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    1. ADDIO A ETTORE SCOLA, MAESTRO DEL CINEMA ITALIANO. HA VINTO A CANNES, A VENEZIA, PER QUATTRO VOLTE È STATO NOMINATO ALL'OSCAR. 8 DAVID DI DONATELLO. AVEVA 84 ANNI 2. “FARE IL REGISTA È UN MESTIERE DA LADRI. DA DE SICA A FELLINI: HO RUBATO DA TUTTI” - "IL CINEMA IMPEGNATO? ANCHE TOPOLINO E' POLITICA''


     
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    Ettore Scola e Mimma Nocelli - Copyright Pizzi Ettore Scola e Mimma Nocelli - Copyright Pizzi

    E' morto Ettore ScolaIl regista, nato a Trevico (AV) nel 1931, aveva 84 anni. Maestro del cinema italiano, Scola era noto per capolavori come 'C'eravamo tanti amati' (1974), 'Una giornata particolare' (1977) e 'La famiglia' (1987). Scola era in coma da domenica sera.

    5m69 ettore scola mario monicelli 5m69 ettore scola mario monicelli

     

    Se si facesse un referendum popolare per il film più perfetto del cinema italiano, forse vincerebbe lui con "Una giornata particolare" del 1977. Ettore Scola, il cui cuore si è fermato "per stanchezza", circondato da una famiglia stretta a riccio per difenderne l'intimità, custodi la moglie Gigliola e le figlie Paola e Silvia, è stato un campione assoluto del miglior cinema italiano del secondo '900, un maestro che detestava i titoli altisonanti, che amava l'autoironia, ma che mai ha rinunciato ad essere in prima fila nelle grandi battaglie civili ed artistiche del paese.

     

    pif saluta ettore scola pif saluta ettore scola

    Animatore della politica cinematografica degli autori con l'Anac, ministro-ombra del Pci con delega alla cultura nel 1989, presidente del Bifest di Bari dal 2011, alle celebrazioni per i suoi 80 anni confessava: "Per il momento non ho tanta voglia di lavorare, anche perché diventa perfino difficile trovare il tempo: sanno che sei libero e ti cercano tutti, per le richieste più strane.

    silvia scola con il padre ettore la sorella paola e la mamma gigliola silvia scola con il padre ettore la sorella paola e la mamma gigliola

     

    Ogni paesino ha un cinema che rischia la chiusura, un festivalino che cerca di crescere, un circolo culturale. E io tutto sommato mi commuovo a sentire tanta passione, mi sembra tempo ben speso quello a fianco di giovani che credono ancora in valori e idee. Ma detesto le celebrazioni e l'enfasi, non è ancora tempo di mummificarmi".

     

    ettore scola e enrico lucci ettore scola e enrico lucci

    E icona immobile non sarà nemmeno adesso, perché l'eco dei suoi film più belli tornerà presto grazie al film documento ancora inedito "Ridendo e scherzando" che gli hanno regalato le figlie, riprendendo quel testimone della memoria per la quale era tornato alla regia nel 2013 con il toccante "Che strano chiamarsi Federico", quasi un album di famiglia strettamente intrecciato al ricordo di Fellini.

     

    Nato a Trevico, in Irpinia, nel 1931, si trasferisce con la famiglia a Roma, dove frequenta il Liceo classico Albertelli. Studente di legge, disegnatore e battutista sul 'Marc'Aurelio' di Ruggero Maccari e poi autore alla radio per le gag di 'Mario Pio' cucite su misura per Alberto Sordi, Scola cresce nel cinema italiano come un 'ragazzo di bottega'.

