1. TELEGRAM CEDE: CONSEGNERÀ I DATI
Estratto dell’articolo di Velia Alvich per il “Corriere della Sera”
pavel durov 3
Un tira e molla durato anni che ora è arrivato al capolinea. Così Pavel Durov, che lo scorso 24 agosto è stato arrestato in Francia e poi rilasciato su cauzione, ha ceduto alle pressioni: i dati degli utenti che sono sospettati di svolgere attività illegali saranno consegnati alle autorità.
«Non permetteremo che i malintenzionati mettano a rischio l’integrità della nostra piattaforma usata da quasi un miliardo di utenti», ha spiegato Durov. Fino a oggi Telegram ha dato la disponibilità a collaborare con le autorità solo in caso di comprovate attività terroristiche, condizione che — assicura l’azienda — non si è mai verificata.
Da adesso, invece, dati come l’indirizzo Ip (che identifica in maniera univoca un dispositivo connesso a Internet) e il numero di telefono di chi viola le regole della piattaforma potrebbero essere trasmessi «in risposta a valide richieste legali» delle autorità competenti.
TELEGRAM APP DI MESSAGGI ISTANTANEI
Per i malintenzionati questa potrebbe essere la fine delle attività su Telegram. «I criminali non rimarranno», spiega Paolo Dal Checco, consulente informatico forense che collabora con procure, tribunali e studi legali. «Potrebbero restare usando le chat criptate, che proteggono le conversazioni, ma rimane un problema: Telegram fornirebbe i metadati», cioè le informazioni aggiuntive di un messaggio che potrebbero rivelare l’identità di chi scrive.
L’app di Durov si aggiunge alla lista di social che tengono le porte aperte alle indagini di autorità giudiziarie. Per quanto riguarda l’universo Meta, cioè i social di proprietà di Mark Zuckerberg, Facebook e Instagram hanno sempre assicurato piena collaborazione. […] WhatsApp invece […] non conserva le conversazioni sui server, mentre i metadati vengono salvati solo nel caso di «richiesta legale valida» delle autorità giudiziarie.
Pavel Durov
[…] Il porto sicuro delle attività illegali è diventata un’app poco conosciuta, Signal. «Anche quando è costretta dalle autorità, questa app non dà nulla, perché non salva neppure i metadati», spiega Dal Checco. […]
2. ALTRO CHE TELEGRAM, IL VERO PALADINO DELLA PRIVACY È SIGNAL
Estratto dell’articolo di Andrea Daniele Signorelli per “Domani”
[…] Paradossalmente, l’arresto di Durov potrebbe almeno in parte derivare dal fatto che non ha protetto abbastanza la privacy, non che l’abbia protetta troppo. Se tutte le comunicazioni fossero state cifrate con la crittografia end-to-end, almeno una parte delle accuse sarebbe stata meno fondata o proprio inammissibile, perché Durov non avrebbe potuto in alcun modo sapere cosa stava avvenendo su Telegram. E questo vale a maggior ragione visto che la crittografia, ovviamente, non è vietata.
SIGNAL VS TELEGRAM
Al di là delle ambiguità, le vicissitudini di Telegram hanno comunque riportato al centro dell’attenzione il tema della privacy e, con esso, un’altra piattaforma spesso finita nel mirino delle istituzioni: Signal, il servizio di messaggistica fondato nel 2014 dal programmatore Moxie Marlinspike e oggi guidato dalla ricercatrice Meredith Whittaker.
A differenza di Telegram, tutte le comunicazioni che avvengono su Signal sono protette dalla crittografia end-to-end. Ma soprattutto Signal non raccoglie nessun metadato, rendendo impossibile rivelare alcunché sui propri utenti.
signal app
Una caratteristica di cui ha dato prova, per fare solo un esempio, nel 2016, quando Signal venne citato in giudizio dall’Fbi per ottenere informazioni su uno specifico utente. Anche se avesse voluto collaborare, Signal non avrebbe potuto, perché le sole informazioni che possedeva erano quelle relative alla data di registrazione dell’utente e al suo ultimo utilizzo della app.
[…] Signal è l’unica piattaforma che non raccoglie alcun dato sugli utenti: Telegram ne raccoglie 3, Whatsapp arriva a 9 e Messenger addirittura a 14: questo significa che, usando Signal, non solo nessuno può conoscere il contenuto dei messaggi, ma nemmeno quanti ne sono stati inviati, da chi, da dove o a che ora.
pavel durov prima dei ritocchini (e dei miliardi)
«Telegram e Signal sono applicazioni molto diverse con usi molto differenti», ha spiegato Meredith Whittaker parlando con Wired. «Telegram è un'app di social media che consente a un individuo di comunicare con milioni di persone contemporaneamente e non offre una privacy significativa o la crittografia end-to-end. Signal, invece, è esclusivamente un'app di comunicazione privata e sicura, senza funzionalità di social media. Stiamo quindi parlando di due cose molto diverse».
Proprio per questa sua impenetrabilità, Signal si è scontrata con vari governi, tra cui quello cinese (che ha vietato il servizio nel 2021), britannico e indiano. È innegabile che la privacy offerta da Signal possa avvantaggiare anche i criminali, ma leggere la questione attraverso una sola lente offre una prospettiva distorta e parziale.
app signal
Signal è infatti utilizzato anche da chi sfrutta la privacy per motivi ben più nobili: gli attivisti di Hong Kong, i manifestanti di Black Lives Matter e i dimostranti contro il colpo di stato in Myanmar sono solo alcuni dei gruppi che hanno usato questa app cifrata per comunicare e organizzarsi.
[…] Nel bene e nel male, Signal (che dovrebbe avere circa 70 milioni di utenti, contro il miliardo di Telegram e gli oltre 2,7 miliardi di WhatsApp) è insomma la piattaforma d’elezione per chi vuole mantenere private le conversazioni e i metadati relativi a esse.
LE DIFFERENZE DI PRIVACY TRA LE VARIE APP
Un’altra caratteristica fondante di Signal è inoltre che la società che lo gestisce, la Signal Foundation, è una no-profit: essendo gestita da una società senza scopo di lucro (che si regge economicamente grazie a donazioni), la app creata nel 2014 non ha alcuna ragione di raccogliere dati personali; inoltre, il codice di Signal è open source, cosa che permette a chiunque di verificare l’eventuale presenza di funzionalità occultate.
[…] Signal non solo offre una sicurezza superiore a quella di Telegram, ma è anche gestito in maniera molto più limpida di un’azienda che ha sollevato parecchio scetticismo in seguito ai finanziamenti ricevuti, nel 2021, dal fondo sovrano di Abu Dhabi e (indirettamente) da quello russo. In poche parole, se per qualsiasi ragione si ritiene importante che le proprie conversazioni siano il più sicure possibile, al momento Signal è sicuramente l’opzione migliore. Telegram, per molti versi, è sempre stato sopravvalutato e frainteso.
Pavel Durov signal app 1 SIGNAL VS TELEGRAM Manifestante davanti al tribunale di Parigi per Pavel Durov TELEGRAM APP DI MESSAGGI ISTANTANEI pavel durov 6 TELEGRAM APP DI MESSAGGI ISTANTANEI pavel durov 2 pavel durov e il fratello nikolaj pavel durov PAVEL DUROV A DUBAI Pavel Durov quando era giovane e brutto con la prima moglie Darija Bondarenko