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    ADDIO BONCOMPAGNI, A 84 ANNI SE NE VA UN MITO DELLA TV. ''LA GUARDO POCHISSIMO. GIÀ FARLA MI SEMBRA ABBASTANZA GRAVE''. VITA, SUCCESSI, ANEDDOTI E GENIALITÀ DI UN AMICO ADORATO - 'BANDIERA GIALLA' E 'ALTO GRADIMENTO', POI 'DISCORING', 'PRONTO RAFFAELLA?', 'DOMENICA IN', 'NON È LA RAI', 'MACAO', I PROGRAMMI CON ARBORE, DAGO, CHIAMBRETTI, GHERGO - ''HO SCRITTO 'IL MONDO' DI JIMMY FONTANA. CI HO COMPRATO CASA. QUELLE CANZONACCE CON LA CARRÀ? DICEVAMO 'CHE PORCATA' E QUELLE VENDEVANO IN TUTTO IL MONDO'' - CAMERA ARDENTE MARTEDI' DALLE 12 IN VIA ASIAGO NEGLI STUDI DI 'BANDIERA GIALLA'


     
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    1. BIOGRAFIA DI GIANNI BONCOMPAGNI

    Da www.cinquantamila.it, sito a cura di Giorgio Dell'Arti

     

    gianni boncompagni gianni boncompagni

    • Arezzo 13 maggio 1932. Regista e autore televisivo. «Aspetto ancora di fare qualcosa per cui essere ricordato».

     

    • Protagonista, accanto a Renzo Arbore negli anni Sessanta e Settanta, dei programmi radiofonici Bandiera gialla e Alto gradimento. Nel 1977 l’esordio in tv con il programma musicale Discoring. Poi fu autore e regista di Pronto, Raffaella? (1984), condotto dalla Carrà, e di Pronto, chi gioca? (1985), condotto da Enrica Bonaccorti. Dall’87, per tre anni, gli fu affidata l’ideazione e la realizzazione di Domenica In. Nel 1991 passò a Mediaset, dove realizzò Primadonna condotto da Eva Robin’s e soprattutto Non è la Rai, programma con cui lanciò Ambra Angiolini.

     

    gianni boncompagni renzo arbore gianni boncompagni renzo arbore

    Tornato alla Rai, nel 1996-97 fu autore e regista di Macao (con Alba Parietti) e Macao 2 (senza), che chiuse in anticipo per mancanza di ascolti. L’anno dopo la Rai gli chiuse Crociera per il linguaggio troppo sboccato. Nel 2002 il rilancio con Piero Chiambretti (Chiambretti c’è). Tra il 2007 e il 2008 dirige e conduce Bombay su La7, «una sorta di inno alla tv come sottrazione» (Dipollina) stroncato però da Aldo Grasso («mi sono addormentato»). Nel 2008 è autore del programma condotto da Raffaella Carrà Carramba che fortuna in onda su Rai1.

     

    • Dal 2004 al 2008 ha collaborato con Il Foglio, ora cura una rubrica sul Messaggero (Via Boncompagni) e una sul Fatto Quotidiano.

    boncompagni dago arbore boncompagni dago arbore

    • «Nella mia città, Arezzo, negli anni Cinquanta non c’erano nemmeno i semafori. Erano tutti comunisti e si sposavano tutti in chiesa».

    • Iniziò «alla radio svedese. Andai in Svezia a 18 anni con un mio amico e ci rimasi otto anni, spesso facevo lo chaperon agli italiani importanti che arrivavano. Quando Salvatore Quasimodo venne per il Nobel lo accompagnai dovunque. Musei, gallerie. Alla fine, distrutto, mi disse: “Ma qua non si fotte?”».

     

    • Tre figlie (Barbara, Paola, Claudia), cresciute da solo dopo che, lasciato dalla moglie svedese, tornò in Italia e vinse la battaglia per averle con sé.

    • Su Bandiera gialla: «Proponevamo canzoni che normalmente la Rai non mandava in onda, avevamo creato un gruppo di ragazzi niente male (Loredana Bertè, Renato Zero, Mita Medici). E poi dimostravamo che se uno aveva un’idea, la poteva anche realizzare».

