Elisabetta Reguitti per sanfrancescopatronoditalia.it
Nei soli ultimi 15 giorni abbiamo ricevuto fra 30 e 40 denunce da codice rosso
violenze sessuali
L’ultimo caso qualche giorno fa, una donna violentata nel parco del Monte Stella, a due passi da San Siro. “Quando arriviamo noi è già troppo tardi” esordisce il procuratore aggiunto di Milano Maria Letizia Mannella, capo del pool che si occupa dei reati contro i “soggetti deboli”. Con la fine del lockdown le violenze e i maltrattamenti sulle donne nel capoluogo lombardo e nel suo hinterland sono in aumento.
“Nei soli ultimi 15 giorni abbiamo ricevuto fra 30 e 40 denunce da codice rosso, nella maggioranza sono donne. Un caso su 100 però riguarda anche donne che maltrattano mariti o compagni malati e deboli”.
Secondo lo Svsed (Soccorso violenza sessuale e domestica) dell’ospedale Mangiagalli, a Milano negli ultimi due mesi i casi di violenza sessuale sono stati 92 contro i 75 del medesimo periodo del 2019. La stessa tendenza per le violenze domestiche: a oggi 115 casi contro i 78 del 2019.
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Le violenze per strada durante il lockdown erano ridotte al minimo. “Ma anche durante la chiusura ci sono stati episodi di aggressione connessi a situazioni di zone buie e senza passaggio di persone. Non sono state violenze efferate”. In compenso i “maltrattanti” hanno avuto vita facile, rinchiusi in casa con le loro vittime. “Ora la situazione è diversa – prosegue Mannella – perché le persone abusate cominciano timidamente a fare denuncia, anche se mancano quelle delle scuole con i bambini ancora più vittime anche per quanto riguarda la pedopornografia. Se prima il fenomeno era limitato allo scambio di immagini, ora chi fa circolare le fotografie nei siti dark cerca di monetizzare. Anche attraverso i bitcoin”.
violenze sessuali
Crescono anche i casi di violenze su genitori anziani. “La chiusura imposta dal lockdown dei centri di salute mentale o per le dipendenze come droga e alcool scatena il peggio dentro le mura domestiche”, osserva Mannella. Ogni giorno, in provincia di Milano, si contano 2-3 arresti sul fatto per reati codice rosso, tra gli altri maltrattamenti in famiglia, stalking, violenza sessuale. Le ultime due settimane di denunce a Milano, ripete il procuratore aggiunto, sono molto significative.
Violenze più o meno efferate come l’aggressione avvenuta nel parco del Monte Stella: una donna di 45 anni che passeggiava con il cane è stata sorpresa alle spalle, bloccata, presa per i capelli, trascinata in un luogo appartato e violentata. Tutto è avvenuto intorno alle 17.50. È stata soccorsa da un runner. “Stiamo registrando brutte violenze” ammette la pm. Il ruolo della prevenzione per Mannella resta comunque una priorità. A cominciare dal riconoscimento dei “segnali”.
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Al centro Mangiagalli di Milano li identificano con il “ciclo della violenza” secondo cui l’uomo diventa progressivamente violento nei confronti della donna e della famiglia e poi si pente. A seguire quello che chiamano “il ciclo della luna di miele”, sempre più breve: la finalità è indurre il senso di colpa della donna stessa che cerca di accontentare in tutto il proprio uomo tentando di sedare la rabbia non gestita che diventa violenza.
Molto importante, secondo la pm che si rivolge alle donne, evitare l’abuso di alcolici la sera. “Nella mia casistica le ragazze violentate per la maggior parte dei casi hanno perso la lucidità e questo consente al predatore di approfittarne e nei casi di aggressori ‘usuali’ di mettere nel bicchiere la cosiddetta droga dello stupro che inibisce qualsiasi attività di difesa e reazione. Questo può portare anche a subire violenze di gruppo”.
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Letizia Mannella guida il pool “soggetti deboli” da tre anni, cosa è cambiato? La pm non ha dubbi: “Il codice rosso ha cambiato l’ottica della polizia giudiziaria e dei magistrati dando un’impronta di urgenza a tutte queste ipotesi di reato: entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato la persona offesa deve essere sentita. Questo significa che l’attivazione e l’allerta è massima. È cambiata anche la mentalità”.
Poi un aneddoto: “Cinque anni fa avevo processato un appartenente alle forze dell’ordine che conservava nel cassetto circa tremila denunce di reato non inviate all’autorità giudiziaria. Ce n’erano tantissime per maltrattamenti. Oggi non sarebbe più possibile”.
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