VIOLENZA DOMESTICA
Estratto dell'articolo di Mara Rodella per il “Corriere della Sera”
È approdato in aula il caso giudiziario che ha destato non poco scalpore, scandalo e polemiche — anche a livello istituzionale — nelle scorse settimane: quello che vedeva un marito bengalese imputato di maltrattamenti aggravati (e violenza sessuale) ai danni della moglie 27enne, connazionale: per lui, anticipando in una memoria la sua requisitoria, il sostituto procuratore Antonio Bassolino aveva chiesto l’assoluzione.
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Perché «il fatto non costituisce reato», aveva scritto in prima istanza, sostenendo mancasse l’elemento soggettivo tipico e aggiungendo che «i contegni di compressione delle libertà morali e materiali della persona offesa da parte dell’imputato sono frutto dell’impianto culturale di origine e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge per conseguire la supremazia sulla medesima, atteso che la disparità tra l’uomo e la donna è un portato della sua cultura che la medesima parte offesa aveva persona aveva persino accettato in origine». Una «scriminante» culturale che aveva fatto sollevare anche il mondo politico.
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Al termine del processo di primo grado, il Tribunale lo ha assolto con formula piena, ma «perché il fatto non sussiste». […] alla luce dei racconti della parte offesa, ritenuti a tratti confusi e discordanti, e dai quali emergerebbero «solo» tre presunti episodi di violenza in sei anni di convivenza.
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«Inaccettabili, inammissibili e lesive dei diritti fondamentali delle persone, oltre che della Costituzione» le affermazioni del pubblico ministero secondo l’avvocato di parte civile, Valentina Guerrisi. […]
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