euro. Ora Flack è finito a processo con l'accusa di furto aggravato in concorso con ignoti: i suoi complici non sono stati identificati.

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    GLI ESCAMOTAGE

    I fatti contestati dalla Procura si sarebbero consumati tra il 2015 e il 2018, tutti in ambulatori privati. Il primo furto, secondo quanto ricostruisce l'accusa, sarebbe avvenuto il 6 febbraio 2015. Il 59enne avrebbe bussato alla porta di uno studio dermatologico, a pochi passi da piazza Fiume, fingendosi un paziente che voleva essere visitato dal medico titolare dell'ambulatorio.

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    Ma, in base a quanto scrive il pm Valentina Margio nel capo d'imputazione, a fine giornata, sarebbe andato in scena un copione da film. Lo studio era quasi vuoto e una complice dell'imputato aveva telefonato «spacciandosi per la cliente appena uscita» e dicendo di avere dimenticato il telefono. La donna aveva chiesto di farlo suonare per poterlo rintracciare. Tutto falso: era un escamotage studiato per permettere a Flack di accaparrarsi l'incasso della giornata e dileguarsi con 900 euro.

     

    LA GINECOLOGA

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    Ancora, il 18 maggio 2018, riporta l'accusa negli atti, l'uomo si sarebbe presentato in uno studio medico ginecologico, nel cuore del quartiere Prati, spacciandosi per il padre di una ragazza che aveva bisogno di una visita urgente. A quel punto, ricostruiscono i pm, avrebbe distratto la ginecologa e una sua amica «con la presenza di sangue da lui stesso sparso nel bagno», sottolineano i magistrati negli atti.

     

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    Mentre le due donne verificavano, il 59enne avrebbe approfittato della sala d'attesa deserta per aprire la cassa e mettere in tasca altri 528 euro. Pochi giorni dopo, il 28 maggio, si sarebbe spostato ai Parioli. Lì avrebbe citofonato a uno studio medico oculistico, con sede in un condominio elegante, e avrebbe detto di essere il padre di un paziente interessato a far controllare dallo specialista moglie e figlio. Quando la segretaria si era allontanata dalla sua stanza per avvisare i medici della chiusura del conto giornaliero - scrive il pm nel capo di imputazione -, lui avrebbe frugato nella scrivania della donna e preso 700 euro.

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    LE CHIAVI

    Il 21 giugno dello stesso anno, in uno studio di analisi vicino alla fermata della metro A Lepanto, con l'aiuto di un complice non identificato, avrebbe messo a segno il colpo più grosso. L'imputato avrebbe fatto credere al personale dell'ambulatorio di voler prenotare degli esami medici e avrebbe detto anche di essere lì per aspettare il figlio.

     

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     Nel frattempo, un complice avrebbe telefonato allo studio: «Ho appena fatto una risonanza magnetica da voi e credo di aver perso un mazzo di chiavi. Può controllare se le trova da qualche parte?». Mentre la segretaria si metteva alla ricerca, allontanandosi dalla sua scrivania, Flack avrebbe arraffato banconote per 2.700 euro. Ora, l'imputato dovrà rispondere dell'accusa di furto aggravato in concorso davanti al giudice monocratico.

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