    ETTORE SCOLA LA TERRAZZA ETTORE SCOLA LA TERRAZZA

     

     

    Ettore Scola Simona Marchini Ettore Scola Simona Marchini

    I suoi maestri sono Ruggero Maccari, Mario Mattoli, Steno, Antonio Pietrangeli ma anche Totò e Sordi. Eppure è a Vittorio De Sica che poi dedicherà il suo capolavoro 'C'eravamo tanto amati' del '74 ed è al neorealismo che guarderà con 'Una giornata particolare' del 1977, scritto con Maccari da un'idea di Maurizio Costanzo, forse il punto più alto della sua collaborazione con l'amico Marcello Mastroianni che avrebbe diretto in ben nove film.

     

    NAPOLITANO ED ETTORE SCOLA A VENEZIA NAPOLITANO ED ETTORE SCOLA A VENEZIA

    Gli anni '70 coincidono con la massima creatività dell'autore che però firma le sue prime sceneggiature già nei primi anni '50, conoscendo successi da 'Un americano a Roma' a 'Accadde al commissariato', da 'Il conte Max' a 'Il mattatore' o 'La marcia su Roma' che preannuncia il suo esordio dietro la macchina da presa: è il 1964, il film è 'Se permettete parliamo di donne'.

     

    Un buon successo, una sicurezza del mestiere gli consentiranno di ripetersi ('La congiuntura' e 'L'arcidiavolo'), ma è nel '68 che, grazie alla garanzia di Sordi, firma il suo primo successo popolare con 'Riusciranno i nostri eroi'. I vizi degli italiani sono in mostra, l'approccio è diverso da quello dei Monicelli e Risi, una vena di malinconia e di solidarietà per i suoi 'mostri'.

     

    ETTORE SCOLA E VALENTINO PARLATO ETTORE SCOLA E VALENTINO PARLATO

    Dopo 'Io la conoscevo bene' nel 1965, dal '69 ('Il commissario Pepe' con Ugo Tognazzi è omaggio indiretto a Pietro Germi) Scola diventa un 'autore' a tutto tondo. Da regista ha sempre guardato con disincanto alla sua carriera, eppure film come 'La più bella serata della mia vita' da Durrenmatt, 'I nuovi mostri', 'La terrazza', 'La famiglia' scandiscono altrettanti capitoli del miglior cinema italiano in una fase storica (l'ultimo terzo del '900) che acuiva il declino italiano.

     

    VELTRONI INTERVISTA ETTORE SCOLA VELTRONI INTERVISTA ETTORE SCOLA

    "Non mi pare che le cose siano migliorate - commentava di recente -, anzi. Ma mi fa piacere che titoli come La terrazza o La famiglia si vedano ancora, fotografano momenti di svolta importante nella nostra vita , specie il secondo che abbraccia idealmente 80 anni di storia italiana".

     

    Ma era affezionato anche al corto contro il razzismo come '1947- 1997' o al corale "Gente di Roma" che racchiudeva la sua memoria di romano d'adozione. Di Scola va ricordata l'anima di più ampio respiro europeo, che passa per titoli come 'Il mondo nuovo' (1982), 'Ballando ballando' (1983), 'Il viaggio di Capitan Fracassa' (1990).

    Ettore Scola Ettore Scola q fiam17 ettore scola q fiam17 ettore scola

     

    Che la politica sia stata sempre la sua passione è facile ricordarlo scorrendo la lista dei documentari che ha firmato: da 'Viaggio nel Fiat Nam' fino a 'Un altro mondo è possibile' e 'Lettere dalla Palestina' (opere collettive dei cineasti italiani del 2002), passando per il toccante 'L'addio a Enrico Berlinguer' del 1984.

     

    Scola non si è mai nascosto dietro scelte di comodo, ma non ha mai sbandierato le sue passioni con un gusto della battuta sdrammatizzante che lo accompagnava in ogni apparizione pubblica. "Bisogna saper ridere di sé per ironizzare sul mondo - diceva -. Peccato che ogni anno che passa sia sempre più difficile".

     

    Era un uomo forte e robusto, il volto da antico romano incorniciato da una barba severa che negli ultimi anni si era imbiancata come la capigliatura leonina. Parlava piano con un eloquio punteggiato di battute sottili che non risparmiavano niente e nessuno, ma sempre accompagnate a una natura gentile che restituiva umanità e calore.

