Ilario Lombardo per “La Stampa”
MARIO DRAGHI AL TELEFONO
Una telefonata attesa da cinque mesi: da quando Mario Draghi definì senza troppe premure diplomatiche Recep Tayyp Erdogan «dittatore». Non è stato facile ricucire lo strappo, ma il tempo, il lavoro degli ambasciatori e il caos generato dalla conquista taleban in Afghanistan hanno agevolato il disgelo.
Recep Tayyip Erdogan
Il colloquio tra i due è avvenuto ieri ed è durato una ventina di minuti. «Una conversazione articolata», spiegano fonti di Palazzo Chigi, che ha soddisfatto «pienamente» il presidente del Consiglio, impegnato in serratissime trattative con i leader mondiali per organizzare un G20 dedicato alla crisi afghana.
recep tayyp erdogan xi jinping 1
La Turchia è un attore molto importante a Kabul, e non solo perché assieme a Cina, Russia, Qatar e Iran ha già ricevuto l'invito all'insediamento ufficiale del governo dei mullah. Ankara è una sponda fondamentale anche per l'Italia, perché, come ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante l'informativa alla Camera, con Doha è il Paese in prima fila per la futura gestione dell'aeroporto della capitale.
talebani nel palazzo presidenziale
La telefonata con Erdogan arriva 24 ore dopo l'atteso confronto con Xi Jinping. Pechino non ha offerto certezze, ma, stando a fonti ufficiali, Draghi resta fiducioso di poter ospitare il summit straordinario dei 20 tra fine settembre e la prima settimana di ottobre. L'adesione manifestata dal presidente turco darebbe una chance ancora maggiore al vertice.
Restano ovviamente le ombre di un rapporto bilaterale che viene definito «eccellente» ma che non è stato sempre facile. Sulla Libia, per esempio, altro argomento affrontato nel corso della telefonata, dove Ankara ha piantato gli scarponi militari a difesa di Tripoli, con l'obiettivo di espandere i propri interessi nel Mediterraneo, in contrasto con quelli italiani, e complicando ancora di più il difficile processo politico che potrebbe veder sfumare le elezioni fissate a fine anno. L'emergenza adesso però è l'Afghanistan.
PUTIN ERDOGAN
L'Emirato dei taleban ha battezzato un governo che è fonte di imbarazzo globale. Nessun passo in avanti verso le attese dell'Occidente. I ministri degli Esteri del G7, riuniti ieri virtualmente in un vertice presieduto a Ramstein in Germania, dall'americano Antony Blinken e dal tedesco Heiko Maas, hanno chiaramente detto che il governo degli studenti coranici non soddisfa né il criterio dell'inclusività né quello delle garanzie contro il terrorismo.
mario draghi emmanuel macron a marsiglia
Non ci sono donne ma solo uomini in cima alla lista dei principali ricercati per terrorismo. «La nomina dei ministri afghani desta molte preoccupazioni», conferma Di Maio. Davanti a queste scelte, spiegano fonti della Farnesina, sarà molto complicato arrivare al riconoscimento del governo di Kabul da parte dei Paesi del G7. La porta, però, non è ancora chiusa del tutto: «Giudicheremo il governo afghano dai fatti» dicono i ministri. E, a questo punto della storia, non potrebbero dire altro. -
talebani nel palazzo presidenziale la vera immagine del palazzo presidenziale di kabul talebani nel palazzo presidenziale 3 talebani entrano nel palazzo del generale abdul rashid dostum 3