Alessia Marani per "il Messaggero" - ESTRATTI
roma torre spaccata il palazzo in cui un 89enne ha cercato di uccidere la moglie
«Volevo ammazzarla, non ne potevo più di lei». Vincenzo Mazzenga, 89 anni suonati, una vita trascorsa come operaio in una cava, ieri mattina ha afferrato il primo oggetto che si è trovato per le mani in casa, uno stampo metallico appuntito utilizzato dal figlio pasticciere per creare le cialde dei coni gelato, e con tutta la forza che aveva ha colpito al volto la moglie Felicia M., di dieci anni più giovane: uno, due, tre e più fendenti, una raffica micidiale.
«Mi vessava e mi offendeva sempre, pretendeva che vivessi chiuso nella mia stanza e allora ho pensato: la faccio fuori», la lucida e inquietante ricostruzione resa ai carabinieri della Compagnia Casilina. La donna, originaria di Melito di Napoli, è riuscita a fuggire sul pianerottolo e, prima di crollare a terra, a chiedere aiuto a un vicino che ha subito attivato i soccorsi. Si è salvata per miracolo e ora è in ospedale in prognosi riservata per i gravi traumi riportati.
uomo donna lite
I SOCCORSI Il tentato femminicidio si è consumato intorno alle 10,30 in una delle palazzine di via Augusto Marini, in zona Torre Spaccata, una volta di proprietà degli enti e realizzate nel dopoguerra per gli impiegati e gli operai che si trasferivano a Roma. L'anziano, originario di Pontecorvo (Frosinone), incensurato, era già stato sposato una prima volta e aveva avuto cinque figli, uno nel frattempo deceduto. Si era poi coniugato in seconde nozze con Felicia, anche lei separata e madre di una figlia. In quell'appartamento vivevano insieme da soli ormai da quarant'anni.
FEMMINICIDIO
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