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    L’ERBA DI “DJOKO” E’ SEMPRE PIU’ VERDE - A WIMBLEDON TRIS DI DJOKOVIC CHE FESTEGGIA DIVORANDO L’ERBA DEL CENTRALE - CLERICI: "HA VINTO IL SERBO PERCHE’ POTREBBE CORRERE DUE MARATONE IN UN GIORNO, MENTRE FEDERER SI È FERMATO A UNA, CONTRO MURRAY”


     
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    Gianni Clerici per “la Repubblica”

     

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    Non si fa in tempo a uscire dal Centre Court, che subito ci si ritrova un microfono vicino alle labbra e un ragazzo che ti dice «Ha vinto Djokovic. Perché?».

    «Perché non è una telenovela, ma una gara di corsa con racchette, contro un tipo che ha sei anni meno, e potrebbe correre due maratone in un giorno, mentre Federer si è fermato a una, contro Murray».

     

    Tra i quindicimila intorno al campo, almeno i quattro quinti speravano nella vittoria di Roger Federer, ancorché non si riscontrasse nessuna avversione nei riguardi di Djoko, perché chi riesce ad ottenere un biglietto per la finale somiglia ad uno spettatore della Scala, pronto all’ammirazione, ai sentimenti, solo in casi estremi ad una palese avversione.

     

    DJOKOVIC MANGIA ERBA CENTRALE 1 DJOKOVIC MANGIA ERBA CENTRALE 1

    Nel rispondere, d’istinto, al ragazzo col microfono, non avevo pensato alla possibilità di Djokovic di imitare Serena, alla ricerca del Graal del tennis, il cosiddetto Grand Slam. Possibilità svanita solo perché Wawrinka non ha avuto probabilmente un buono psichiatra, che gli abbia chiarito perché, un paio di volte l’anno, come a Parigi e all’Australian Open, egli sia imbattibile.

     

    Se non ci si va a imbattere in simile Wawrinka, un grande atleta con racchetta quale il serbo può anche perdere un match contro Federer, ma soprattutto questo dev’essere in tre set o Federer non ci deve arrivare dopo aver vissuto altre 6 partite, giocato qualcosa come 137 games, soltanto dieci in meno del corridore Djokovic. Soltanto stanchezza, quindi? Non penso che questa sia la causa principale, anche se è certamente una concausa.

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    Altro fatto che ha indotto la maggior parte del pubblico a parteggiare, oh civilmente, per Roger, è stata la superiore eleganza dei suoi movimenti, e non solo del rovescio a una mano, infininitamente più chic del gesto bimane, che riesce a contrarre Djokovic in modo tanto meno avvincente. Roger, almeno all’avvio, imprimeva alla palla il suo magico sigillo, si trattasse di servizi o di volèe, o di qualche minitocco, dal quale pareva si sprigionasse una luce improvvisa o addirittura un fuoco d’artificio.

     

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    Ribadito ciò, forse troppo a lungo, mi par giusto accennare all’aspetto aritmetico del match. Anche da qui, dai primi due set terminati con due tiebreak, appare la caratteristica alla quale ho già accennato, quella della fatica . Il primo dei due tiebreak era terminato con la totale superiorità di Nole, capace addirittura di uscire sorridente da uno scambio di ventidue tiri con un diritto vincente, uno scambio che avrebbe, in qualche modo, causato il doppio errore finale di Roger.

     

    Il secondo, quello che aveva fatto sperare i federeriani che il loro eroe fosse ancora in partita avrebbe visto un Roger non so se più geniale o più miracolato, capace di sfuggire a qualcosa come sette set point, tra i quali una vicenda di ventisei tiri contro un corridore quale Djokovic!

     

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    Simile momentanea parità avrebbe in seguito spinto all’estremo un’auto analisi di Federer sconfitto, l’avrebbe spinto ad osservare che «Ho avuto anch’io le mie chances, sia nel terzo che nel quarto, in più di un game in cui siamo stati vicinissimi».

     

    In realtà, terzo e quarto set sarebbero stati presto contrassegnati da due break che si sarebbero rivelati determinanti, uno nel terzo game del terzo set, l’altro nel quinto del quarto.

     

    Ribadito, quest’ultimo, da un suo gemello nell’ultimo gioco dell’incontro. Era evidentemente più pronto ad osservazioni allegre Djokovic, interrogato riguardo all’influenza che avrebbe avuto sulla sua dieta l’erba del Centrale, che divora abitualmente al termine delle finali vittoriose. «E’ un’erba adattissima, assolutamente priva di glutine» ci ha assicurato. «E ho immaginato di cibarmene sin da bambino, quando ancora non conoscevo il significato di una dieta».

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    Dichiarazioni simili sono certamente adatte a sdrammatizzare quel che rimane, in fondo, anche se premiata con due milioni di euro, una partita di tennis. In fondo, un gioco.

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