     

    ambra gianni boncompagni ambra gianni boncompagni

    • Su Alto Gradimento: «Nella prima puntata, lessi l’elenco di parole sconsigliate alla radio: sudore, inguine, amante, ernia, piedi, divorzio, membro. Cosa successe? Niente. Però i primi giorni tutti in via del Babuino mi consideravano come un marziano, anche Corrado mi guardava allibito. I personaggi di allora nascevano dall’improvvisazione, sul filo del cazzeggio. Vivevano fin quando i loro modi di dire funzionavano».

     

    IRENE GHERGO E GIANNI BONCOMPAGNI IRENE GHERGO E GIANNI BONCOMPAGNI

    • Non è la Rai, programma cult dei primi anni Novanta (in onda dal 9 settembre 1991 fino al 1995), era una diretta con cento ragazzine che, senza saper far nulla, si provavano a cantare, ballare, giocare. Presentato nella prima edizione da Enrica Bonaccorti, poi da Paolo Bonolis, infine da nessuno. O meglio dalla quindicenne Ambra Angiolini, ben presto star assoluta del programma, che Boncompagni teleguidava – nelle risposte e nelle movenze – con un auricolare. Le selezioni provocavano ogni anno un’invasione di adolescenti accompagnate dalle madri.

     

    «La più famosa è diventata Ambra, rapida, brava, simpatica e poi Claudia Gerini, la quindicenne Nicole Grimaudo da Caltagirone, Miriana Trevisan, Laura Freddi, Alessia Merz. Tutte avevano qualcosa di speciale. Erano normali».

     

    GIANNI BONCOMPAGNI - MARISA LAURITO - IRENE GHERGO GIANNI BONCOMPAGNI - MARISA LAURITO - IRENE GHERGO

    • Passa per il padre di veline e letterine: «Noi le abbiamo anticipate, infatti Antonio Ricci ci seguiva moltissimo e ci ha sempre tributato gli onori della primogenitura». Differenza tra le sue ragazze e quelle di oggi: «Quelle di oggi d’essere delle “markette” ce l’hanno scritto in fronte. E poi sono tutte uguali. E per giunta, a differenza delle mie, parlano. E questo Dio non glielo perdonerà mai. Le mie erano mute, le chiamavano “sorcomute”».

     

    • «Ambra era bravissima. Capì il gioco, lo assimilò subito, lo metabolizzò immediatamente. La trovata fu che una ragazzina di 15 anni dicesse cose che ignorava. Facevo le citazioni più impossibili. Lei le sbagliava e si metteva a ridere. Ci siamo divertiti molto. Era simpaticissima».

     

    gianni boncompagni raffaella carra gianni boncompagni raffaella carra

     

    • «Ho scritto Il mondo, la canzone di Jimmy Fontana. Ci ho comprato una casa. Venti milioni. Tutte le canzoni di Raffaella Carrà ancora mi rendono un sacco di soldi».

    • Frasi «Chi sa fare fa, chi non sa fare fa la tv».

    • «Questa tv è terribile, però anche i varietà di una volta facevano spavento. Tolto Antonello Falqui, il resto era inguardabile».

    • «A me la prima serata non piace. È preda dei format. Io sono un regista-autore. I format li può fare chiunque».

     

    • «Io sono un animale daily calibrated. Sono tarato per i tormentoni, le cazzate quotidiane da propinare alla gente. Io sono quello di Non è la Rai, di Pronto Raffaella e Macao, tutta quella robaccia là».

    gianni boncompagni edwige fenech gianni boncompagni edwige fenech

    • «In televisione passa solo robaccia. Che si divide in due categorie: robaccia con ascolti alti e robaccia con ascolti bassi».

     

    • «Il mio sogno è una polizia televisiva. Guidata da me, naturalmente. Un gran monitoraggio delle stronzate con seguito di manette, arresti e ai recidivi pene in un carcere speciale, vediamo, ecco sì: Guantanamo».

    • «Per fare tv uno deve essere un figlio di puttana mica una mammoletta».

    • «I ragazzi son destinati a rincoglionirsi. Li frequento e li trovo indietro. Non vanno mai da nessuna parte, figliano, si annoiano, si tradiscono, vanno a Ibiza in vacanza. Dovrebbero istituire una legge: “Vietato andare a Ibiza salvo permessi speciali per malattie incurabili”» (a Malcom Pagani) [Fat 11/5/2012].

