Valerio Cappelli per La Lettura – Corriere della Sera
DAMIANO MICHIELETTO - “VIAGGIO A REIMS” 3
L' incubo di una notte di mezza estate. «Questo Sogno è il viaggio di Puck all' interno della parte più oscura del suo passato. Nella mia messinscena, Puck è un personaggio femminile».
Esistono i detrattori di Damiano Michieletto; gli ammiratori. E i sostenitori con riserva, che dicono sulle libertà dei suoi allestimenti: spettacolo di Michieletto con musica di Verdi (o Puccini, Rossini, e via elencando). Il Theater an der Wien di Vienna, il 15 aprile, con Antonello Manacorda sul podio dei Wiener Symphoniker, ospita A Midsummer Night' s Dream di Benjamin Britten.
La fantasia è più libera di correre con un mondo soprannaturale come quello di «Sogno di una notte di mezza estate»?
Vienna - theater an der wien
«Può essere un' arma a doppio taglio. Laddove in una storia realistica devi creare un immaginario, quando la storia è già di per sé visionaria si deve stare attenti a non sedercisi sopra: se a una torta con la crema ne aggiungi dell' altra, diventa una schifezza. La difficoltà, in un soggetto shakespeariano che parla di fate e folletti, è di capire come trattare questo mondo, evitando stereotipi».
Quindi?
IL FALSTAFF DI DAMIANO MICHIELETTO
«Quindi mi sono concentrato su Puck, il folletto che diventa una ragazzina. D' altra parte Puck chiude la storia e la comincia, incontra gli innamorati, attraversa gli snodi della storia. Nel mio caso, esce ancora più rafforzato. Ne parlo al maschile, ma Britten per questo ruolo di narrazione prevede un attore: noi avremo un' attrice.
britten stamp
Se Puck viene visto come un monellaccio, qui è una adolescente disadattata. Ha problemi di socializzazione; i professori litigano sull' educazione da darle: devono reprimere o essere comprensivi? Lei crea il mondo parallelo delle fate perché non è in grado di affrontare la realtà, la vede attraverso questo filtro».
Il gioco del teatro nel teatro durante la scena di Piramo e Tisbe?
«Diventa una recita scolastica dove i costumi sono fatti di carta e cartone; il pubblico seguirà questa comica con gli occhi della ragazzina Puck, che rivive in quella scena la morte dei suoi genitori. Non è in grado di affrontare la realtà. E si sblocca, comincia a elaborare il lutto. Quando il sogno, che è un incubo, si scioglie, lei torna alla sua età di adolescente».
Shakespeare
Effetto catartico, evoca la recita propiziata da Amleto allo zio, che uccise il fratello, suo padre: la scena come sarà?
«È la palestra di una scuola, metafora di un luogo dialettico ma anche fisico: luogo di giochi e di festa ma anche di lotta, di difficoltà, di prove da superare con il corpo. Le pertiche della palestra si trasformano in alberi del bosco. Perché c' è un viaggio nel bosco che mette alla prova, fa scontrare i personaggi, fa scoprire la sessualità».
C' è l' amore che nasconde e disvela. È lecito parlare di dimensione erotica?
«Sì, è data dallo stupore dell' innamoramento, dalla scoperta dell' attrazione fisica che avviene nella pubertà. L' erotismo è connaturato con il buio e il mistero e nel Sogno si esprime nella pulsione fisica sprigionata in un desiderio carnale di scoperta, non solo del corpo altrui ma anche del proprio».
OPERA DA TRE SOLDI MICHIELETTO
Il bosco che cosa rappresenta?
«È, assieme alla notte, l' incubo di Puck.
Lì si viene messi a nudo, simboleggia l' educazione, si esce dalle comodità, devi confrontarti con la natura. Nella foresta tutto può accadere, ti puoi sporcare, perderti, farti male. E puoi uscirne, per tornare alla luce». Nelle opere di Britten si sente l' odore del mare, «Peter Grimes», «Billy Budd».
Qui c' è la rugiada: che odore ha il bosco?
«L' autore scrive in italiano, su questa musica personale, fruibile e sofisticata, e lontana dal mainstream del Novecento: lenta, misteriosa. È il mistero a pervadere l' opera. E la musica, un' orchestra da camera dove ritrovi i flauti dolci che riportano agli strumenti che si studiano a scuola, è una spirale che si addentra nella psiche».
MICHIELETTO
L' innocenza e il lato buio, sono i temi cari a Britten.
«La palestra ha un lato ludico ma è una storia dove il buio, i fantasmi, il mistero danno un colore forte. Il palco sarà popolato di bambini, Britten scelse un coro di voci bianche per dare corpo e voce alle fate. Nel mio spettacolo anche i comici della recita saranno bambini».
Il suo primo Britten non si alimenta di bozzoli esterni, di altre produzioni?
«In un corto di Gabriele Mainetti, il regista di Jeeg Robot , ho ritrovato un' analogia. Lui racconta la storia di un bambino che a scuola indossa la maschera di un uomo-tigre: non vuole togliersela, quando vi riesce si libererà dell' abuso della sua insegnante. Ricorda un po' la maschera della nostra ragazzina: invece dell' abuso c' è il lutto. Ma c' è, in questi due progetti così diversi, l' idea della realtà parallela, il bisogno di un' altra identità per sentirsi un eroe e far fronte al dramma».