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“Erling Haaland pone un problema allo scrittore professionista”, scrive Jonathan Liew sul Guardian. “Il più delle volte, non fa molto. Corre verso la palla. Si allontana dalla palla. Si aggira e aspetta. Discutere dell’influenza di Haaland diventa una sorta di binario insoddisfacente, imperniato su un’unica domanda volatile: ha segnato o no? Se lo ha fatto, è probabile che il suo contributo sia stato decisivo. In caso contrario, hai passato 90 minuti a guardare un uomo biondo alto guardare cose“.
Oggi che il suo gol alla Cruyff è in copertina su tutte le home di calcio del mondo l’editorialista del Guardian si sofferma sul suo peso, su quanto abbia cambiato – o no – il City di Guardiola.
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“Il punto è questo: Haaland è uno di quei giocatori che è assolutamente irrilevante fino al momento in cui non lo è. Le partite del City non possono mai essere veramente noiose. La minaccia è fin troppo presente, è una minaccia sempre implicita, la squadra è troppo talentuosa, capace di prodezze stravaganti e indicibili”.
“Riuscire a tenere Haaland in silenzio per 75 minuti è sembrato un atto di eroismo. Cattive notizie: ne restavano ancora 15”. E infatti è arrivato quel gol incredibile, che Liew descrive così:
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“Non è tanto un gol quanto un’impresa di architettura fisica: un intero telaio sollevato da terra con un verricello, la gamba sinistra sollevata come un ariete, il brillante cross di João Cancelo colpito da una grande altezza. C’è, forse, un’incongruenza nel fatto che Haaland possa sembrare così periferico e poi arrivare a un finale del genere. Ma poi ti rendi conto che quei lunghi minuti trascorsi a fare jogging e passeggiare dolcemente sono al servizio di questi momenti: energia conservata, difensori indeboliti, una pazienza che è la sua stessa forma devastante di autostima“.
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Ed ecco la novità per il City: “Questo non è il tipo di partita che il City vinceva, o almeno non è questo il modo in cui la vinceva. Ma negli ultimi tempi lo stanno facendo sempre di più: l’Arsenal in trasferta la scorsa stagione, l’Aston Villa decisiva per il titolo e di nuovo ieri. Forse è per questo che è la squadra più interessante di Guardiola. Nulla si guasta e nulla si spreca: una piccola squadra che conosce il proprio mestiere e fa quel che basta. Un cinico potrebbe chiamarla una squadra imperfetta, una squadra di momenti, forse anche un tradimento. Un ottimista potrebbe ribattere che questo è il calcio distillato nella sua essenza più pura e perfetta“.
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