     

    gianni boncompagni heather parisi gianni boncompagni heather parisi

    • Politica Per Non è la Rai venne violentemente attaccato dai cattolici: «I cattolici che vogliono? Sono i principali responsabili della rovina del paese».

    • «Alla Rai sono sempre passato per comunista. Quando ti attribuiscono una patente è come un marchio. Comunista? Comunista. Ma comunista all’acqua di rose. Mica un attivista. Ho sempre votato comunista, frequentavo Giorgio Amendola, ed ero amico di Giorgio Cingoli, direttore di Paese Sera. Laureato comunista. Ma non facevo le manifestazioni».

     

    • «Sono sempre uno di sinistra, però è una cosa così vaga. Quelli di sinistra sono noiosi, religiosi. Ma sono noiosi anche quelli della sinistra che vanno a destra. Io in ogni caso ho anche amici a destra. Il mio più caro amico è un senatore di An, Giuseppe Consolo».

    • Scriveva (quasi) tutti i giorni una letterina al Foglio: «Avevo visto a cena Giuliano Ferrara, che rideva a qualcuna delle mie battute. Tanto che aveva fatto scrivere a uno dei suoi giornalisti più bravi, Stefano Di Michele, una mia biografia in un’infinità di puntate che aveva avuto un certo successo. Poi è venuta la collaborazione. Ci lavoro parecchie ore al giorno».

    gianni boncompagni raffaella carra gianni boncompagni raffaella carra

     

    • Religione «Mi stupiscono quelli che ancora credono nella religione. I cattolici ridono dei musulmani, dei loro paradisi con le vergini, dei loro digiuni, ma la nostra religione non ha meno follie. C’è gente che fa ancora la comunione».

     

    • Vizi Le ragazze giovani. Tra i suoi amori, Raffaella Carrà: «Con lei sono stato dieci anni. Tre anni più che con mia moglie»; Claudia Gerini: «Con lei mi sono divertito molto. Era spiritosa, simpatica, intelligente. Aveva un grande senso dell’umorismo. Ha avuto un grande maestro, me»; Isabella Ferrari: «Una che è diventata un’attrice famosa. È diventata anche colta. Io non c’ero riuscito a farle leggere i libri. Le si chiudevano gli occhi alla prima pagina».

    gianni boncompagni ambra angiolini gianni boncompagni ambra angiolini

     

    • «Anche se volessi andare con una mia coetanea sarebbe difficile perché sono quasi tutte morte» (a Claudio Sabelli Fioretti).

    • Guarda pochissima televisione: «Già il farla mi sembra abbastanza grave».

    • Ritocca col pc opere pittoriche di artisti riconosciuti.

    • «Non sono così venale. Mi faccio ben pagare quando mi rendo conto che faccio guadagnare molto. Ho avuto grossi contrattoni giusto con Silvio Berlusconi».

    • Suo motto: «Presto e male».

    pippo baudo e gianni boncompagni pippo baudo e gianni boncompagni

    • Appassionato di cibi surgelati.

     

     

    2. I MIGLIORI GIANNI DELLA NOSTRA VITA - BONCOMPAGNI: “’ALTO GRADIMENTO’ ERA COMMEDIA DELL’ARTE: IMPROVVISAZIONE PURA, OGGI È TUTTO SCRITTO, E MALE DIREI. SI SALVA SOLO FIORELLO’’ - LA RAI? “LICENZIEREI L’80% DEI DIPENDENTI, FUCILEREI ‘DON MATTEO’, DAREI L’ERGASTOLO A ‘MONTALBANO’!” -

    Francesco Sala per “Il Giornale OFF” del 4 settembre 2015

    http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/migliori-gianni-nostra-vita-boncompagni-alto-gradimento-era-83904.htm

     

    gianni boncompagni gianni boncompagni

    Gianni Boncompagni è così. Prendere o lasciare. Quando mi apre la porta di casa mette subito le mani avanti: “Sono curioso di questo interessamento da parte de Il Giornale, io sono sempre stato comunista. Adesso ho pure una rubrica sul Fatto quotidiano”.

     

    Lei, se è per questo, ha scritto anche sul Foglio…

     

    Ero amico di Giuliano Ferrara e mi ha fatto scrivere cose apolitiche. Sul Fatto la rubrica si chiama “Complimenti”. Tirar fuori un’ideuzza sulla politica tre volte a settimana è difficile. Sono anche amico di Padellaro e Travaglio, questo è il giretto. Insomma Il Giornale non è il mio giornale.