    ETTORE SCOLA AL FUNERALE MELATO ETTORE SCOLA AL FUNERALE MELATO

     

    ETTORE SCOLA LIVIA AZZARITI MIMMA NOCELLA ETTORE SCOLA LIVIA AZZARITI MIMMA NOCELLA

    Ha vinto a Cannes, a Venezia, per quattro volte è stato nominato all'Oscar e sulla bacheca di casa figurano 8 David di Donatello, compreso quello alla carriera ricevuto nel 2011. Ha tenuto a battesimo imprese culturali come il Festival di Annecy e quello di Bari, la Casa del Cinema (fondata dall'amico Felice Laudadio), la Festa di Roma (di cui ha presieduto la prima giuria, nel 2006). Ha vissuto tra i libri, le passioni, il disegno, la musica, senza sentirsi quel grande intellettuale europeo che era diventato.

    ETTORE SCOLA E FANNY ARDANT ETTORE SCOLA E FANNY ARDANT

     

    15 OTT 2015 - “FARE IL REGISTA È UN MESTIERE DA BUGIARDI E DA LADRI. DA DE SICA A FELLINI: HO RUBATO DA TUTTI” - "IL CINEMA IMPEGNATO? ANCHE TOPOLINO E' POLITICA"

    Maria Pia Fusco per “la Repubblica”

    ETTORE SCOLA ETTORE SCOLA

     

    Tre anni di lavoro, ricerca e selezione del materiale, tre stesure di sceneggiatura. Il risultato è Ridendo e scherzando , il documentario su Ettore Scola realizzato dalle figlie Paola e Silvia. «Cambiavamo ogni volta la struttura, alla fine abbiamo individuato i temi e la particolarità di Scola, che tratta anche argomenti molto seri ma sempre attraverso l’ironia, forse per le sue origini di disegnatore umoristico.

    ETTORE SCOLA E CARLO VERDONE ETTORE SCOLA E CARLO VERDONE

     

    Doveva essere un documentario da ridere», dicono le autrici, e ci sono riuscite. Solo alla fine hanno coinvolto il padre. «Ha scartato quello che gli sembrava celebrativo. Poi abbiamo chiamato Pif per intervistarlo, è uno frizzantino, a papà era piaciuto il suo film. Si sono incontrati al Cinema dei Piccoli, dove abbiamo girato l’intervista».

     

    WALTER VELTRONI ETTORE SCOLA WALTER VELTRONI ETTORE SCOLA

    Ridendo e scherzando , prodotto da Palomar, è l’omaggio che la Festa di Roma dedica a Scola, insieme a La terrazza (1980) nella versione restaurata dalla Cineteca Nazionale. Per Silvia e Paola Scola la partecipazione al lavoro del padre viene da lontano. «Ci è sempre stato vicino, fin da ragazzine ci leggeva quello che scriveva, chiedeva pareri», ricordano.

     

    «Abbiamo sempre avuto case piccole, due stanze e un bagno, quindi era impossibile tenere lontane due ragazzine», interviene Scola per stroncare il rischio di sentimentalismi. «Una volta stavo lavorando con Risi, Paola entrò con una maschera da diavolo cinese e Dino si spaventò. Comunque non ho mai avuto la sacralità del lavoro, del genere “zitti tutti che papà lavora”. Chissà, se lo avessi fatto, magari sarei diventato un grande regista».

     

    La terrazza - Ettore Scola La terrazza - Ettore Scola

    Non le sembra di eccedere in modestia?

    «È che mi imbarazza parlare di me, non mi sento autorizzato».

     

    Sorrentino ha citato “La terrazza” a proposito di “La grande bellezza”. Che ricordo ha?

