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    “ADESSO SO CHI È MIO AMICO E CHI NON LO È” – IL COMMENTO STIZZITO DI JANNIK SINNER ALLE CRITICHE DEI COLLEGHI SULL’ASSOLUZIONE DAL CASO DOPING – ALEXANDER ZVEREV SI È SCHIERATO DALLA PARTE DELL’AZZURRO (“NON CAMBIERÀ NULLA, RESTEREMO AMICI”), MENTRE ALTRI HANNO “ROSICATO” PER IL “TRATTAMENTO PREFERENZIALE” RICEVUTO DAL NUMERO 1 AL MONDO, COME NICK KYRGIOS E LUCAS POUILLE – CARLOS ALCARAZ E NOVAK DJOKOVIC L’HANNO BUTTATA IN CACIARA, ANCHE SE LO SPAGNOLO HA FATTO INTENDERE CHE...


     
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    ER POMATA - MEME DI EMILIANO CARLI SU JANNIK SINNER ER POMATA - MEME DI EMILIANO CARLI SU JANNIK SINNER

    Estratto da www.lastampa.it

     

    L’altro giorno Jannik Sinner ha detto testualmente: “Adesso so chi è mio amico e chi non lo è”. Si riferiva, il tennista azzurro, alle reazioni sul suo caso, la positività al Clostebol e il relativo processo terminato con la sua assoluzione per mancanza di dolo o di negligenza. Come sappiamo, la responsabilità era dei suo staff fisico-sanitario, con cui ha ufficializzato la chiusura dei rapporti professionali.

     

    jannik sinner sascha zverev jannik sinner sascha zverev

    Ciò premesso, alla vigilia degli US Open, sono stati sollecitati anche i colleghi di lavoro di Sinner […] Per dire: se Alexander Zverev ha chiuso con un “Non cambierà nulla, resteremo amici”, Frances Tiafoe se l’è cavata con un formale “Se gli enti governativi gli hanno dato l’ok a giocare vuol dire che va bene così”. Queste dichiarazioni si aggiungono a quelle di Nick Kyrgios, che aveva reagito alla notizia chiedendo la squalifica, di Lucas Pouille che lamentava differenza di trattamento, un tema simile a quello espresso da Denis Shapovalov, anche se poi ha tenuto a precisare che si stava esprimendo in generale […]

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    ALCARAZ: “SE HANNO DETTO CHE È INNOCENTE, BASTA COSÌ”

    Sabato, però è stato il turno di Carlos Alcaraz e Novak Djokovic. […] Lo spagnolo: “Beh, è  un momento davvero difficile per lui, questo è sicuro. È complicato. Voglio dire, non mentirò, è complicato. Ma cosa posso dire? Voglio dire, in inglese sarà difficile per me spiegarmi, ma ci provo. Beh, credo in uno sport pulito. Quindi non ne so molto. Sono abbastanza sicuro che ci siano molte cose che non sappiamo, sai, all'interno della squadra. Poi hanno detto che è innocente. Quindi questo è tutto quello che so e questo è tutto quello di cui posso parlare”.

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    Se cercavate solidarietà, diciamo che – leggendo tra le righe – non c’è. Diffidenza è la prima reazione, nel leggere e ascoltare le parole di Alcaraz.

     

    DJOKOVIC E IL SINDACATO DEI TENNISTI

    E Djokovic? Eccolo: “Casi come questo sono la vera ragione per cui abbiamo fondato Ptpa (associazione sindacale parallela all’Atp) […] Ci sono molte ragioni, ma non entrerò nei dettagli. Per quanto riguarda il caso di Jannik, come ho detto, questo genere di casi sono la vera ragione per cui abbiamo fondato la Ptpa, che si batte sempre per protocolli equi e chiari per approcci standardizzati a questo genere di casi.

     

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    Capisco che la frustrazione dei giocatori sia dovuta alla mancanza di coerenza. Da quanto ho capito, il suo caso è stato risolto nel momento in cui è stato sostanzialmente annunciato. Credo che siano passati cinque o sei mesi da quando la notizia è stata portata a lui e alla sua squadra. Quindi, sì, ci sono molti problemi nel sistema. Vediamo la mancanza di protocolli standardizzati e chiari. Posso capire i sentimenti di molti giocatori che si chiedono se vengono trattati allo stesso modo. Speriamo che gli organi di governo del nostro sport siano in grado di imparare da questo caso e di avere un approccio migliore per il futuro”.

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    DJOKOVIC: “SERVE UN MODELLO STANDARD DA APLLICARE IN QUESTI CASI”

    Il serbo, tra i più esperti del circuito, ha poi proseguito la propria analisi: “Penso che collettivamente ci debba essere un cambiamento, e penso che sia ovvio. Molti giocatori, senza nominarne nessuno, sono sicuro che sapete già chi sono, hanno avuto casi simili o uguali, praticamente uguali, in cui non hanno avuto lo stesso esito, e ora la domanda è se si tratti di una questione di fondi, se un giocatore può permettersi di pagare una cifra significativa per uno studio legale che rappresenterebbe il suo caso in modo più efficiente. Non lo so.

     

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    È un caso o no? È qualcosa che credo dovremmo indagare per esaminare il sistema e capire come gestire questi casi standardizzando tutto in modo che ogni giocatore, indipendentemente dalla sua classifica, stato o profilo, possa ricevere lo stesso tipo di trattamento. Quindi, sì, direi che questa è probabilmente la mia opinione e osservazione complessiva su tutto questo caso, su ciò che abbiamo letto, osservato e di cui abbiamo parlato negli ultimi giorni”.

     

    Come si evince, o intuisce, o si capisce, Djokovic l’ha presa più alla larga, politicamente. Ma si è espresso parlando a nome anche di altri, sebbene abbia posto un problema oggettivo, e cioè sul come funzioni l’Itia.[…]

     

     

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