     

    Posso cominciare con le domande?

     

    E certo. Vuole un caffè? Corto o lungo?

     

    Corto, grazie. Che cosa voleva fare da grande Gianni Boncompagni?

     

    marilisa merolla gianni boncompagni roberto d agostino marilisa merolla gianni boncompagni roberto d agostino

    Bravo! Questa è una bella domanda! Ero appassionato già da ragazzino di musica classica. Lo sono tuttora e quando morirò, l’unica cosa che mi mancherà sarà la musica classica: quando uno è morto non la può sentire. All’epoca io e i miei amici eravamo tutti “intellettualini” di sinistra, andavamo a casa dei pochi che avevano il giradischi per sentire Beethoven in 33 giri; era dura. Questi intellettuali e architetti mi dicevano: “Che ci stai a fare ad Arezzo?” Non c’era niente ad Arezzo, manco gli alberi! “Devi andare in Svezia! Lì c’è l’urbanistica che è meravigliosa”. Allora appena finito il liceo scientifico partimmo in tre, in autostop, per andare a Stoccolma. Ho visto tutte le città della Germania, Amburgo poi Copenaghen, e alla fine arrivammo sempre in autostop da Arezzo a Stoccolma!

     

    Ci è rimasto parecchio?

     

    gianni boncompagni e renzo arbore all universita la sapienza gianni boncompagni e renzo arbore all universita la sapienza

    Dieci anni.

     

    Che lavori ha fatto?

     

    Ho fatto tanti lavori. Parlavo inglese, svedese e francese, avevo orecchio per le lingue. Parlavo bene, ho lavorato alla radio. A Roma nel 1960 c’erano le Olimpiadi e feci un programma che si chiamava “Roma Olimpica”. Ho lavorato per un settimanale svedese tipo Oggi: ci scrivevo delle novellette che copiavo proprio da Oggi, che un mio amico mi mandava per posta da Arezzo. Prendevo queste novellette, le traducevo e le portavo da una caporedattrice che era diventata mia amica. Piacevano molto al direttore e mi pagavano una cifra impensabile.

     

    gianni boncompagni e patti pravo (2) gianni boncompagni e patti pravo (2)

    Ero un morto di fame e per questo lavoro mi pagavano una cifra enorme, il corrispettivo di trecentomila lire a novelletta. Le facevo tradurre da una mia amica alta due metri e le portavo da questa caporedattrice, che mi faceva il filo ma io me ne guardavo bene… Presi un appartamentino, stavo bene. Dopo un anno la caporedattrice mi fa : “Al direttore non piacciono più i tuoi articoli!”. Andai a riprendere Oggi e copiai dei racconti di Agata Christie. Io questo racconto non l’ho mai fatto a nessuno! Agatha Christie non sapevo nemmeno chi fosse, e parlo del ’56, ma io vengo da Arezzo… Feci tradurre quei racconti e li portai dal direttore. Non gli piacevano. “Ma lo sai di chi sono queste novellette?”, gli dissi. “No? Embè, sono di Agatha Christie!” Non gli piacevano lo stesso.

     

    ARBORE BONCOMPAGNI BANDIERA GIALLA ARBORE BONCOMPAGNI BANDIERA GIALLA

    Com’erano visti gli italiani?

     

    Eravamo pochi. C’erano una ventina di italiani, molti erano napoletani che vendevano stoffe false. Erano simpatici. Ci chiamavano i “Toscani” e ci portavano a mangiare, loro ordinavano una cosetta perché avevano già mangiato e a noi facevano portare dei piattoni. Abbiamo mangiato per mesi con questi napoletani. Vendevano agli uffici le stoffe false, facevano vedere dei pezzettini di lana vera come campionario, che poi bruciavano, e vendevano quella falsa.

     

    Per la radio svedese fece un’intervista molto discussa a Danilo Dolci…

     

    Come lo sa? Sì. Io non sapevo chi fosse Danilo Dolci, e là era considerato un mito. Era noto come sociologo, era fuori dal seminato. Andai in un piccolo paesino della Sicilia, dove lui viveva piantonato da alcuni carabinieri. Danilo Dolci non era ben visto. Andai a casa sua con un registratore a manovella. Quell’intervista la replicarono una decina di volte.