    «Un film faticoso per il numero di attori in scena. Ma il piacere era di non essere da solo, sentivo l’interesse di tutti, partecipavano anche se lontani dalla macchina da presa. Molti critici scrissero che il film è una serie di sei serate, non avevano capito che era sempre la stessa serata vista da angolazioni diverse».

     

    FULBIO ABBATE E ETTORE SCOLA FULBIO ABBATE E ETTORE SCOLA

    “Ridendo e scherzando” parla di lei e anche di autori di allora, che facevano cinema come atto politico, come impegno.

    «Purtroppo l’impegno ce l’hanno anche i reazionari, anche il film in apparenza più neutro e innocuo è politico. Walt Disney è poco politico? Topolino è un americano reazionario, tradizionale, però è roosveltiano, risponde all’impegno del New Deal e di essere fieri dell’America. Quindi la parola impegno va chiarita con qualche aggettivo, anche nei film sulle vacanze di Natale c’è l’impegno di non parlare di certe cose, è politica anche questo».

    DUE VECCHI COMPAGNI ETTORE SCOLA GIULIANO MONTALDO - copyright Pizzi DUE VECCHI COMPAGNI ETTORE SCOLA GIULIANO MONTALDO - copyright Pizzi

     

    Lei è intervenuto al funerale di Ingrao.

    «Ho parlato della sua intelligenza, lo arricchiva, lo riempiva di dubbi, incertezze, per cui il suo operato politico poteva anche essere ondivago o rinunciatario ma aveva un’idea più larga, l’unità era il primo scopo. Ingrao e Amendola erano grandi rivali ma quando Amendola si presentò alle europee del ’79, Ingrao, allora presidente della Camera, andò ad Avellino per il comizio di chiusura di Amendola: loro sapevano cosa voleva dire stare insieme in un partito».

     

    ETTORE SCOLA - copyright Pizzi ETTORE SCOLA - copyright Pizzi

    Nei suoi film le donne sono spesso protagoniste e nei Super8 di famiglia, mostrati nel documentario, lei cambia il pannolino. Una rarità per la sua generazione.

    «Mi piaceva farlo, ma era niente di fronte ai padri di oggi. Per noi non era previsto, neanche ce lo lasciavano fare, Gigliola (la moglie di sempre, ndr ) era in apprensione quando mi occupavo delle bambine. Quanto ai personaggi femminili, l’ho preso da Pietrangeli, ho scritto dieci film con lui, a ogni sequenza si chiedeva cosa fa la donna, cosa pensa. Il suo interesse era letterario, sapeva a memoria il monologo di Molly da Joyce, aveva fatto un saggio sul Bovarismo, s’era dedicato all’universo femminile».

     

    ETTORE SCOLA LINA WERMULLER - copyright Pizzi ETTORE SCOLA LINA WERMULLER - copyright Pizzi

    Per lei è forte il senso dell’amicizia e della gratitudine?

    «Io sono molto pigro, perciò il lavoro che ho amato di più è stato lo sceneggiatore. È stato Vittorio Gassman a farmi fare il regista, un mestiere da bugiardo, devi fingere di sapere tutto, ognuno della troupe ha una domanda e vuole la risposta da te. Come se il regista fosse un oracolo, ma anche l’oracolo di Delfi era approssimativo, al povero Edipo disse “vai a letto con tua madre ma lei non lo saprà, ammazzi tuo padre ma tu non sai chi è tuo padre”, si barcamenava.

    ETTORE SCOLA - Copyright Pizzi ETTORE SCOLA - Copyright Pizzi

     

    ETTORE SCOLA GIOVANNINO RUSSO - Copyright Pizzi ETTORE SCOLA GIOVANNINO RUSSO - Copyright Pizzi

    Per faticare meno avevo la complicità e l’amicizia con gli sceneggiatori, le maestranze, gli attori, con tutti. Poi ho avuto il privilegio di conoscere persone migliori di me, Amidei, De Sica, Fellini, che ho potuto emulare, copiare. Il segreto è essere un po’ ladri. Ho rubato da tutti».

