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    HAI VOLUTO IL SAMBA, E MO' BALLA - CI SONO 1.700 ITALIANI ABBANDONATI IN BRASILE - SONO BLOCCATI PER IL DECRETO DI SPERANZA CHE VUOLE LIMITARE LE VARIANTI DEL VIRUS - MOLTI NON HANNO PIÙ SOLDI NÉ ASSISTENZA SANITARIA, COMPRESI UN NEONATO CHE NECESSITA TRASFUSIONI, UNA BAMBINA DIABETICA, STUDENTI E LAVORATORI CON IL VISTO SCADUTO - IN 20 SONO RIENTRATI DALLA FRANCIA PAGANDO IL DOPPIO IL BIGLIETTO. GLI ALTRI RESTANO NEL LIMBO: "CHIEDETECI IL TAMPONE, LA QUARANTENA. NON POTETE DIRCI: SIETE LÌ, RIMANETECI!"


     
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    Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"

     

    AEROPORTO CORONAVIRUS AEROPORTO CORONAVIRUS

    «Ho rischiato. È andata bene. Ma resta il dispiacere per tutti gli altri italiani. Molti senza più soldi. Tutti senza assistenza sanitaria. Gli unici in Europa ai quali non è concesso tornare a casa. Assurdo».

     

    BRASILE CORONAVIRUS BRASILE CORONAVIRUS

    Alberto (preferisce non dare il cognome), esperto di marketing, è uno di quei 1.700 italiani che il 16 gennaio, senza preavviso, sono rimasti bloccati in Brasile dal decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza, che per evitare il diffondersi della variante brasiliana del Covid ha disposto lo stop ai collegamenti con l'Italia. Per tutti. Inclusi un neonato che necessita trasfusioni, una bambina diabetica che non ha più le sue medicine, un ragazzino autistico, studenti e lavoratori con il visto scaduto, multati per ogni giorno in più trascorso in Brasile.

     

    ROBERTO SPERANZA ROBERTO SPERANZA

    Hanno lanciato appelli un po' a tutti: dal presidente Mattarella al Gabibbo. L'altro ieri a papa Francesco. L'ambasciatore Francesco Azzarello conferma: «Siamo preoccupatissimi. Si moltiplicano gli appelli e le richieste di aiuto, che certo non possono lasciarci indifferenti. La situazione, ogni giorno che passa, diventa sempre più grave. Non posso quindi che rinnovare un forte appello alle autorità competenti affinché la questione sia affrontata e risolta al più presto».

     

    FRANCESCO AZZARELLO FRANCESCO AZZARELLO

    E lunedì scorso in una videoconferenza con il ministero della Salute, promossa dalla segreteria generale della Farnesina, è stata ribadita la necessità di trovare una soluzione subito. Alla rete consolare arrivano le prime richieste di prestiti. Alberto si accalora: «C'è chi non ha più soldi per vivere. Chiedeteci il tampone, la quarantena. Non potete dirci: siete lì, rimaneteci!». Per altro, sottolinea, «non siamo irresponsabili in vacanza. La gran parte dei ricongiungimenti sono avvenuti quando era lecito».

     

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    Lui stesso era partito il 18 dicembre per conoscere la neo nipotina. «Sarei dovuto tornare il 24. Il 16 lo stop. Gli altri Paesi civili avevano avvertito e consentono il rientro a tutti i cittadini europei. Noi no». Lui, con una ventina di italiani, ha tentato: «Ho comprato un biglietto per la Francia, costato il doppio del mio. E da lì per l'Italia. Ma chi non può o vuole rispettare le regole?».

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