     

    Danilo Dolci ha dichiarato in un’altra occasione che “la creatività è una necessità profonda, non è un lusso”. Si rispecchia?

     

    BONCOMPAGNI BANDIERA GIALLA BONCOMPAGNI BANDIERA GIALLA

    Più vero di così? È vero.

     

    Cinquant’anni fa lei ha vinto il concorso in Rai come programmatore di musica leggera. Com’e Rai era quella di allora?

     

    Bella. Mitica. La direzione generale era a Piazza del Popolo. Andavamo sempre al Bar Canova con Baudo ad aspettare l’evento soprannaturale che non arrivava mai. Il programmatore è colui che sceglie i dischi dopo il parlato. Io e Arbore. L’ho conosciuto lì e siamo subito diventati amici. Eravamo patiti per la musica. Lui di Foggia io di Arezzo. Mi guardava come uno del Nord.

     

    Già affinità tra voi?

     

    ARBORE BONCOMPAGNI 4 ARBORE BONCOMPAGNI 4

    Lui è un ragazzo formidabile. Ha un’età pure lui, e cinque mesi l’anno gira il mondo con l’orchestra. È stato pure in Cina! Tre ore e e mezza di concerto. A Pechino pieno gremito. Abbiamo fatto insieme “Bandiera Gialla” e poi “Alto Gradimento”.

     

    Che gusti musicali avevate per fare assieme “Bandiera Gialla”?

     

    Io ero fissato con la musica americana e andavo spesso a New York, lui era più locale. Il programma ce lo fece fare Gaetano Rispoli, un dirigente della radio. Abbiamo lanciato tutti! Lui era più jazzarolo, è tuttora un jazzista, suona il clarinetto. Tutto quello che fa, Renzo lo fa bene. Io avevo una fissa per la musica classica ma la tenevo per me, nessuno mi seguiva. Eravamo amici, io e Renzo. Non abbiamo mai litigato! Lui sosteneva che io fossi di Arezzo, patria di Vasari: ma se ad Arezzo non c’erano nemmeno gli alberi! Ma lasciamo perdere…

     

    pippo baudo gianni boncompagni marco travaglio pippo baudo gianni boncompagni marco travaglio

    Veniamo ad “Alto Gradimento”: rivoluziona la radio, fa entrare prepotentemente il nonsense, l’improvvisazione. Un episodio OFF di “Alto Gradimento”?

     

    Tanti con Mario Marenco, Bracardi, c’era pure Frassica…

     

    C’era Frassica?

     

    Certo! Le racconto la storia di Frassica? Arbore mi fa: “Mi è arrivata una cassetta di un siciliano, molto simpatico, forte secondo me. Eccola qua, sentila, dimmi cosa ne pensi”. Ad un certo punto io questa cassetta la persi. E dopo un po’ Arbore mi fa: “Allora, l’hai sentita la cassetta di quel siciliano?” “È fortissimo”, faccio io, “Prendiamolo!”. E prendemmo Frassica. Nino Frassica ha uno humor modernissimo tuttora.

     

    arbore marenco bracardi boncompagni arbore marenco bracardi boncompagni

    “Alto Gradimento” era il trionfo dell’improvvisazione. Si è persa oggi quest’arte?

     

    Nessuno lo fa. Quella roba lì non s’è mai più vista. Noi facevamo anche dieci puntate al giorno registrate. È la commedia dell’arte. C’era una sintonia con Marenco, che oggi pensi è mio vicino di casa. Pazzesco. Lui è architetto, insegnava a Latina mi pare e mentre guidava segnava suo bordi del giornale le idee per i personaggi. Tornava e ci consegnava questi giornali con tutti i bordi scarabocchiati, tutte idee sue. Tutto improvvisato. Oggi è tutto scritto, e male direi. Umorismo? Pochissimi. L’unico è Fiorello.

     

    Gianni Boncompagni Gianni Boncompagni

    1980. Avevo sette anni, ero appassionato di “Alto Gradimento” a tal punto che in macchina costringevo mio padre che a fermarsi nelle piazzole di sosta, per evitare le gallerie e ascoltare per intero la trasmissione! Mi ricordo il Colonnello Buttiglione!

     

    Quella era una parodia. Il padre di Marenco era colonnello della Finanza, ecco perché.

     

    Avete avuto problemi?

