Mic. All. per "il Messaggero"
WILLY MONTEIRO
Ad uccidere Willy Monteiro Duarte, la sera del 6 settembre 2020 a Colleferro, «non è stato un colpo dato da dietro, dove la rigidità della colonna vertebrale protegge gli organi, ma almeno uno frontale, al torace». Un calcio violentissimo che non ha provocato «una morte non istantanea, ma comunque rapida, considerate le infiltrazioni emorragiche». L'ha spiegato ieri in aula il medico legale Antonio Grande, durante l'ultima udienza del processo per l'omicidio del giovane aspirante chef di origini capoverdiane e con la passione per il calcio.
i fratelli bianchi
A sferrare quel colpo fatale con la pianta del piede, secondo l'accusa, sarebbe stato Gabriele Bianchi, esperto di Mma. L'autopsia ha però certificato che Willy è stato ucciso anche dai pugni e calci in faccia che, secondo pubblico ministero e testimoni, sarebbero stati inflitti alla vittima - che era esanime a terra - da anche da Marco Bianchi e Mario Pincarelli. Tutti i giovani sono sul banco degli imputati insieme a Francesco Belleggia. L'accusa è omicidio volontario aggravato.
I GENITORI
i fratelli bianchi a miami
Ieri in aula c'è stato anche il commosso ricordo dei genitori della giovane vittima, che hanno parlato nell'aula di corte d'Assise del tribunale di Frosinone. Parole piene d'amore e di dolcezza, che sono arrivate dopo il racconto di violenza cruda fatto dal medico legale. Willy era un ragazzo buono, che lavorava sodo, aiutava in casa ed era generoso e sorridente. «Viveva con noi, lavorava da un anno e sette mesi al ristorante Hotel degli Amici, ad Artena, dove era stato assunto subito dopo il diploma alberghiero.
gabriele bianchi
Mentre ancora andava a scuola, lavorava il fine settimana in un ristorante a Paliano, fin quando non ha chiuso. Da lì è andato a fare una esperienza di tre mesi in Calabria e poi ha trovato lavoro ad Artena», ha raccontato la madre, Lucia Maria Duarte.
E ancora: «Willy contribuiva al bilancio di casa, spesso pagava lui la spesa, mi aiutava, mi accompagnava in macchina a fare le commissioni. Era sempre disponibile». Ha poi parlato Antonio Monteiro il padre del ventunenne: «Mio figlio era bravissimo a scuola, quando poi ha iniziato a lavorare si era aperto un conto corrente e metteva da parte i soldi. Amava stare con gli amici, appena staccava, e giocava a pallone».
alessandro e gabriele bianchi
IL DATORE DI LAVORO
In aula è stato poi il turno del datore di lavoro del giovane cuoco, cresciuto a Paliano, in provincia di Frosinone e massacrato in strada mentre difendeva un amico, che aveva iniziato a litigare con gli aggressori a causa di un banale diverbio.
«Ho avuto alle dipendenze Willy circa due anni, fin quando è morto - ha raccontato Nazareno D'Amici, proprietario del ristorante e hotel degli Amici ad Artena, ascoltato oggi come testimone di parte civile - È sempre stato un ragazzo educato, ha sempre aiutato il prossimo e gli stessi collaboratori. Ma non solo, perché con i soldi che guadagnava aiutava la famiglia».
gabriele bianchi