     

    Nel documentario c’è il racconto poco noto del rapporto con Pasolini.

    «Dissi a Pier Paolo che avevo maturato da Accattone l’idea di Brutti, sporchi e cattivi e volevo dedicargli il film. Lui suggerì di fare una prefazione filmata, come nei libri un autore fa per uno più giovane.

     

    ETTORE SCOLA ANDRE GLUCKSMANN ALAIN ELKANN - Copyright Pizzi ETTORE SCOLA ANDRE GLUCKSMANN ALAIN ELKANN - Copyright Pizzi

    Finito di girare avrebbe visto il film, sarebbe venuto nelle baracche ricostruite e avrebbe parlato del genocidio culturale avvenuto nei dieci anni passati da Accattone . Mentre giravo l’ultima sequenza, con Manfredi, arrivò la notizia che a cento metri dal set avevano trovato il cadavere di Pasolini. È uno dei miei rimpianti».

     

    25 LUG 2011 - IL REGISTA DI ‘C’ERAVAMO TANTO AMATI” CHIUDE CON IL CINEMA: "NON VOGLIO FINIRE LA CARRIERA IN BRUTTEZZA. È DIMOSTRATO CHE GLI ULTIMI FILM DI GRANDI AUTORI, COME CHAPLIN O DE SICA, SONO STRONZATE”

    Maria Pia Fusco per "la Repubblica"

    Ettore Scola - di Stefano Cardone per \"Oggi\" Ettore Scola - di Stefano Cardone per \"Oggi\"

     

    «Splendido ottantenne? No, direi ottantenne provato, sono pieno di acciacchi, vivo in condizioni assurde, ho un fisico come Muhammad Ali, non ho mai fatto sport, non cammino, cammino male, fumo e adesso la pago». Ettore Scola, ottant´anni compiuti il 10 maggio, non rinuncia all´ironia.

    Sarà pure provato ma tra omaggi e riconoscimenti, è sempre in giro, prima alla Milanesiana, due giorni fa al premio Amidei a Gorizia, domani sera a Pescasseroli riceverà il premio Amidei, con Stefania Sandrelli, Paola Cortellesi, Emilio Solfrizzi. «Non sarei dell´umore, né fisicamente né psicologicamente, ma il premio Amidei l´ho fondato io 30 anni fa, dovevo andare. E non vado da Age? Sono l´unico superstite di quel gruppo lì».

    EUGENIO SCALFARI ETTORE SCOLA NELLO AJELLO - Copyright Pizzi EUGENIO SCALFARI ETTORE SCOLA NELLO AJELLO - Copyright Pizzi

     

    In giro per l´Italia sì, ma sono quasi 10 anni che non fa un film. Quante volte le hanno chiesto perché?

    «Ogni volta che mi intervistano. La risposta è sempre la stessa. Sono grato a Berlusconi che mi ha fatto prendere questa decisione. Dovevo fare un film con Depardieu, c´era già il contratto. Con Medusa. In uno di quei suoi deliranti interventi in parlamento Berlusconi per dimostrare il suo "liberalismo" o "libertalismo" - con certe parole va a tentoni - disse che stava producendo un film del comunista Scola.

    ETTORE SCOLA - Copyright Pizzi ETTORE SCOLA - Copyright Pizzi

    Io scrissi alla Medusa che non avevo mai avuto mecenati, non ne volevo e che non avrei fatto il film. Anzi, quelli della Medusa furono gentili, risposero che se non mi trovavo a mio agio, capivano benissimo, magari ci sarebbe stata una collaborazione futura. Avrebbero potuto farmi causa».

     

    Che film era?

    «Il titolo era Un drago a forma di nuvola. La storia di un libraio che aveva un piccolo segreto, nell´appartamento sopra la libreria aveva una figlia disabile, s´innamorava di una cliente, doveva essere Audrey Tatou, ma sapeva che sarebbe stato un amore impossibile e lei lo aiutava andando via con un ragazzo più giovane. Una storia un po´ crepuscolare».