     

    La trasmissione era talmente forte che nessuno s’azzardava a dirne contro. Non era politicizzata, non c’era cattiveria. Non ha mai detto niente nessuno. Se ci censuravano succedeva un casino tremendo. Eravamo molto forti e guadagnavamo poco. Una volta incontrai un direttore che mi disse: “Boncompagni, ma lei non chiede mai aumenti?” Risposi: “Ma guardi, le dico la verità, mi diverto così tanto che dovrei pagare io!” Facevo il consulente pubblicitario per la Fiat, il nome della macchina Ritmo l’ho trovato io. Ho fatto anche campagne per la Coca-Cola. E lui imperterrito: “Posso permettermi di darle un piccolo aumento?” E lo fece.

     

    Boncompagni e Travaglio Boncompagni e Travaglio

    È stato paroliere per Jimmy Fontana e Patty Pravo: “Ragazzo triste” è sua, e poi tutte le canzoni della Carrà…

     

    Gianni Boncompagni Gianni Boncompagni

    L’ avvocato Crocetta era l’inventore del Piper e io facevo un po’ tutto: il produttore, l’autore, lavoravo con Franco Bracardi alla Rca… Franco Bracardi ha scritto con me tanti successi (Franco Bracardi, fratello del comico Giorgio, noto al grande pubblico come pianista/accompagnatore nel Maurizio Costanzo Show, n.d.r.). Abbiamo guadagnato cifre spaventose! Quel pezzo de “La Grande Bellezza”, “A far l’amore comincia tu”, l’avevamo scritto noi. Mammamia la Siae! Cifre spaventose. Ho domandato: “Ma com’è possibile che io prenda più di un Gino Paoli?” Mi è stato risposto che non c’è solo l’Italia, quei successi sono in tutto il mondo. “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù” in Sudamerica non puoi capire, la ascoltano tutti. E io sono anche editore. Mi arrivano…

     

    È stato bravo!

     

    Devo tutto a Raffaella.

     

    È amico di Magalli, vero? Come l’ha conosciuto?

     

    IRENE GHERGO E GIANNI BONCOMPAGNI IRENE GHERGO E GIANNI BONCOMPAGNI

    Era mio vicino di casa da ragazzino. Simpatico, intelligente. Aveva dodici anni quando l’ho conosciuto. Una volta scappò di casa. Il padre era disperato. Andammo alla stazione e lo trovammo. Siamo molto amici.

     

    Ma uno così bravo, simpatico, professionale, spiritoso, non dovrebbe fare di più?

     

    A me lo dice? Io glielo dico. “Ma Magalli, ancora quei cazzo di programmi?” E lui mi risponde: “Se smetto di fare questo, non mi danno più da lavorare”. 

     

    Lei era noto in Rai per…?

     

    Per odiare i raccomandati. In Rai lo sanno: non li ho mai presi. Uno raccomandato vuol dire uno che non è bravo. Uno bravo non ha bisogno di essere raccomandato. Ero noto anche per non prendere soldi. Io e Arbore non volevamo soldi, specialmente dai discografici. Volevo dischi. Dischi di musica classica. Ho riempito due garage di 33 giri e poi ha dato tutto a un ragazzo…

     

    Si ricorda qualche dirigente in Rai?

     

    Salvi era bravo. Il direttore era Emanuele Milano, un democristiano moderno. Né Rispoli né lui ci hanno mai bacchettato. Ad “Alto Gradimento” ne abbiamo dette di cose eh? C’erano pure molti repubblicani.

     

    ENRICO MENTANA E GIANNI BONCOMPAGNI ENRICO MENTANA E GIANNI BONCOMPAGNI

    Siamo al 1990. “Non è la Rai” al Palatino di Roma.

     

    Feci il contratto con Berlusconi. Io avevo fatto “Pronto Raffaella”, quando cominciai c’era il monoscopio. Dopo un mese di “Pronto Raffaella” ho fatto quattordici milioni di ascolti! Lo vedevano tutti. Berlusconi capì immediatamente il business della pubblicità e mi chiamò: “Facciamo ‘Pronto Raffaella’ a Canale 5!” E io: ” Non si può dottore! È dal vivo. È una diretta, ci sono le telefonate in diretta”. E lui: ” Vabbè, le telefonate le facciamo finte!” Rimasi allibito.

