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Francesca Morandi per www.corriere.it
Ci sono film così cruenti da provocare, negli spettatori adulti, nausea e svenimenti. È accaduto, quest’anno, nelle sale cinematografiche americane con «Terrifier 2», film horror uscito il 13 ottobre scorso. Ed è accaduto anche a Cremona non in un cinema, ma nell’aula di una scuola media, classe terza, durante la proiezione del primo capitolo di «Terrifier» lo slasher movie (genere cinematografico in cui il protagonista è un maniaco omicida, ndr ) del 2016 del regista Damien Leone.
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Durante un’ora «buca» i ragazzini hanno lanciato la proposta al supplente: «Guardiamo un film?». Il docente ha consentito, lasciando ai tredicenni la libertà di scegliere: «Terrifier», appunto, vietato ai minori di 18 anni non a caso, perché non è una pellicola per stomaci deboli. Protagonista è il pluriomicida Art The Clown, un sadico pagliaccio assassino seriale. Le scene sono davvero cruente. Alcuni studenti si sono sentiti male, la proiezione è stata interrotta e, una volta saputo dell’accaduto, i genitori hanno protestato con una lettera al preside.
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Durante la visione del film, molti studenti hanno voltato spalle, altri hanno avuto nausea di fronte a fiumi di sangue, corpi squartati, occhi cavati dalle orbite in pieno stile splatter sul modello dei film degli anni Ottanta. Agli alunni che si sono lamentati e si sono coperti gli occhi, i compagni «assetati di sangue» hanno suggerito di non guardare e di occuparsi d’altro. La proiezione è stata interrotta, ma è montata la rabbia dei genitori informati dai figli ancora sotto choc, una volta rincasati da scuola.
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Mamme e papà si sono confrontati. Non tutti hanno considerato «grave» quanto era successo in classe. I genitori più sconcertati non hanno arretrato di un passo e hanno scritto al dirigente scolastico, chiedendo come possa essere stata possibile una tale leggerezza nella scuola dei loro figli. Il preside non commenta la vicenda. Spiega che l’amministrazione scolastica ha agito nelle modalità previste e ha risolto la questione, mettendo a confronto docente, studenti e genitori.
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Certo, alla media non sono arrivati i carabinieri com’era accaduto a febbraio di quest’anno in una scuola elementare di Gessate dove sei genitori di bimbi di quinta si erano presentati a ritirare i figli durante la proiezione de «La vita è bella» di Benigni. «Dopo aver visto il primo tempo, una bambina piangeva a dirotto. Non si discute il capolavoro, ma alcuni bambini sono più sensibili e impressionabili», aveva spiegato un papà.
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A Cremona caso chiuso, anzi no. Ad alimentare la polemica è Giovanni Schintu, gestore del cinema-teatro Filo. «Lascia davvero senza parole — commenta — la superficialità con la quale il docente abbia acconsentito alla visione del film senza nemmeno informarsi sulla tipologia, lasciando poi agli studenti stessi la scelta ultima di cosa vedere. E questo lascia intendere come il cinema purtroppo e troppo spesso, sia ritenuto da molti un banale momento di intrattenimento».
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Ed ancora, «sconcerta che in barba a qualsiasi normativa, sia stato fatto vedere un film che non risponde assolutamente al concetto di “visione per uso scolastico”: infatti sia la distribuzione cinematografica che la Siae concedono la possibilità di visionare film, previa autorizzazione e liberatoria, all’interno della scuola solo se è ben definito lo scopo didattico, e qui faccio molta fatica a trovarlo. L’auspicio è che quanto accaduto sia di stimolo a tutti per una proficua riflessione su cosa voglia dire far vedere un film a ragazzi in una fascia di età molto particolare».
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