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    I NO-VAX NON SI ARRENDONO NEMMENO DI FRONTE AI FIGLI - A VICENZA, UN 48ENNE NO-VAX È MORTO DI COVID: HA RIFIUTATO L'INTUBAZIONE, NONOSTANTE LE RICHIESTE DISPERATE DEI FAMILIARI, DICENDO “TANTO GUARISCO LO STESSO” – L’UOMO, PORTATO IN OSPEDALE DAL FIGLIO, HA AVUTO UN UNICO RIPENSAMENTO: UNA DOTTORESSA GLI HA CHIESTO IL PERMESSO DI TENTARE DI RIANIMARLO QUANDO IL SUO CUORE SI FOSSE FERMATO, MA ORMAI ERA TROPPO TARDI…


     
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    Laura Berlinghieri per “la Stampa”

     

    Non sono bastate le richieste disperate, le lacrime dei figli. Le loro preghiere di ravvedersi, di acconsentire a sottoporsi alle cure. Le suppliche anche in quell'ultima videochiamata al padre, ricoverato in un letto dell'ospedale San Bortolo di Vicenza. Era l'ultimo tentativo, sarebbe stato l'ultimo atto. 

     

    Alessandro Mores - 48 anni, vicentino, padre di tre ragazzi - è morto due ore dopo. Ucciso dal Covid, quel virus a cui non voleva credere. Fino all'ultimo ha rifiutato di essere intubato. Anche quando i medici gli hanno detto che stava morendo, che la sabbia nella clessidra era arrivata alla fine. 

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    Su Facebook rilanciava le tante notizie che affollano i social in questi tempi di pandemia. Post per minimizzare gli effetti del Covid, per contrastare l'introduzione del Green Pass e, soprattutto, per negare l'efficacia dei vaccini. «Era un No Vax convinto» ammettono i suoi parenti. Mores era originario di San Michele al Tagliamento, in provincia di Venezia, e lavorava come agente di commercio, rappresentante di generi alimentari. 

     

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    I sintomi del Covid sono sopraggiunti una quindicina di giorni fa, ma le sue condizioni si sono aggravate improvvisamente martedì pomeriggio. L'uomo faticava a respirare. È stato a quel punto che il figlio maggiore, di 21 anni, ha deciso di chiamare il 118, chiedendo l'intervento urgente di un'ambulanza. Mores è stato portato immediatamente nell'ospedale di San Bortolo, a Vicenza. In condizioni disperate, ma sempre fermo nelle sue convinzioni. 

     

    I sanitari gli hanno da subito prospettato un quadro drammatico: senza le cure adeguate, e quindi il ricovero in Terapia intensiva, sarebbe morto. Lui non ha arretrato di un passo, ha chiesto di firmare per non essere intubato. «Tanto guarisco lo stesso» avrebbe detto ai medici, rispondendo al loro pressante, continuo, inutile tentativo di convincerlo. 

     

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    Non sono valse a niente le richieste disperate dei familiari, prima del ricovero. Si è rivelato un tentativo a vuoto anche l'ultima carta che i medici hanno provato a giocarsi per salvarlo. Una dottoressa ha chiamato i parenti di Mores, sperando che almeno loro riuscissero a convincerlo. Lui ha risposto alla videochiamata, ma ha continuato a rifiutare il ricovero in Rianimazione. 

     

    Irremovibile, anche di fronte alle lacrime del figlio maggiore che bagnavano lo schermo del cellulare, di fronte alla sua richiesta disperata: cambiare idea, farsi intubare. Hanno prevalso le credenze dell'uomo, ha prevalso il suo rifiuto. Fino alla fine, anche quando i dottori gli hanno detto che sarebbe morto. Quasi fino alla fine. Mores ha fatto un solo passo indietro, ha avuto un unico ripensamento.

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    Una dottoressa gli ha chiesto il permesso di tentare di rianimarlo quando il suo cuore si fosse fermato. A quel punto Mores ha detto di sì, ma ormai era troppo tardi. Il suo cuore ha smesso di battere intorno alle 20.30, un paio d'ore dopo il suo ricovero. Gli ultimi tentativi di rianimarlo sono stati inutili. -

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