     

    Berlusconi aveva comprato il Palatino, ti rendi conto? Io quando vidi il Palatino persi la testa. La mia regia aveva un muro romano! Mi fece un contratto spaventoso. Per me era una cifra pazzesca. Era troppo. Il mio avvocato era Consolo e al momento del contratto c’era pure Cesare Previti, come avvocato di Berlusconi. E Previti mi dette un anticipo di miliardi in assegno circolare. Contratto di cinque anni.

     

    RIZZOLI BONCOMPAGNI SGARBI RIZZOLI BONCOMPAGNI SGARBI

    Un assegno circolare a nove zeri. Andammo a mangiare a Trastevere, tutti: io, Vasile, Consolo, l’avvocato Previti e due alti dirigenti di Milano, da Romolo, una trattoria che frequentavo spesso. Al momento del conto feci: “Posso pagare almeno il pranzo? Romolo, accettate assegni?” “E certo dotto’!” Prese l’assegno circolare a nove zeri. Trasecolò, lo fissava muto e non capiva. E io: “Ma no! Ho sbagliato! È uno scherzo figurati..” Previti se lo ricorderà, il fatto dell’assegno.

     

    Chi era la più bella di “Non è la Rai” secondo lei?

     

    Miriana Trevisan era la più bella di tutte. Era un capolavoro. E poi non c’era mignotteria.

     

    Oggi c’è mignotteria?

     

    Oggi la dai per fare un programma? Può darsi, ma si viene a sapere.

     

    Maurizio Costanzo, proprio qui, ha dichiarato che se la televisione non gode di buona salute è perché è venuta a mancare la figura dell’autore.

     

    DIACO GHERGO BONCOMPAGNI DIACO GHERGO BONCOMPAGNI

    Ha ragione, l’autore non c’è più. Se lei cerca in tv oggi un corrispettivo di Amurri & Verde non ci sono più. Nella televisione che replicano d’estate si vede l’autore. Falqui ne prendeva di bravi. Nel format l’autore non serve. Oggi non c’è spazio, molti format sono pronti a scattare. Un programma oggi deve essere già un successo nel mondo. Un Dino Verde non c’è più. Il funzionario fa i format.

     

    Mi dica due personaggi che ha lanciato.

     

    Fabio Fazio e il povero Giorgio Faletti.

     

    Immagini Boncompagni presidente assoluto della Rai per un giorno. Che farebbe?

     

    Licenzierei l’ottanta percento delle persone assegnando un vitalizio. Ne bastano venti per mandare avanti la baracca. Poi fucilerei Don Matteo a piazza Mazzini davanti al cavallo, con tutti gli autori. Terence Hill: fucilato con gli autori, avvertirei le famiglie. A Montalbano darei l’ergastolo! E poi quelli di Rete Quattro, dalle segretari ai dirigenti… per tutti il carcere duro, 41 bis.

     

    Un ricordo di Alberto Castagna?

     

    Quanto abbiamo riso! Lui aveva il camerino confinante con Fabrizio Frizzi, che stava con la figlia del generale Dalla Chiesa. Quando parlavano o discutevano in camerino, Alberto Castagna ascoltava tutto. Poi veniva in mensa e agitava da lontano le mani come per dire: “Cose grosse!” Ascoltava tutto: litigi, non litigi…

     

    BONCOMPAGNI E LA CARRA' ALLA FESTA DEL FATTO BONCOMPAGNI E LA CARRA' ALLA FESTA DEL FATTO

    “Crociera” con Nancy Brilli. Una sola puntata.

     

    Non si sapeva chi doveva condurre il programma, allora con Brando Giordani pensammo a Milly Carlucci. Andammo a casa sua e la vedemmo scendere da una scala parlando in inglese con i figli. A me e a Giordani prese una ridarella bestiale: sembrava finta! Lei chiese di cosa trattava il programma e io: “No, questo non ce lo puoi chiedere, non lo sappiamo…” E finì. Nancy Brilli, simpatica, accettò a scatola chiusa. E infatti…

     

    Vale sempre il detto “fate presto e male”?

     

    Gianni Boncompagni Gianni Boncompagni

    Mi è andata sempre bene. Molti fanno lentamente e male. Io faccio presto ma ci tengo a dire che “Bandiera Gialla” e “Alto Gradimento” sono miei e di Arbore, “Pronto Raffaella” l’ho inventato io, “Non è la Rai” è un format. Chi poteva fare un altro “Alto Gradimento”? Ho dato il nome alla Fiat Ritmo, l’ho già detto? E ho fatto il testimonial della Coca-Cola. I creativi precisini dell’agenzia erano allibiti.

