Giulia Zonca per “la Stampa”
messi
«Tutto quello per cui ho vissuto è qui», Messi guarda in faccia il Mondiale e quasi lo sfida. È stato personale ossessione, oggi è una causa: lo voleva per sé, ora lo cerca per diventare la faccia dell'Argentina. E non c'è più niente da piangere, c'è solo da vincere. Cambio di prospettiva, di fisico e in parte pure di gioco, Messi si trasforma per essere condottiero, per essere il capopopolo che non voleva diventare, per aderire all'icona maradoniana a cui, da sempre, tutti lo vogliono incollare.
Da quel profilo è fuggito per una carriera intera e all'improvviso ha deciso di adottarlo. Che sia: «Diego ci guarda dall'alto e ci spinge. Lo sentiamo. Qualsiasi cosa stia pensando speriamo non smetta». Gli attribuisce un ruolo e un potere, vale prendersi anche questa responsabilità, tenerlo vivo mentre tenta di strappargli l'unicità che ancora lo rende incomparabile. Un gioco quasi perfido che il candido Leo, spesso dipinto come mite e timido oltre misura, porta avanti sicuro di non essere smentito. Comanda lui, decide lui, guida la squadra e l'intero clan che lo ha accompagnato in Qatar, 19 persone.
LIONEL MESSI DIEGO ARMANDO MARADONA
Moglie, figli, genitori, amici, tuttofare, più banalmente «Familia», l'etichetta che ha messo sulla foto postata nel giorno di riposo. «Familia» che c'è stata in ogni trasferta e si è allargata e ha aperto porte prima sigillate dalle clausole di riservatezza. Esistono ancora però bisogna pur respirare e il Messi lontano da Barcellona è meno paranoico.
LIONEL MESSI DIEGO ARMANDO MARADONA
Ieri non ha lasciato il ritiro nell'università di Doha, ha chiamato gli altri da lui, il gruppo che a ogni partita si veste allo stesso modo e occupa la tribuna, parte integrante di un viaggio che non avrà altre repliche e quindi deve restare nella sua memoria personale e in quella collettiva dell'Argentina, le due metà che stavolta Messi ha avuto il coraggio di riunire.
LIONEL MESSI DIEGO ARMANDO MARADONA
In questo Mondiale non ha paura di nulla, nemmeno delle ombre, dei confronti, delle risse, delle entrate dure che lo lasciano zoppicante e agitano gli argentini frementi. Il suo mondo gli sta tremando intorno e lui non è mai stato più tranquillo di così. Va bene la maturità dei 35 anni, la paternità di tre figli e la libertà di non avere intorno antagonisti come Riquelme o Tevez a contendergli (a forza di urli) la voce nello spogliatoio, ma il Messi 2022 resta imprevedibile. Lo scarto che c'è tra questa versione di lui e il capitano visto prima sarebbe inspiegabile se non lo facesse direttamente lui: «Tutto quello per cui ho vissuto è qui». È vero, non c'è più nulla da perdere.
MESSI
Una finale l'ha già vista scivolare via e se proprio va male lui sa già che cosa succede. Resteranno i trofei, i 7 Palloni d'oro, le cifre guadagnate e investite e il clan che cambierà ancora misura e composizione. L'Argentina rimarrà aggrappata al dieci di Maradona e, chi vuole, capirà che Messi ha fatto tutto quello che poteva. Persino diventare un altro. Se vince il suo Paese camperà di amore. Per lui.
Messi ha segnato cinque gol in questo Mondiale, ma stavolta sono stati tutti fondamentali, hanno sbloccato o deciso. Il numero di palle recuperate in difesa racconta di una partecipazione che non aveva mai toccato certe percentuali. Più spesso cammina invece di correre (nella fase a gironi solo Lewandowski lo ha fatto per più km) ma si è affezionata a una tecnica che fino a qui non era un tratto distintivo del suo stile, il dribbling.
lionel messi
Quello che ha portato all'assist del terzo gol contro la Croazia è uno dei numeri che definisce il livello, la differenza che sanno fare in tre (qui in due) e gli altri devono stare a guardare. Quelle magie Messi le ha ovviamente sempre avute a disposizione però sono cambiate. Ha aperto gli orizzonti e il panorama più ampio, le spalle più larghe sulle quali porta, senza imbarazzo, una nazione di 46 milioni di persone, hanno svegliato nuovi istinti, scatenato ulteriori abilità.
lionel messi
Il repertorio è cambiato con le emozioni. Ora lo stuzzicano anche mosse che partono da una reazione, come il dribbling, il corpo a corpo. L'Argentina sta per toccare il 100 per cento dell'inflazione, la sua ex presidente Cristina Fernández de Kirchner è stata condannata per corruzione, ma fa ancora parte del governo e ha l'immunità.
lionel messi
La moneta non regge al doppio cambio a cui la finanza creativa sudamericana l'ha costretta, non c'è un singolo parametro che offra sollievo, però c'è Messi e se arriva il Mondiale ci sarà in eterno. Contro qualsiasi miseria. Una volta l'idea lo avrebbe fatto vomitare in campo, l'avrebbe rifiutata, adesso tutto quello per cui ha vissuto è qui. E lui non ne può più dell'Argentina che piange di strazio e di felicità, la vuole far ridere.