A.Ni. per il “Corriere della Sera”
RUTTE
Le Borse hanno festeggiato ieri il mancato sorpasso del Partito della Libertà olandese, xenofobo e anti europeo, nei confronti del più rassicurante partito liberale del premier uscente Mark Rutte. Dopo le elezioni politiche nei Paesi Bassi di mercoledì, quasi tutti i listini d' Europa hanno toccato valori record.
Ad Amsterdam si sono viste le migliori quotazioni da nove anni. Ma un conto è il sollievo per aver evitato un primo ministro come Geert Wilders deciso a far uscire Amsterdam dall'Ue e a rendere illegale il Corano, cercandolo casa per casa con i cani. Un altro è trovare un governo che aiuti a rimettere in moto i meccanismi di integrazione europei e affronti con i partner l'emergenza migratoria, il terrorismo, la crisi della classe media.
RUTTE E WILDERS
Rutte è uscito dal voto con meno seggi di quanti ne avesse finora, ma legittimato a governare da un consenso quasi doppio rispetto a qualunque altro concorrente. Il premier è quanto meno un euroscettico.
La necessità poi di togliere argomenti all' avversario Wilders l'ha progressivamente spostato su posizioni ancora più dure. In campagna elettorale ha assicurato che da «Bruxelles accetterà solo quanto è nell'interesse olandese» e, d'altra parte, Amsterdam si è opposta sino all' ultimo all' allargamento monetario deciso dalla Bce.
WILDERS E RUTTE
Rutte si trova ora con una nuova Camera bassa, la Tweede Kamer , ridotta a uno spezzatino. Liberali a parte, nessuna formazione supera il 13%. Ci vorranno 4 o più partiti per avere una maggioranza. Colpa della fine delle ideologie, ciascuno vota su ciò che lo appassiona: pro o contro gli immigrati, l' Europa, l' ambiente, gli animali, le baby pensioni.
Mettere insieme tante esigenze diverse in una politica coerente sarà un rompicapo.
WILDERS E RUTTE
Al centro non mancano formazioni pro business, come i cristiano-democratici (Cda) e i laburisti (PvDA), che potrebbero allearsi con Rutte, ma non bastano. Il premier potrebbe essere costretto a imbarcare anche i liberal-libertari di «D66», i socialisti (ex comunisti), o la nuova sinistra socio-ambientalista dei «GroenLinks» che hanno programmi più costosi per i bilanci pubblici. La virtù di un debito al 60% del Pil potrebbe essere messa in discussione e allora il Sud Europa diventerebbe meno incomprensibile.
WILDERS E RUTTE
Il nuovo governo nascerebbe con una crisi internazionale aperta. Venerdì scorso, la Turchia ha tentato di fare campagna elettorale sul suolo olandese e Amsterdam gliel' ha impedito. Il presidente turco Erdogan resta furibondo con Rutte: «Non è solo Wilders che spinge l' Europa verso una guerra di religione».