     

    Che libro sta leggendo?

     

    Quello di mia figlia Paola. “La prefazione è del Dalai Lama”! La dedica è: “A papà, perché capisca”. Ma che vuol dire?

     

     

     

    3. BON-COMPAGNI DI UNA VITA: “LA CARRA’? SCRIVEVAMO QUELLE CANZONACCE E DICEVAMO “CHE PORCATA” E QUELLE VENDEVANO IN TUTTO IL MONDO”

    http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/bon-compagni-vita-carra-scrivevamo-quelle-canzonacce-57795.htm 17 GIUGNO 2013

     

    Michela Tamburrino per "la Stampa"

     

    E Raffaella?

    «Raffaella è nelle Filippine. Che vuole, lì può stare tranquilla, struccata, nessuno la fotografa, sta con i suoi amici, con Sergio Japino e il 18 festeggia senza fanfare. Così esorcizza».

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    Gianni Boncompagni, il compagno di una vita, professionale e privata, parla di Raffaella come ne avrebbe parlato allora, quando si conobbero.

     

    Com'era la Carrà quando non era ancora la Carrà?

    «Allo stato brado ma con le idee chiare, nessun accenno di mignotteria, frequente nelle altre attrici. Un altro pianeta. Le ho scritto quasi tutte le canzoni che canta. Sembravano un'imbecillata, invece, stando ai bollettini Siae, mi fanno guadagnare una cifra impensabile. Perché vendono in tutto il mondo e il merito è soprattutto di Raffaella».

     

    Le ha insegnato tanto?

    «C'era poco da insegnare. Vede, Raffaella è una credente, a differenza mia. Crede in senso lato, a quello che fa, è in buona fede, è una che si fida. Non ha fatto un grande sforzo perché ha lavorato con i numeri uno; Falqui, Mina, Gino Landi, Sacerdote. Aveva il massimo, bastava seguire. Lei eseguiva, senza mai pestare i piedi».

     

    «A far l'amore» è tornata in grande spolvero. Troneggia nel film di Sorrentino.

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    «Sì, me l'hanno detto. Merito anche del remix di Bob Sinclar. Quella canzone l'avevo scritta con Franco Bracardi, grande artista, persona squisita. Sinclar ha ripreso solo la strofa di Bracardi e non il motivo pensato da me. Quando gliel'ho chiesto mi ha risposto che il mio era volgare. Ma ti pare? Io ho taciuto, tanto prendo i diritti, enormi. Paolo Ormi ci aveva messo gli arrangiamenti. Eravamo un gruppetto di successo. Scrivevamo quelle canzonacce e dicevamo "Che porcata" e quelle vendevano in tutto il mondo».

     

    E «Pronto Raffaella»?

    «Prima di noi c'era il telescopio. Da zero a 14 milioni di telespettatori in una settimana. L'idea era un programma telefonico con Raffaella sempre in primo piano. Perché il primo piano l'ho inventato io. La camera 2 sempre fissa e in modo ravvicinatissimo. Ne vado fiero. Il movimento di certi registi distrae».

     

    Siete diversi lei e Raffaella?

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    «Agli opposti. Io anarchico e iconoclasta, lei credente. Io pigro, fannullone ma fortunatissimo. Lei una che lavora sempre».

     

    Come compagna?

    «Perfetta, fedele, onesta nei rapporti, la vedi dalla faccia».

     

    Vi sentite spesso?

    «Siamo vicini di casa. Lei va in piscina con mia figlia Barbara. Le ha fatto un po' da madre. Giocano insieme a carte, quell'orribile burraco. Litigano, si insultano per una giocata fatta male, in quelle occasioni non è più la Raffaella che conosco.

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    Sarebbe stato bello una festa per i suoi 70 anni.

    «Lei non ne vuole parlare come non si parla più dei miei 80 anni. Mi fecero una festa bellissima, le donne erano tutte vestite da suore, gli uomini da preti. Io che ero il festeggiato, da papa. Però c'erano anche dei santi. Può sembrare blasfemo ma non lo era. Ci siamo divertiti moltissimo».

     

     

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