1. DA LUPO AD AGNELLO
Alessandro Sallusti per il Giornale
conte di maio salvini
Luigi Di Maio si arrende all' evidenza e al buon senso. In poche ore si rimangia alcuni dei punti forti della sua azione, si fa per dire, dei primi cento giorni di governo. Sparisce «l' obbligo flessibile» per le vaccinazioni, che resteranno obbligatorie per tutti i bambini così come chiesto all' unisono dalla comunità scientifica, dai dirigenti scolastici e dalle opposizioni; l' Ilva andrà agli indiani della Arcelor Mittal, nonostante nei giorni scorsi il contratto fosse stato da lui frettolosamente e incautamente definito «illegittimo, un omicidio di Stato»; e infine, ma cosa più importante, sui conti pubblici Di Maio accetta le regole dell' Europa e si impegna a non sforare i parametri.
Che cosa abbia convinto il lupo a diventare agnello non lo sappiamo. Probabilmente qualcuno gli ha fatto sapere con una certa forza che la tempesta perfetta che si stava per abbattere sull' Italia (vedi lo spread nervoso, attorno ai trecento punti) non era frutto di complotti politici, ma dei suoi inquietanti annunci sull' imminente manovra economica che, promettendo di tutto e di più, stavano per fare scappare gli investitori e i risparmiatori.
SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA
La montagna del cambiamento si appresta quindi a partorire un topolino. Il perché è ovvio, ed è il vero tallone d' Achille di questo governo: mettendo insieme due programmi elettorali inconciliabili - quello dei Cinquestelle e quello della Lega - non si potrà realizzare né l' uno né l' altro, a meno di non volere far saltare il banco.
Non ci sarà quindi il reddito di cittadinanza, ma solo il finanziamento per riorganizzare gli uffici di collocamento. Non la flat tax, ma soltanto un piccolo sconto alle partite Iva e ai liberi professionisti; non la pace fiscale ma, probabilmente, la proroga di meccanismi di conciliazione già in atto. In sintesi, nulla di quello promesso agli elettori.
È finito il tempo della propaganda? Speriamo, perché questi primi, inconcludenti, cento giorni di governo Conte non solo sono stati una palla al piede per la crescita dell' Italia, ma rischiano ora di ingabbiare anche la Lega di Salvini.
SALVINI DI MAIO
Che aspettiamo con fiducia al varco del taglio delle pensioni, ultimo baluardo della follia grillina come ha confermato anche ieri Di Maio.
2. LA FRENATA GIALLO-VERDE E’ UN SEGNO DI MATURITA’
Marcello Sorgi per la Stampa
Le opposizioni esultano per la «retromarcia» (il Pd) o denunciano (Forza Italia) l' inutile politica «degli spot». E che in effetti nel giro di due giorni Lega e Movimento 5 Stelle si siano rimangiati una prima fetta degli slogan con cui hanno approcciato il difficile autunno della manovra economica è fuor di dubbio. Ieri, poi, è arrivato il contrordine sui vaccini: più che le pressioni delle minoranze no-vax avrà giocato il dubbio che l' apertura delle scuole sarebbe stata un caos senza precedenti, viste le ammonizioni dei presidi, e così l' obbligo «flessibile» è tornato a essere obbligo e basta.
salvini di maio
Ma la svolta più evidente è sull' economia: Salvini martedì l' ha fatta alla sua maniera, da «capitano», splittando sull' intera legislatura le promesse elettorali e limitandosi ad annunciare un inizio, solo per le imprese e per le partite Iva, della flat tax. Di Maio ha aspettato il Consiglio dei ministri di ieri per annunciare che nessuno vuol sfidare l' Europa, e dunque, niente sforamento del limite del 3% tra deficit e Pil. La sensazione è che, più che i timori di rappresaglie, che non sono affatto nell' aria, da parte delle autorità di Bruxelles, abbiano pesato i primi venti di tempesta arrivati dai mercati, con lo spread che sfiorava quota 300 e ieri è subito sceso, accogliendo le rassicurazioni dei due vicepremier come impegni effettivi e come presa di coscienza che la situazione italiana non consente di giocare con la propaganda antieuropea.
DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO
Dal vertice di ieri esce un vincitore, il ministro dell' Economia Tria, la cui linea prudente è stata approvata in pieno e consacrata in un comunicato di Palazzo Chigi: né sforamenti né sfioramenti del tetto del 3 per cento, e semmai un negoziato che punti a ottenere dalla Commissione Ue il via libera per muoversi attorno all' 1,5, trovando così modo di evitare l' aumento dell' Iva e, con un maquillage del precedente bilancio, anche i fondi per un avvio di flat tax e reddito di cittadinanza, ricavato, quest' ultimo, da una ridenominazione di misure anti-povertà già esistenti.
Ovviamente tutti si chiedono quanto la frenata giallo-verde costerà, in termini di consenso a Lega e 5 Stelle. Troppo presto per dirlo. Ma che Salvini e Di Maio comincino a capire che governare ha un prezzo, non è affatto negativo.
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