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    NON PLUS ULTRAS – LE DUE FAZIONI DEL TIFO ORGANIZZATO DEL VERONA, “HELLAS ARMY” E “INFERNO GIALLOBLU”, SI SONO AFFRONTATE PER STRADA IN UNA MEGA RISSA CON QUARANTA PERSONE COIVOLTE. SONO VOLATI CALCI, PUGNI E COLPI DI SPRANGA – UNA RESA DEI CONTI DOPO ANNI DI CONFLITTI. MOTIVO DELLO SCONTRO: IL GIRO DI COCAINA CHE SI CONSUMAVA IN UNO DEI BAGNI DELLA CURVA SUD DELLO STADIO BENTEGODI…


     
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    Estratto dell’articolo di Angiola Petronio per https://corrieredelveneto.corriere.it/

     

    ultras hellas verona - hellas army ultras hellas verona - hellas army

    Un sedimento. Un «avvertimento». E un «appuntamento». Ed è nel «monito» di due mesi fa il movente di quanto accaduto domenica pomeriggio, al termine di Verona-Monza tra via Manzoni, corso Milano e via Generale Chinotto. Con quella sorta di «duello» tutto interno alla tifoseria dell’Hellas, combattuto a calci, pugni e colpi di spranga.

     

    Era firmato «comunità Hellas Army», vale a dire la sigla nata alla fine degli anni Settanta sotto la cui ala si raduna il tifo storico del Verona, il «monito». Quell’«Hellas Army» sotto il cui striscione si radunano nella trasferte i sostenitori gialloblù.

     

    Quell’«avvertimento» era stato dato all’indomani dell’indagine della squadra mobile sul giro di cocaina che si consumava in uno dei bagni della Curva Sud. Non lasciava spazio a interpretazioni il «preavviso».

     

    Inferno Gialloblu - ultras hellas verona Inferno Gialloblu - ultras hellas verona

    «La linea, da seguire con intransigenza e oltranzismo c’era scritto - è chiara: “Hellas Army” deve essere il punto di riferimento e la prima forma d’aggregazione della città, per chi c’è oggi e per chi ci sarà domani», l’incipit. Aggiungendo poi che «Proviamo il più totale disprezzo per chi ha pensato di utilizzare la casa di “Hellas Army”, la nostra Curva Sud, per lucrare e spacciare: questa gente è bandita senza alcun appello».

     

    «Messaggio» che sarebbe stato rivolto in particolare alla frangia del tifo in cui bazzicava buona parte di quelli coinvolti nell’indagine. Quell’«Inferno gialloblù», nato negli anni Ottanta da una costola dei «Boys della Bassa» e allargatosi anche a «tifosi cittadini».

     

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    La storia della cocaina sarebbe stato l’ultimo di una serie di sgarri che hanno portato a quel «foglio di via» non solo dalla curva, ma dall’intero stadio. «Monito» che a quanto pare è stato rispettato nelle prime partite dopo la baraonda sulla droga, ma che poi sarebbe stato bellamente ignorato, tanto che alcuni degli «estromessi» si sarebbero presentati anche in trasferta. E un prologo a quanto accaduto domenica pomeriggio ci sarebbe stato sugli spalti a Bologna, con una prima rissa.

     

    Da lì l’«appuntamento» di domenica nel parcheggio del supermercato Lidl di via Manzoni. Nulla di «casuale», dunque. Tanto che lo scontro è avvenuto ben lontano dal Bentegodi. E a parteciparvi ci sarebbe stato più di qualche daspato, che allo stadio non può entrare.

     

    Una quarantina, i partecipanti a quella che si è trasformata in una guerriglia da strada con vetri delle auto - una delle quali di un partecipante al «regolamenti di conti» - infranti a suon di mazzate e si è trascinata per corso Milano, arrivando all’altezza del distretto sanitario per spegnersi in via Generale Chinotto. È lì che sono arrivate le volanti della polizia. Ma i «duellanti» erano già diventati evanescenti.

     

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