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    LE ASSURDE PRIORITÀ DELLA POLITICA - ABBIAMO PERSO DUE ANNI IN CHIACCHIERE E POLEMICHE SUL DDL ZAN MENTRE L'ITALIA COMBATTEVA LA PANDEMIA - IL DIBATTITO SULLA LEGGE HA INGOLFATO COMMISSIONI PARLAMENTARI, AULE, CAPIGRUPPO, E MONOPOLIZZATO IN DIVERSI MOMENTI IL DIBATTITO PUBBLICO MENTRE IL PAESE SI RISCOPRIVA IMPOVERITO E CON LA DISOCCUPAZIONE IN CRESCITA - I FAN DEL DDL ZAN SONO DAVVERO SICURI CHE IL "PAESE REALE" NON ABBIA ALTRE PRIORITA'?


     
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    Paolo Bracalini per "il Giornale"

     

    MANIFESTAZIONE A FAVORE DEL DDL ZAN MANIFESTAZIONE A FAVORE DEL DDL ZAN

    Due anni esatti. Il viaggio parlamentare del ddl Zan ha impiegato ben due anni, impegnando commissioni parlamentari, aule, capigruppo, e monopolizzando in diversi frangenti il dibattito pubblico, tutto questo nel mezzo di una pandemia che ha sconvolto l'Italia con emergenze molto più gravi.

     

    Era appunto il 24 ottobre 2019 quando il parlamentare Pd che dà nome alla legge, Alessandro Zan, annunciava la buona novella: «Questa mattina è ufficialmente iniziato l'iter di approvazione della legge contro l'omotransfobia», una vera urgenza perché «la situazione nel Paese è estremamente critica, con una vera e propria escalation delle violenze e dei crimini d'odio» contro gay e trans.

    MANIFESTAZIONE A FAVORE DEL DDL ZAN MANIFESTAZIONE A FAVORE DEL DDL ZAN

     

    Ma è ancora da prima che ci aveva provato, già nel maggio 2018 (quindi siamo a più di tre anni), presentando alla Camera un disegno di legge con gli stessi contenuti, sempre a prima firma Zan, «rimasto però totalmente inascoltato e minimamente recepito dalla precedente maggioranza» segnata dall'«oscurantismo della Lega». Con il Conte bis, e quindi l'arrivo al governo del Pd insieme al M5s, la questione dell'omotransfobia è diventata un leitmotiv costante, anche con la maggioranza Draghi.

     

    massimiliano romeo voto ddl zan massimiliano romeo voto ddl zan

    Due anni di dibattiti estenuanti, tira e molla, tattiche parlamentari come le piogge di emendamenti per stopparla, vertici di maggioranza, negoziazioni e compromessi dietro le quinte, il tutto accompagnato da sterminate discussioni nei talk show e furbate mediatiche alla Fedez. Non sarà la principale urgenza del paese, ma è stato certo l'argomento che ha catalizzato più polemiche e assorbito tempo in Parlamento e fuori. Con picchi intermittenti, a seconda della convenienza politica di metterlo al centro dell'agenda oppure no.

    i senatori del pd intorno a letta dopo il voto sulla tagliola ddl zan i senatori del pd intorno a letta dopo il voto sulla tagliola ddl zan

     

    Ad esempio, dopo aver imperversato per settimane fino a sembrare la nuova bandiera della sinistra e a forzare il calendario parlamentare per portarlo al Senato prima dell'estate, il ddl Zan si è poi inabissato con l'avvicinarsi della campagna elettorale per le amministrative. Un tema troppo scivoloso per la sinistra e per il M5s, meglio nasconderlo sotto il tappeto per un po', rinviando la calendarizzazione a dopo le elezioni. Salvo poi appunto tirarlo fuori a urne chiuse.

    ddl zan ddl zan

     

    Una tempistica ben spiegata da Monica Cirinnà, la piddina con i cani facoltosi, grande sponsor della legge: «Ora è il momento di decidere, i risultati delle elezioni amministrative dimostrano che è forte nel Paese la domanda di eguaglianza e giustizia». Ma la manovra è andata male. Torneranno alla carica? È sicuro, con un'altra legge dallo stesso contenuto e magari lo stesso nome, ormai un brand.

    ddl zan alessandra amoroso ddl zan alessandra amoroso

     

    Nel frattempo si è buttato al vento molto tempo. Nel dossier della Camera sul ddl sono riportate tutte le date in cui è stato discusso in commissione Giustizia, e poi in aula. Un elenco lunghissimo. Sterminato poi è il numero degli emendamenti proposti dai singoli parlamentari e dai partiti, come sterminata è la mole di articoli e programmi tv dedicati al fondamentale testo di Zan. Per poi finire nel nulla. Un risultato che secondo il leader della Lega Matteo Salvini va addebitato al Pd: «Letta non ha voluto ascoltare il Papa, le associazioni, le famiglie, le parrocchie. Ha voluto dare una prova di forza. Risultato: mesi e mesi persi».

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