    Francesco Rosi Liva Azzariti Ettore Scola e Mimma Nocelli - Copyright Pizzi Francesco Rosi Liva Azzariti Ettore Scola e Mimma Nocelli - Copyright Pizzi

     

    Non ha voglia di scrivere altre storie?

    «No. Leggo molto, leggo Cicerone, i classici, e mi avvilisco perché non avrò il tempo di leggere tutto quello che vorrei. So che alcuni della mia età lavorano. Ma quando parlo con Lizzani o Montaldo e dicono che aspettano la telefonata della Rai o di Medusa per chiudere il film, la mia decisione si rafforza. Loro fanno benissimo, non li critico, ma io, a 80 anni, voglio scansare l´umiliazione delle attese. Ho la mia pensione di 1.400 euro al mese. C´è anche un po´ di superbia, perché è dimostrato che gli ultimi film di autori grandi sono stronzate, basta l´esempio di Chaplin o di De Sica. Non voglio finire la carriera in bruttezza».

     

    Francesco Rosi Ettore Scola- Copyright Pizzi Francesco Rosi Ettore Scola- Copyright Pizzi

    Una giornata particolare, C´eravamo tanto amati, La famiglia... Titoli indimenticabili. Non ha rimpianti?

    «Il periodo che rimpiango è un altro, quello della negritudine con Metz e Marchesi, due maestri, scrivevano dieci sceneggiature in contemporanea. Mi davano dieci paginette di soggetto, io scrivevo battute o situazioni comiche e se andavano bene le sistemavano in uno dei film di Totò. Ricordo ancora la prima battuta che ho scritto. Per Totò Tarzan. Lui incontrava Jane, Tamara Lees. Totò diceva: "Io Tarzan, tu bona"».

     

    Ettore Scola - Copyright Pizz Ettore Scola - Copyright Pizz Erminia Manfrdi e Ettore Scola - Copyright Pizzi Erminia Manfrdi e Ettore Scola - Copyright Pizzi

    Lo dice per snobismo?

    «Sono sincero. Il mio orgoglio è la collaborazione alla lettera di Totò e Peppino. Non dimenticherò Totò che rideva quando leggeva le battute. La risata di Totò è qualcosa di prezioso. Che bel mestiere facevo, scrivevo, Metz sceglieva e non avevo responsabilità. Peccato, in Italia non si fanno più le parodie».

     

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    Come immagina un dialogo tra Berlusconi e Bossi?

    «Secondo me è tutto un gioco delle parti. Tu dici questo, io rispondo quello, poi tu fai un passo indietro, io sbatto il pugno sul tavolo, tu fingi di arrabbiarti. Guitti che recitano male».

     

    Nel nostro cinema è stato un anno di commedie...

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    «La commedia fa parte della cultura italiana, Alfieri a parte, non siamo un popolo di tragici. La commedia all´italiana però è diventata una coperta per tante cose. La differenza è che noi le scrivevamo per aiutarci a capire in che mondo vivevamo, la realtà era sempre presente. Oggi non è così, ma noi volevamo bene all´Italia. Oggi perché si dovrebbe amare questo paese? Capisco che molti se ne vadano all´estero a cercare un successo anche se non tutti lo trovano. Non abbiamo più il senso dell´appartenenza che avevamo noi».

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    Si è risvegliato con le celebrazioni dell´Unità...

    «Grazie Napolitano! È assurdo, siamo legati a un signore di 86 anni, che Dio ce lo conservi a lungo».

     

    Un tempo si diceva "non vorrei morire democristiano". Ora?

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    «Non credo che moriremo berlusconiani, anche se dovremo aspettare la generazione dei quindicenni per tornare a essere un paese rispettabile. Però penso che vedremo altri momenti in cui non ci saranno più Cicchitto e Capezzone».

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