A TERRACINA, LA CAMORRA È VICINA - BRUTTA STORIA, L’ESECUZIONE DEL CAPO DEGLI SCISSIONISTI GAETANO MARINO, DETTO “MANOMOZZA” OPPURE “’O MONCHERINO” PERCHÉ UNA BOMBA ERA ESPLOSA PRIMA DEL TEMPO TRA LE MANI - È RICOMINCIATA LA GUERRA DI CAMORRA: SOTTO IL VESUVIO, NEL RIONE DI SECONDIGLIANO, SI VEDRANNO PRESTO I COLPI E CONTRACCOLPI…

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Francesco Grignetti per La Stampa

Il giorno dopo il sangue, le urla, e le sirene della polizia che hanno sconvolto il tran tran dei vacanzieri, sul lungomare di Terracina è tornata la calma piatta. Allo stabilimento «Sirenella» si gioca a racchettoni. Le famiglie pranzano al ristorante sulla spiaggia. Un cespuglio di rose nasconde il rotolo di plastica con la scritta «polizia scientifica». Ed è tutto quel che è rimasto. Un bambino al padre: «Ma è qui che si vede il sangue?». Si becca uno scappellotto.

Brutta storia, l'esecuzione camorristica in pieno lungomare. I gestori dello stabilimento di tutto vorrebbero parlare meno che di un fattaccio di sangue che pur indirettamente li coinvolge. «Lo conoscevamo di vista, non era un cliente fisso, ma spesso veniva nei fine settimana». È il racconto del patron, il signor Adriano: «Ho sentito dei colpi violenti... Poi in spiaggia è scoppiato il caos e ho scoperto quello che era successo».

Era successo che un capoclan, Gaetano Marino, detto «manomozza» perché aveva due moncherini al posto delle mani, e chiaramente c'entra una bomba di camorra esplosa prima del tempo, due giorni fa è stato freddato a pochi metri dall'ingresso dello stabilimento da due killer a viso scoperto. Erano le 17. Migliaia di persone affollavano la bella spiaggia di Terracina e in un baleno s'è sparso il panico tra la gente mentre il boss s'accasciava a terra.

A chiedere se qualcuno ha visto qualcosa, ora s'incontrano solo sguardi interrogativi e nemmeno troppo benevoli. Ma non è solo paura. È che davvero quei killer nessuno li ha visti all'opera. Freddi, professionali, veloci, hanno colpito e si sono allontanati senza dare nell'occhio. Dopo, come sempre accade, i racconti si sono accavallati e confusi tra loro.

Così, ad esempio, c'è chi è convinto che gli assassini si siano dileguati a bordo di una Punto grigia. «Avevano una targa fasulla», racconta con aria saputa un signore al bancone del bar. Peccato che alla polizia non risulti. E anzi gli uomini della Squadra mobile di Latina sono convinti che i due si siano allontanati a piedi per poi salire su un grosso scooter.

Così come sono stati «uomini invisibili» i killer, però, è diventato un «invisibile» anche il guardaspalle dell'ucciso. Che ci fosse, è sicuro. Qualcuno l'ha descritto mentre afferrava il figlio adolescente del boss e lo portava in salvo tra gli ombrelloni. E che «manomozza» avesse bisogno di una sorta di maggiordomo era risaputo, in quanto aveva perso l'uso delle mani. Ma anche se è l'unico che ha visto in faccia gli assassini (o forse proprio per questo), l'accompagnatore del boss s'è guardato bene dal presentarsi con nome e cognome alla polizia. Sul lungomare sono rimasti i famigliari a piangere la vittima, non lui.

Ora è caccia ai killer. Gli uomini del questore di Latina Alberto Intini lavorano a stretto contatto con i colleghi di Napoli. È sotto il Vesuvio che è nato questo omicidio. Lì, in particolare nel rione di Secondigliano, che si vedranno presto i contraccolpi. L'ipotesi più probabile su cui lavorano gli inquirenti è che sia ricominciata la guerra di camorra. Il fratello del morto è considerato il capo degli Scissionisti e sta scontando il carcere duro. Ma tutto ciò interessa poco alla gente di Terracina. Hanno visto il sangue sull'asfalto. Hanno sentito dei colpi e non era un gioco di ragazzini. Sono scappati in tanti perché hanno avuto paura, e giustamente, di ritrovarsi nel mezzo di un conflitto a fuoco tra criminali.

Terracina come Chicago degli Anni Trenta? Fa rabbrividire solo dirlo. Il lungomare oggi è tornato sereno, punteggiato di biciclette. I bagnanti passeggiano, si salutano da un ombrellone all'altro, vanno e vengono senza uno scopo. I ragazzi flirtano. Il «Sirenella» è lo stabilimento più antico. Tutto ruota attorno a una torretta di cemento armato di color rossastro che fa da bar e da ristorante. Un signore, quello di prima, rigorosamente in forma anonima: «Che quel tizio senza le mani fosse un camorrista lo sapevamo tutti. Impossibile nasconderlo. Girava con tutta la sua ingombrante famiglia. Ma era gentile, sempre ossequioso. E chi poteva mai immaginare che sarebbe finita così?».

Già, come immaginarlo. Che la camorra da queste parti abbia investito i suoi soldi, è stranoto. Al di là del Garigliano c'è la terra dei Casalesi. Al di qua, ci sono l'edilizia ricca, il turismo, gli hotel, i ristoranti: il retroterra perfetto per gli affari. Ma secondo gli inquirenti Gaetano Marino a Terracina c'era venuto davvero per fare le vacanze.

Aveva preso una stanza all'hotel Albatros per tutta la settimana, i suoceri e i cognati nell'hotel vicino perché non avevano trovato stanze per tutti, l'ombrellone alla quarta fila a sinistra. E poi i figli: il ragazzino che è stato messo in salvo dal suo guardaspalle; la figlia che aveva cantato per lui a Raidue e che poi Roberto Saviano ci ha fatto una gran polemica. Si sentiva in vacanza anche lui e aveva abbassato la guardia.

 

 

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