AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO…
Alberto Mattioli per “la Stampa” - Estratti
Non moriremo democristiani (forse) a Palazzo Chigi; all'Ariston, certamente sì.
Perché la Rai è congenitamente democristiana e il Sanremone congenitamente Rai. Dunque, prevedibile, inclusivo, emolliente, con provocazioni talmente dosate da non provocare nessuno. Dal festivalon de' festivaloni ci aspettiamo certezze, non novità, come si conviene all'eterno ritorno del sempre uguale.
Coraggio con il bell'applauso, forza con il televoto, avanti con i fiori della Riviera. Perfino il politicamente corretto viene masticato e digerito senza fare un plissé. La valletta, odiosa usanza sessista e patriarcale? Chiamiamola co-conduttrice, palla avanti e pedalare. Gli infiniti tinelli italiani vanno rassicurati, non destabilizzati.
E chi meglio del Bravo Presentatore, dell'Ottimo Conduttore, del Sapiente Direttore Artistico (le due figure sono unificate da anni, una concentrazione di poteri al cui confronto il premierato è uno scherzo)? Qui trionfa il Medioman, capace di officiare la messa cantata con la dovuta banalità.
E infatti, che rimarchevole stabilità governativa. I record dei tre conduttori più presenti al Festival, Pippo Baudo 13 edizioni, Mike Bongiorno 11, Amadeus 5 (ci sarebbe a parimerito anche Nunzio Filogamo, ma quattro sono solo radiofoniche) battono di gran lunga quelli dei presidenti del Consiglio: per De Gasperi appena otto governi, sette per Andreotti, sei per Fanfani. Istituzioni vere, insomma.
carlo conti tale e quale sanremo
Prendete Mike, l'uomo che, di fatto, in Italia la tv l'ha inventata: compare per la prima volta nel 1963 e per l'ultima addirittura nel'97, un'era geologica dopo, quando era già un volto Mediaset.
E tuttavia sempre uguale, dal capello cotonato in giù, comprese le gaffe che lo rendevano «uno di noi» in epoche ancora non infestate dall'«uno vale uno». In quel suo festival terminale, continuò implacabile ad annunciare come A casa di Lucia la canzone di Silvia Salemi, che era in realtà A casa di Luca (propaganda gender, strillerebbe oggi qualche fratello d'Italia).
Nonostante quanto sostenuto da Umberto Eco nel celeberrimo saggio, che Mike fosse tutt'altro che stupido è dimostrato dal fatto che sapeva di esserlo, o almeno da stupido sapeva comportarsi, allegria!
E Baudo? Un uomo senza qualità che dunque le aveva tutte, il genere di sconosciuto che nello scompartimento del treno ti informa che non ci sono più le mezze stagioni, il caffè bevuto a Napoli è tutta un'altra cosa e sì, questi calciatori guadagnano troppo.
Lui sapeva che si trattava del ground zero del luogo comune, ma anche che era quello che il pubblico voleva sentirsi dire: l'ovvio del popolo. Semmai, di smisurato Baudo aveva l'ego sempre più espanso fino ad approdare a un superomismo, in tutti i sensi, spettacolare.
Come se Arnaldo Forlani avesse letto Nietzsche: e allora ecco i cavalli pazzi ricondotti alla ragione, i suicidi salvati in articulo mortis, gli ascolti miracolosi, e questo l'ho inventato io!
Il canone è questo: il resto, variazioni sul tema. Fabio Fazio declina il nazionalpopolare in chiave politicamente corretta da sinistra illuminata con qualche trovata spiazzante tipo Pavarotti vallettone, e Luciana Littizzetto per le previste irriverenze. Idem Amadeus, solo che con lui il compito di inventare qualcosa che esca dalla liturgia più consolidata spetta a Fiorello.
Antonella Clerici vestita da Fata Confetto ripropone un modello femminile materno-tranquillizzante, un festival fatto in casa come le infinite fettuccine dei suoi programmi, ma niente chef stellati, per carità, solo sana cucina casalinga.
Per l'incombente Conte IV, l'Abbronzatissimo, ne siamo certi, farà valere la sua ineccepibile professionalità ma senza invenzioni spericolate: il mood politico nazionale, del resto, non si presta.
Tutto sommato, chi meno si è conformato agli schemi più tradizionali e risaputi è Paolo Bonolis (due edizioni come Claudio Baglioni, ovvero il canzoniere nazionalpop), se non altro per un'incontinenza verbale quasi surrealista che lo portava a uscire dai sentieri più battuti...
giampaolo rossi roberto sergio carlo conti foto di bacco (2)alberto mattioli 1 foto di bacco
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