Pierluigi Panza per il Corriere della Sera
Paul Virilio
Dopo l' esistenzialismo di Jean-Paul Sartre e con il post-strutturalismo di Michel Foucault ci fu un momento nella cultura europea nel quale i discorsi sui comportamenti individuali e collettivi e sulle discipline sociali e architettoniche passavano dalla filosofia, intesa come critica della cultura.
Al pari di Lyotard, Lacan, Derrida, Deleuze anche Paul Virilio, morto a Parigi a 86 anni (la notizia è stata data dalla figlia a funerali avvenuti), ebbe in questo quadro un posto di rilievo, che riuscì a mantenere anche quando la trasformazione digitale del mondo cancellò la riflessione critica, sostituendola con il pragmatismo.
Paul Virilio
Filosofo, saggista e urbanista, Virilio - che in gioventù aveva lavorato con Henri Matisse e Maurice Merleau-Ponty - incarna la figura dell' intellettuale che, partendo dalle idee, si getta nella concretezza per cambiare il mondo. La filosofia fu la sua disciplina di studio; l' urbanistica il suo territorio di azione pedagogica.
Lo si ricorderà come il teorico della «sincronizzazione delle emozioni» e per gli studi sulle connessioni tra tecnologia, velocità e potere. Fondò una disciplina, la dromologia, per studiare la velocità come fattore costitutivo del controllo sociale.
Per Virilio, infatti, la rivoluzione industriale - con l' avvento di treno, aereo e missili - ha conferito alla velocità un potere di dominio sull' uomo. Ma è con la rivoluzione delle telecomunicazioni che subentra la velocità assoluta, quella delle onde elettromagnetiche. Con la televisione e con l' interattività nasce il mondo unico del tempo reale, del qui e ora, destinato ad avere il sopravvento sullo spazio-tempo locale e della storia.
Paul Virilio
Muovendo dalla Dialettica dell' Illuminismo di Adorno e Horkheimer, Virilio riteneva che ogni conquista del progresso rivelasse anche un volto regressivo, specie la tecnologia contemporanea: ogni giorno i giornali riportano esempi in tal proposito.
VIRILIO
Questa riflessione trovò massima espressione nel libro La bomba informatica del 1998 (Raffaello Cortina, 2000, postfazione di Carlo Formenti), una critica radicale al sistema dell' information technology e dei global media. Per Virilio la diffusione di internet si configura come massima manifestazione del potere globalista americano. Il potere si concentra nelle mani di chi dispone delle tecniche di spostamento e comunicazione più efficienti e veloci, e il resto del mondo diventa suddito.
Paul Virilio
In questa nuova versione di 1984 di Orwell prende corpo l' ossessione per il voyeurismo delle live-cam, dei selfie, della vetrinizzazione di sé, ma anche la telesorveglianza, ovvero l' avvento di una società panottica prefigurata come carcere universale da Foucault. Il colonialismo cibernetico diventa la super bomba atomica che cancella identità sociali e personali.
In L' incidente del futuro del 2002 (Raffaello Cortina) Virilio critica la cieca fiducia riposta negli esperti rispetto ai politici, sferrando una requisitoria contro un fondamentalismo tecnoscientifico che sta trasformando la realtà in telerealtà «per cittadini infantilizzati» destinati solo a scontrarsi con l' incidente (le Torri Gemelle, ad esempio).
Paul Virilio
Oggi che la diffidenza grava sia sui politici che sugli esperti, si può leggere quel saggio come un avviso ai naviganti: l' operare criptico degli esperti, fatto di «compatibilità» e presentazioni di dati variamente interpretabili, rivela una sostanziale non assunzione di responsabilità dell' esperto verso il mondo.
Prende così spazio la telerealtà delle fake-news.
L' intellettualismo di Virilio, la sua filosofia come «discorso aperto», fu criticato nel 1997 dal libro Imposture intellettuali (Garzanti, 1999) dei fisici americani Alan Sokal e Jean Bricmont, che ne ridicolizzarono l' uso di termini e argomenti scientifici.
Paul Virilio
Nelle scuole d' arte e d' architettura italiane il pensiero di Virilio fu molto citato per tutti gli anni Ottanta e Novanta, ai tempi di Umberto Eco e delle tarde occupazioni. Poi tutto si spense e solo Gillo Dorfles ebbe la forza di mantenere vivo un simile sguardo sulla contemporaneità.
Virilio fu direttore della Scuola speciale di architettura di Parigi e, come tutti i filosofi francesi, era engagé: negli anni Ottanta si impegnò per i senzatetto. Nel 1987 vinse il Gran premio nazionale della critica architettonica, nel 1989 fu nominato direttore di un programma d' insegnamento al Collège international de philosophie a Parigi, presieduto da Derrida.
Paul Virilio
Ha pubblicato una trentina di libri e, oltre a quelli già citati, tra i più destinati a durare credo siano Vitesse et politique: essai de dromologie (1977); Esthétique de la disparition (1980); L' espace critique (1984); La machine de vision (1988). Ha collaborato alle riviste «Ésprit», «Cause Commune», «Critique», «Traverses», «Architecture d' Aujourd' hui» e «Urbanisme».
VIRILIO
È vero, oggi possiamo guardare a questi discorsi come a un eccesso di verbosità, fatto di fumose assemblee, di ghirigori intellettuali che non hanno portato a nulla. Dire che oggi gli studi universitari nelle discipline affrontate da Virilio hanno preso un' altra piega è dir poco; dire che servirebbe anche tornare al pensiero (senza ideologia) è come parlare al nulla.