Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”
PESCARA - OMICIDIO DI WALTER ALBI
A tradirli sarebbe stata la pistola. L’avevano rubata venti giorni prima a una guardia giurata nel corso di una rapina ad un centro agroalimentare. E un pezzo di quell’arma è stato ritrovato vicino allo scooter che per gli inquirenti sarebbe stato usato nel secondo, tragico agguato: primo agosto scorso, un killer con il casco in testa esplode diversi colpi al bar del Parco, a Pescara; cadono a terra Walter Albi, architetto di 66 anni, e l’ex calciatore Luca Cavallito, 49, seduti al bar in attesa di qualcuno. Il primo viene ucciso, il secondo gravemente ferito.
Succede ora che per quella sparatoria la Procura di Pescara abbia iscritto nel registro degli indagati tre persone, le stesse accusate della rapina commessa l’11 luglio al Centro agroalimentare di Cepagatti, sulle colline pescaresi, che aveva fruttato un bottino di circa 30 mila euro. Si tratta di Renato Mancini, pregiudicato di 49 anni di Francavilla, Fabio Iervese, quarantatreenne di Civitaquana, e del pescarese Cosimo «Mimmo» Nobile, conosciuto soprattutto per essere uno storico capo ultrà della curva del Pescara ma anche per i suoi precedenti.
OMICIDIO A PESCARA - WALTER ALBI E LUCA CAVALLITO
I primi due sono in carcere dal 21 settembre, raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare proprio per la rapina di luglio, rispetto alla quale Nobile risulta solo indagato ed è dunque in libertà. La notizia, anticipata dal Centro, è stata confermata dalla Procura che proprio ieri ha notificato al terzetto una richiesta di incidente probatorio per cristallizzare la prova del dna rinvenuto sui reperti che potrebbero inchiodare il killer.
Un atto nel quale si ipotizzano l’omicidio e il tentato omicidio. «Per noi è un macigno — ha commentato l’avvocato Franco Perolino, difensore di Mancini —. Ricordo che il mio cliente si era avvalso della facoltà di non rispondere davanti al magistrato che aveva disposto il carcere per la rapina, custodia confermata dal Tribunale del Riesame».
Walter Albi
Circa il movente dell’agguato, si fa strada quello economico. A parlarne è stato Cavallito, il quale, dopo essere stato a lungo in ospedale fra coma farmacologico e vari interventi chirurgici, è ora tornato a casa. Interrogato dagli inquirenti, ha indicato in un affare economico da 400 mila euro la possibile causa scatenante del delitto. Un progetto riguardante il porto turistico di Pescara, dove lui ed Albi pensavano di realizzare delle casette galleggianti.
«Questo è ancora tutto da vedere», invitano alla prudenza in Procura, dove le indagini sono coordinate dalla procuratrice aggiunta Annarita Mantini. Del progetto avevano parlato in precedenza anche la sorella e il padre di Cavallito, quando il figlio non era in grado di testimoniare: «Luca e Albi volevano aprire una specie di albergo nel porto turistico, erano già a posto con le licenze, aspettavano solo che arrivasse il finanziamento», aveva detto in un’intervista al Corriere della Sera Dario, il padre, pure lui ex calciatore. Avevano pestato i piedi a qualcuno?
Al di là del movente, la squadra Mobile di Pescara ha raccolto altri indizi che portano nella direzione dei tre indagati. Un importante contributo è arrivato dall’analisi di un cellulare, di alcuni supporti informatici e dalle immagini delle telecamere della zona, compreso il video che riprende il killer nel momento in cui entra nel bar e con freddezza spara il colpo di grazia all’architetto Albi.
WALTER ALBI PESCARA