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    UN TESORO DA BUTTARE – A SONDRIO UN UOMO HA TROVATO 161 MILIONI DI LIRE SOTTO UNA CASSAPANCA, A CASA DELLA NONNA. MA LE BANCONOTE NON VALGONO PIU’ NULLA: PASSATI PIÙ DI 10 ANNI DALL'ENTRATA IN VIGORE DELL'EURO IL MALLOPPO DIVENTA CARTA STRACCIA - L'UOMO HA PROVATO A RIVOLGERSI ALLA BANCA D’ITALIA, INUTILMENTE - MA LA DOMANDA È: MA CHE CI FACEVA L’ANZIANA CON TUTTE QUELLE BANCONOTE IN CASA?


     
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    Estratto dell’articolo di Marta Giusti per www.ilmessaggero.it

     

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    Un sogno diventato incubo. Trova 161 milioni, ma sono in lire e la Banca d’Italia non li converte in euro. È accaduto a un uomo, residente a Sondrio: qualche mese fa ha scoperto per caso il denaro chiuso in una vecchia cassapanca della nonna. I risparmi di una vita avrebbero potuto rappresentare una grande occasione, un colpo di fortuna di quelli che possono cambiare la vita. Ma, al momento, il signor Lorenzo impiegato precario in un call center, dovrà attendere e chissà se potrà mai ottenere la cifra. Sì perché le lire non hanno più valore.

     

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    Il signor Lorenzo immediatamente dopo aver trovato il denaro si è rivolto alla Banca d’Italia chiedendo informazioni su come poter convertire in euro la cifra e incassarla, ma la risposta è stata negativa […] Al momento in casi come questi esistono due filoni interpretativi. «Da una parte, come fa la Banca d’Italia, - raccontano gli avvocati - si fa riferimento alla prescrizione decennale che impedisce il cambio una volta trascorso questo tempo.

     

    E questo vale per qualunque titolo di credito: se il titolare è dormiente per dieci anni, perde il diritto di convertire la cifra in lire posseduta, nella valuta attuale. Dall’altra c’è il Codice civile, che all’articolo 2935 sancisce che la prescrizione decorre da quando un soggetto può far valere il suo diritto».

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    In quest’ultimo caso, in pratica, una persona può chiedere di convertire il denaro ritrovato anche se sono trascorsi più di dieci anni, perché lo fa nel momento in cui li ha trovati. «La problematica – spiegano gli avvocati - è relativamente recente e l’ago della bilancia è proprio la decorrenza di questa prescrizione. Noi sosteniamo, in base al codice civile, che il diritto debba decorrere dal momento in cui il soggetto può farlo valere. Ad esempio dal momento del ritrovamento».

     

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    Coloro che, come il signor Lorenzo, decidono di intraprendere una causa civile di solito lo fanno perché si tratta di somme importanti e quindi in qualche modo vale la pena tentare. Ma i tempi non sono brevi: «Una causa civile può durare anche due anni e al momento non c’è alcuna certezza perché non ci sono state né sentenze contro, né a favore».

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